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08 giu 2007CASO DE GREGORIO: Perquisite le abitazioni ed i posti di lavoro dei giornalisti Bianconi e d'Errico per aver pubblicato la notizia che il senatore Sergio De Gregorio é indagato a Napoli per riciclaggio

MILANO, 8 GIU (Italia Estera) -  Ieri notte la Guardia di Finanza ha compiuto perquisizioni nelle abitazioni e nei posti di lavoro di due giornalisti del Corriere della Sera, Giovanni Bianconi, a Roma, e Enzo d'Errico, a Napoli e Milano su mandato della Direzione distrettuale Antimafia del capoluogo partenopeo. Lo si è appreso dal Comitato di redazione del quotidiano milanese, che ha inviato un comunicato-informativa ai colleghi. Secondo l'organismo sindacale dei giornalisti, "unica responsabilità dei colleghi è di avere svolto al meglio e rigorosamente il proprio dovere, fornendo ai lettori informazioni documentate su un senatore della Repubblica, Sergio De Gregorio (nella foto), indagato a Napoli per riciclaggio con l'aggravante di avere agevolato un'associazione mafiosa" (vedi servizio Italia Estera).
 
Il Comitato di Redazione ha manifestato con tutti i colleghi "fortissima preoccupazione e motivato stupore, oltre a seri dubbi sulla legittimità di quanto avvenuto", in particolare perché nel caso di d'Errico "sono stati sequestrati e portati via sia il computer personale che quello della redazione, insieme a tutte le rubriche telefoniche". Il Cdr ha preso contatto con i legali del Corriere "per essere partecipe di tutte le verifiche sul caso" ed ha espresso "la piena solidarietà ai due colleghi".
 
"Tutto l'intervento ha assunto i caratteri di un chiaro abuso e di un'intimidazione nei confronti di giornalisti che avevano solo informato su una notizia relativa a un senatore della Repubblica": è quanto si legge in una nota della direzione del Corriere della Sera che esprime "forte protesta per le modalità sconcertanti con cui si è svolta l'ingiustificata perquisizione delle sedi di Roma e Milano e delle abitazioni di due giornalisti ordinata dalla Direzione Investigativa Antimafia di Napoli, titolare dell'inchiesta La Direzione del Corriere della sera esprime tutta la sua solidarietà ai colleghi D'Errico e Bianconi e conferma il suo impegno totale nel lavoro di raccolta e pubblicazione delle notizie, compito essenziale della stampa libera".
 
Il Presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania Ermanno Corsi "esprime il suo sdegno per le perquisizioni subite dai due colleghi nelle loro abitazioni e nelle loro redazioni e al collega Enzo d’Errico iscritto all’Ordine della Campania, la sua più viva solidarietà"
 
L'Associazione Lombarda dei Giornalisti esprime "solidarietà ai colleghi del Corriere della Sera, Giovanni Bianconi ed Enzo d'Errico, colpiti da un ordine di perquisizione condotto nelle loro abitazioni e in redazione" ad opera della Guardia di Finanza su mandato della Direzione distrettuale antimafia di Napoli. "I due colleghi - si legge nella nota - sono 'colpevoli' unicamente di aver svolto il proprio lavoro di cronisti seguendo scrupolosamente le regole della deontologia, informando in modo ineccepibile sull'indagine giudiziaria che riguarda il senatore Sergio De Gregorio, indagato per riciclaggio e con l' aggravante di aver favorito l'associazione mafiosa".
"Il presidente dell' Alg, Giovanni Negri - conclude la nota - condannando il gesto di intimidazione che lede l'autonomia della professione e mina la libertà di informazione, ricorda che la libertà di stampa è tutelata dalla legge e dalla Corte di Strasburgo che impedisce le perquisizioni negli uffici dei giornalisti e dei loro avvocati".
 
Il presidente nazionale dell'Ordine, Lorenzo Del Boca a proposito delle perquisizioni ai due colleghi del Corriere della Sera, ritenuti responsabili di aver diffuso notizie su un senatore indagato, rivolge un invito alla categoria dei giornalisti che ha "il dovere di non accettare intimidazioni, reagire compattamente e rivendicare il ruolo al quale il pubblico ci impegna che è precisamente quello di informare e testimoniare"
"Tempi duri - afferma Del Boca - per l'informazione. Le perquisizioni e i sequestri realizzati nelle case dei colleghi del Corriere della Sera rivelano esplicitamente che il piano dei potenti consiste nell'operare in modo che i giornalisti vengano ridotti al ruolo di portavoce e portaborse. Le malefatte non importa quanto gravi debbono rimanere assolutamente segrete e i reati un fatto privato fra giudice e imputato da discutere nel segreto di un'aula giudiziaria". "Dunque - aggiunge il presidente dell'Ordine - le notizie non servono, sembrano dannose e perciò da censurare all'origine.
La solidarietà ai colleghi del Corriere è doverosa, ma la categoria ha anche il dovere di non accettare intimidazioni, reagire compattamente, rivendicare il ruolo al quale il pubblico ci impegna che è precisamente quello di informare e testimoniare. Altrimenti l'accerchiamento dei poteri forti si farà ancor più soffocante fino a strangolarci. Il fatto che il reating internazionale sulla libertà di stampa ci pongano l'Italia a livelli della Mongolia non può essere una soddisfazione: perché stiamo facendo peggio dei Mongoli".(Italia Estera) -



 
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