Fondato nel 2000 Direttore Responsabile Giuseppe Maria Pisani                  
HomeArgomentiArchivioNewsletter gratuitaChi siamoI nostri serviziContattiSegnala il sito
 
Cerca nel sito
»www.ItaliaEstera.tv
»Paolo Gentiloni é il Ministro degli Esteri italiano
»Emigrazione: Note storiche per non dimenticare - Quanti sono gli italiani all'estero?
»Direzione Generale per gli Italiani all'Estero
»Rappresentanze Diplomatiche - in aggiornamento
»AIRE Anagrafe degli Italiani all'Estero
»Servizi Consolari per gli italiani all'estero
»Autocertificazione
»Patronati italiani all'estero
»Cittadinanza Italiana all'Estero
»Il voto degli italiani all’estero
»COMITES
»CGIE Consiglio Generale degli Italiani all'Estero
»Assessorati Regionali con Delega all'Emigrazione e all'Immigrazione
»IL PASSAPORTO ELETTRONICO
»Viaggi Usa, comunicare i dati in anticipo - Registrazione anche da turisti italiani
»STAMPA ITALIANA ALL'ESTERO: quanta, dove, quanti fondi, chi li prende
»LA CONVENZIONE ITALIA-STATI UNITI PER EVITARE LE DOPPIE IMPOSIZIONI FISCALI
»La convenzione Italia-Canada per evitare le doppie imposizioni fiscali
»Ascolta la radio di New York: ICN
RomaneapoliS
www.romaneapolis.tv


Il voto degli Italiani all'Estero

Elezioni Politiche 2008

Elezioni Politiche 2006


Infocity
Messaggero di sant'Antonio
Italiani d'Argentina
  
04 nov 2008GLI SPECIALI DI ITALIA ESTERA: I 90 ANNI DELLA GRANDE GUERRA / di Gerardo Severino

UN COMMOSSO RICORDO DEGLI EBREI ITALIANI

di Gerardo SEVERINO

ROMA, 4 NOV. (Italia Estera) - Viene oggi celebrato, in tutta Italia, il 90° anniversario della fine della 1^ Guerra Mondiale: la “Grande Guerra”, così come fu ribattezzata nel ’19, poiché aveva consentito di completare quel processo di unificazione nazionale, iniziato nel Risorgimento. In realtà, il conflitto mondiale, di “Grande” ebbe veramente poco, a fronte dello spaventoso bilancio conclusivo: ben 650 mila morti ed un milione fra mutilati e feriti. La 1^ Guerra Mondiale fu, essenzialmente, una guerra di trincea, una guerra logorante che fece stragi di uomini, procurò sofferenze inimmaginabili sia ai soldati che alle popolazioni civili e mise in ginocchio la già precaria situazione economica della Penisola. A partire dagli anni ‘20, l’anniversario della fine della “Grande Guerra” fu ribattezzato, dal regime fascista, come “Anniversario della Vittoria”, mentre oggi, molto più sapientemente, l’evento viene ricordato con il titolo di “Festa dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate italiane”. Con la cerimonia del 4 novembre, viene reso, quindi, un doveroso tributo non già alla “Vittoria” sugli austro-ungarici, che pure si verificò, bensì ai tanti nostri soldati caduti, dal sacrificio dei quali – non ci stancheremo mai di ricordarlo – sorge un monito imperituro in difesa della Pace. Come scrisse il Premio Nobel per la letteratura, il tedesco Heinrich Böell: “Ogni vittima ha il volto di Abele”, volendo giustamente ricordarci che i caduti meritano, tutti, eguale rispetto, anche se appartenenti ad eserciti sconfitti. Nel nostro Paese, la “Grande Guerra” fu considerata guerra di popolo: una guerra, cioè, che vide la partecipazione in massa di migliaia e migliaia di soldati, gran parte dei quali giovani volontari, molti giunti appositamente dalle numerose colonie d’emigranti sparse in tutto il mondo. Fra di essi, numerosi furono anche gli appartenenti alla religione ebraica, i quali, così come avevano fatto i loro padri durante il Risorgimento, lasciarono le loro famiglie, il loro lavoro e, spesso, anche la tranquillità di Paesi neutrali, pur di apportare il proprio contributo alla nobile causa dell’unità nazionale. Di essi si sa ben poco, fatta eccezione per le biografie di “alti ufficiali” riportate da Alberto Rovighi nel celebre libro “I Militari di origine ebraica nel primo secolo di vita dello Stato Italiano”. I cittadini italiani di religione ebraica militarono in tutte le formazioni di guerra: dal Regio Esercito alla Regia Marina, dall’Arma dei Carabinieri Reali alla Regia Guardia di Finanza, meritando un infinità di Medaglie al Valor Militare, ma lasciando pure sul campo il fior fiore di quella sfortunata gioventù. Volendo ricordare il 90° anniversario della “Grande Guerra” e soprattutto il generoso contributo offerto, in quell’occasione, dai tantissimi ebrei italiani, abbiamo ritenuto opportuno raccontare le gesta ed il sacrificio di uno di loro: un giovane ufficiale della Guardia di Finanza, morto nel 1918 in Albania, per le gravi ferite riportate in battaglia. Saulle Angelini, questo è il nome della gloriosa Fiamma Gialla di religione ebraica, era nato in una modesta casina di Piazza Aurelio Saliceti, a Mosciano S. Angelo (Teramo), il 17 febbraio 1894, figlio di Settimio, un abile sarto, e di Eleonora Oronzi, casalinga. Nell’ottobre del 1914, dopo aver conseguito la Licenza Liceale, il giovane Saulle superò il concorso d’ammissione alla Scuola Allievi Ufficiali della Regia Guardia di Finanza, allora funzionante in Caserta. Promosso Sotto Tenente il 27 marzo 1916, l’ufficiale fu immediatamente mobilitato e, quindi, destinato al glorioso V Battaglione Finanzieri, che combatteva in Val d’Astico. Il successivo 7 agosto 1916, l’Angelini fu, invece, trasferito al XVI Battaglione mobiliato, allora operante in Albania, destinato al comando di un Plotone della 14^ Compagnia, attivissima in prima linea. Nei due anni di comando della piccola unità, il giovane Saulle si distinse, per valore e coraggio, in molti scontri e battaglie, meritando, per questo, anche la promozione al grado superiore. Si trattava, molto spesso, di azioni condotte in condizioni estreme, in ambienti disagiatissimi e malsani, al punto che, agli inizi di giugno del 1918, l’ufficiale s’ammalò gravemente di malaria. Ma l’indomito coraggio dell’ufficiale ebreo non si fermò dinanzi alle personali sofferenze umane. Pur di non abbandonare i suoi finanzieri, Saulle decise di non mancare ad un’importante offensiva: quella prevista per il 31 luglio 1918, sulle alture del Gorian, per sgomberare un villaggio occupato dal nemico. Come ricordò il Capitano Lomonaco, suo comandante di Compagnia, in un rapporto informativo dell’11 gennaio 1919: “… per quanto consigliato dal medico di riposarsi per qualche giorno, volle, febbricitante, ritornare al suo plotone che stava per impegnarsi in un’altra azione bellica. E fu nell’esecuzione magistrale di essa che il Tenente Angelini trovò morte gloriosa: fulgido esempio di alto sentimento del dovere e di sacrificio”. Colpito dalle schegge di una granata avversaria, il giovane Saulle fu trasportato d’urgenza presso l’ospedale militare di Berat, ove spirò di lì a poco. Alla sua memoria fu concessa, con Regio decreto del 1° settembre 1924, firmato da quello stesso Vittorio Emanuele III che nel ’38 sottoscrisse anche le leggi razziali, la Medaglia d’Argento al Valor Militare, con la seguente toccante motivazione: “Benché a riposo per precedente malattia, volle prendere parte all’azione ed avuto l’ordine di spazzare col suo plotone un villaggio da numerose pattuglie nemiche infiltratevisi e che con nutrito fuoco recavano gran molestia al battaglione, non curante del pericolo, alla testa dei suoi uomini che animava con la parola e con l’esempio, vi penetrava risolutamente, riuscendo con la sua audacia nell’intento. Mentre stava per raggiungere il margine opposto, veniva colpito in pieno da una bomba nemica e moriva poco dopo al posto di medicazione, lieto del dovere compiuto”. La Guardia di Finanza, orgogliosa di annoverarlo fra i suoi eroi, ne ha perpetuato il ricordo, intitolandogli la caserma sede del Comando Provinciale di Pescara, oltre ad un Guardacoste d’altura della classe “Meattini”, che orgogliosamente riporta il nome: “G. 93 Angelini”.

Gerardo Severino/Italia Estera





 
Opzioni


Stampa  Stampa

Invia ad un Amico  Invia ad un Amico


Copyright © Italia Estera 2001- 2014. Tutti i diritti riservati