di Alfonso Maffettone
ROMA, 30 MAG, (Italia Estera) - Alitalia ha chiuso oggi con una perdita del 3,4% alla Borsa di Milano. Il titolo della compagnia di bandiera ha subito un ennesimo tonfo. A spingerlo sempre più giù è stata la notizia ufficializzata ieri sera a bocce ferme del ritiro dalla gara di privatizzazione di Alitalia del consorzio americano Texas Pacific Group - Matin Peterson appoggiato dall’italiana Mediobanca. Restano così in lizza solo due concorrenti, la cordata tutta italiana di AirOne di Carlo Toto con IntesaSanpaolo e quella italorussa di Aeroflot con il sostegno del gruppo Unicredit.
Aeroflot è apparsa euforica per la notizia. “Siamo rimasti in due, ora abbiamo più chance, 50% contro 50%, fifty fifty” ha dichiarato ad Apcom Irina Dannenberg, portavoce del vettore russo.
Il forfait degli americani, il secondo sul mercato italiano dopo quello in aprile di AT&T nella vicenda Telecom, e’ stata un'altra doccia fredda per Alitalia. Ma il personale di cabina sembra averla avvertita poco o niente. I dipendenti Alitalia anche oggi hanno continuato l’ agitazione facendo cancellare a Fiumicino 18 voli, 11 tra arrivi e 7 fra partenze. Secondo le agenzie di stampa, il clima sindacale è migliorato perchè le cancellazioni sono state in forma ridotta rispetto ai giorni scorsi e da ieri sono in corso trattative fra azienda e sindacati di categoria. Se questa può essere una consolazione!.
La situazione di Alitalia è fallimentare. L’azienda ha avuto perdite per 626 milioni di euro nel 2006, l’anno che doveva essere del risanamento secondo l’allora amministratore delegato Giancarlo Cimoli ed ha subito un aggravio di 458 milioni di euro rispetto al 2005, un passivo che cumulato al rosso del primo trimestre del 2007 fa diventare le perdite superiori ad un terzo del capitale. Quindi sorge la necessità di una ricapitalizzazione della società.
La prima conseguenza è la fuga di Tpg- Matin Peterson, un consorzio specializzato in ristrutturazioni nel settore del trasporto aereo in difficoltà. Il fondo Usa preferisce all’ Alitalia altre imprese nei cieli europei: si è alleata con British Airways ed altri tre fondi spagnoli per un’offerta in cordata alla compagnia Iberia. Il motivo della rinuncia, secondo l’autorevole giornale americano Wall Street Journal è dovuto alla complessità ed alla cripticità delle regole della gara. In parole semplici la mancanza di chiarezza alla quale ha contributo ancora una volta, il ministro Alessandro Bianchi. Il titolare del dicastero dei trasporti oggi ha messo in dubbio la quota di cessione che nei giorni scorsi, secondo quanto era stato detto, sarebbe passata dall’iniziale 39,9% al 49%. “La cessione dell’ultimo 10% di Alitalia in possesso del Ministero dell’Economia non è ancora definitiva. A decidere, alla fine, sarà il premier Romano Prodi”, ha detto Bianchi.
Sulla cessione il ministro ha sostenuto che, “ è tutto aperto. La scelta farà parte di una discussione collegiale perché non è solo una mia idea ma è stata espressa da più parti. Credo che alla fine bisognerà prendere una decisione alla quale sarà presente anche Prodi”, ha aggiunto Bianchi.
Tpg non ha specificato quali elementi della procedura di vendita di Alitalia ha reso impossibile il prosieguo della gara ma si sa che sulla rinuncia ha influito uno dei requisiti del bando, quello relativo alla nazionalità italiana. Una caratteristica espressamente richiesta dai termini dell’asta che impone all’acquirente di mantenere per almeno otto anni l’identità nazionale e determinati livelli occupazionali.
Questo ostacolo ha fatto si che la gara per la privatizzazione di Alitalia perdesse uno dei concorrenti più qualificati. Il consorzio americano con la sua esperienza ha salvato numerose compagnie dal fallimento. Comunque il Ministro Bianchi ha detto di non preoccuparsi più di tanto. “Il ritiro di Tpg è legato ad un percorso fisiologico del bando: uno va avanti, poi ad un certo punto pensa che non ci siano più le condizioni e se ne va” . Secondo il Ministro il problema è un altro. “L’unico limite è che non dovessimo avere da nessuno dei due concorrenti rimasti in gara un buon piano industriale. A noi basterebbe uno soltanto”, ha detto Bianchi.