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09 mag 2008Basilio Giordano: “Il mio impegno per gli italiani all'estero”

di Antonella Parmentola /Il Cittadino Canadese
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Basilio Giordano ha varcato per la prima volta la soglia di Palazzo Madama lo scorso 28 Aprile, dando così inizio alla sua nuova avventura di Senatore della Repubblica. Per il neo eletto il 28 aprile ha quasi il sapore del primo giorno di scuola. Giordano è uno dei primi ad arrivare sul “posto di lavoro”, curioso di sbrigare le immancabili formalità burocratiche dell’accoglienza: immortalato nella foto ufficiale, conclusa la registrazione e ricevuto il kit di parlamentare, il neo eletto si aggira un può spaesato per i corridoi del Palazzo. Ed è qui che prende realmente coscienza di non essere più un semplice cittadino, ma un rappresentante del popolo italiano. I lavori al Senato cominciano il 29 aprile: apertura della seduta, in mattinata, con all’ordine del giorno la costituzione della Giunta provvisoria per le elezioni, dell’Ufficio di Presidenza provvisorio e l’elezione del Presidente. A presiedere la seduta Giulio Andreotti. Renato Schifani viene eletto Presidente dell’Assemblea.  Il nome di Basilio Giordano risuona per la prima volta in Aula e il suo voto ha un peso, un significato preciso. Lo scorso 5 e 6 maggio, poi, nuova convocazione per eleggere i Vice Presidenti, i Segretari ed i Questori. Parallelamente, si definisce la formazione dei nuovi gruppi parlamentari con tanto di elezione di Presidenti e Vice. Il prossimo sarà l’appuntamento più importante: la fiducia al governo Berlusconi. Per Basilio Giordano l’avventura è appena cominciata: il Senatore è già al servizio dei suoi elettori e dell’Italia.
* * * 
 
ROMA, 9 MAG. (Italia Estera) - A Roma è una splendida giornata di sole ed, ormai, procedono di gran lena i lavori parlamentari che porteranno alla definizione del nuovo governo. Incontriamo in una pausa il Senatore Basilio Giordano: con lui ripercorriamo il cammino che lo ha portato dal bianco Canada ai fastosi ambienti di Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica Italiana.
 
Caro Caro Direttore, o forse dovrei dire caro Senatore.... nell’ultima intervista, ci eravamo lasciati con un desiderio, ricorda? Le avevo chiesto se ci fosse qualcosa che avrebbe potuto spingerla a tornare in Italia. E lei mi aveva risposto “Forse se diventassi un parlamentare italiano...”, frase che oggi sembra una profezia. Ci dice brevemente come è andata?         
 
“A ripensarci, davvero, suona come una profezia che si è avverata. Sono ancora sotto choc ed emozionato per tutto quello che è accaduto. E il caso, confesso, ha giocato un ruolo importante. Due mesi fa, alcuni amici della stampa italiana all’estero mi hanno sollecitato a prendere in considerazione l’idea di scendere in campo. Lo stesso hanno fatto alcuni rappresentanti politici, sia di Alleanza Nazionale sia di Forza Italia. Poi ho incontrato, a Roma, Barbara Contini responsabile per l’estero di FI e da lei ho avuto l’ok per andare avanti. Così è stato. In poco meno di quattro settimane ho visitato le città che avevano una forte rappresentanza elettorale italiana: Toronto, Chicago, Philadelphia, New York. Sono stato affiancato da una squadra di volontari eccellente e, devo ripetere, il mio più grande grazie va soprattutto alle città di Montréal e Toronto, senza le quali non ce l’avrei mai fatta”. 
 
Entrando per la prima volta a Palazzo Madama come Senatore, quali sono stati i suoi pensieri, le sue sensazioni?
 
          “È una grandissima emozione trovarsi in un luogo storico come Palazzo Madama ed avere accanto personalità del calibro di Andreotti, Cossiga, Ciampi, uomini che hanno scritto pagine fondamentali della storia italiana. È veramente un piacere enorme e, quando realizzo quanto mi è accaduto, sono commosso per questa possibilità che mi hanno dato i miei connazionali. Allo stesso tempo, però, mi rendo conto di essere una matricola: noi nuovi arrivati abbiamo bisogno di tutto, chiediamo aiuto ai commessi anche per orientarci in questo enorme edificio. E poi ci sono i colleghi che sono sempre disponibili a darci informazioni. Qualcuno, per la verità, guarda noi senatori eletti all’estero come dei marziani, per questo l’impegno sarà ancora maggiore”.
 
Le modalità di voto all’estero sono diverse da quelle utilizzate per l’Italia. Nelle diverse ripartizioni, infatti, oltre che a votare la lista bisognava scrivere il nome del candidato. Migliaia di elettori hanno indicato il suo. Questo è sicuramente un grande onore, ma allo stesso tempo una grande responsabilità.         
 
“Questo è verissimo. Come spesso ho ripetuto in campagna elettorale, il partito è sicuramente un riferimento importante, ma la persona vale di più. Migliaia di italiani si sono affidati a me e mi hanno votato. Anzi, so per certo che moltissimi hanno utilizzato la modalità del voto disgiunto: cioè alla Camera hanno votato per il centrosinistra ed al Senato hanno votato per me, perché sono miei amici. La stessa esperienza si è verificata per i miei colleghi Nicola Di Girolamo (Europa) e Stefano Caselli (Sud America). Quindi, di fatto, sentiamo una responsabilità più grande, perché hanno votato noi e non altri”.
 
La ripartizione in cui è stato eletto, Nord e Centro America, è molto estesa e presenta problematiche e richieste differenti. Come riuscirà a dare voce a tutti?
 
“Si, è un territorio immenso, che va dall’Alaska al Panama. Due volte e mezzo l’Europa, per capirci. Ed è un territorio molto variegato anche perché le esigenze sono diverse. Negli Stati Uniti e in Canada il livello di integrazione delle comunità italiane è ottimo. Andando verso il centro, invece, la situazione cambia: gli italiani in Panama, Costa Rica, Santo Domingo, pur non essendo numerosissimi, hanno bisogno di essere ascoltati e le loro aspettative sono alte. Per questo il mio impegno sarà di essere presente sul territorio, anche grazie all’apporto che le nuove tecnologie possono darci. Spero, inoltre, che ci siano le risorse necessarie per consentirmi tutto questo”.
 
Italiani all’estero: quali sono le priorità su cui intervenire?
 
“Innanzitutto riaprire i termini della cittadinanza. Ci sono molte persone, infatti, che quando sono diventate cittadine americane o canadesi, hanno perso la cittadinanza italiana perché, all’epoca, l’Italia non ammetteva la doppia cittadinanza. Così è possibile trovare famiglie in cui alcuni membri sono italiani, altri no. Bisogna ristabilire l’ordine. Sarà necessario, poi, dare un forte impulso alla cultura e alla lingua italiana, perché non vada persa. Rafforzare e potenziare l’informazione, in particolar modo, Rai Italia.
Non si pensa, infatti, che ci sono 60 milioni di italiani che vivono fuori dall’Italia e che dell’Italia sono i migliori ambasciatori. Ma è fondamentale che non siano visti come dei fantasmi, bisogna parlare di loro sulla stampa, dare le informazioni giuste, non cadere nel folklore. È indispensabile spianare la strada ai flussi turistici e commerciali. Il turismo è il petrolio dell’Italia, una risorsa immensa. Stesso dicasi per il Made in Italy. E considerando che il Nord America è ancora il baricentro dell’economia mondiale, il mio impegno sarà di stimolare il governo a snellire le pratiche burocratiche per
consentire, appunto, investimenti e scambi commerciali con e dall’Italia. Infine, appena sarà sciolto il nodo Alitalia, sarà importante reinserire Montréal tra le rotte principali, perché migliaia di italiani devono poter rientrare facilmente in patria”.
 
La sua vita, di sicuro, dal 13 aprile scorso è cambiata. Come si dividerà tra Canada e Italia?
 
“Questo rientra negli oneri di cui dicevamo prima. Quando ci sarà bisogno di essere presente, sarò in Italia, perché bisognerà lavorare, c’è un mandato che bisogna onorare. Quando sarò libero, tornerò in Canada, a trovare la mia gente. Sarà una vita pienissima e durissima, per certi aspetti, ma il piacere e l’onore di fare mi fa superare qualsiasi problema. Sono entusiasta e fiducioso, non posso deludere i miei elettori”.
 
La sua famiglia come ha reagito a questo gradevole sconvolgimento?
“L’apporto della mia famiglia è stato fondamentale. I miei figli sono contenti e fieri di avere un papà che siede nei banchi del Senato italiano. Nina, mia moglie, è il mio punto di forza e di riferimento immancabile. Nulla di tutto questo sarebbe stato possibile senza di lei. Pian piano anche loro si abitueranno ai cambiamenti che questo incarico porterà. Ma l’entusiasmo è grande”.
 
Ci confida un sogno nel cassetto? Sa, queste interviste portano bene…
 
“Beh, al di là degli scherzi… Oggi il mio sogno nel cassetto è affrontare, con umiltà e pazienza, le sfide che questo impegno mi presenterà. Dovrò imparare, giorno per giorno, a svolgere questo lavoro e sarà indispensabile imparare a farlo nel migliore dei modi. Grazie a tutti voi e... al lavoro!”.
 
 Antonella Parmentola-Il Cittadino Canadese/Italia Estera 
 
 
 



 
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