- Roma - Organizzare una rinnovata stagione di solidarietà che riesca a realizzarsi non solo per coerenze parziali ma per una sua coerenza globale, tendenzialmente universale, e senza esclusioni, integrando ogni essere umano, in qualsiasi parte del mondo. Se dovessimo sintetizzare in poche righe il senso della nostra iniziativa sociale, sindacale e di tutela, nel tempo in cui viviamo, indicheremmo così il nostro proposito di superare positivamente e in avanti i limiti del solidarismo che abbiamo cercato di praticare anche come organizzazione di lavoratori nel secolo passato. Non più e non soltanto solidarietà all’interno e tra i membri di una famiglia, di un clan, di un sindacato di una classe sociale, di una nazione. Difatti quel vecchio solidarismo è finito spesso con il coincidere con una sorta di “egoismo allargato” ben mascherata. Queste le brevi riflessioni che ci è capitato di fare in occasione di un piccolo avvenimento “domestico” ma non solo “di casa Inas”, andando oltre l’occasione episodica pur importante e significativa dell’avvenimento. Ci riferiamo alla festa con cui il nostro patronato ha ricordato i dieci anni di ottima e fruttuosa collaborazione con la Legb, il sindacato lussemburghese con il quale l’Inas opera a sostegno ed assistenza dei lavoratori e dei connazionali residenti in quel piccolo paese, che è però nel cuore fondatore dell’Unione Europea.
Capacità di superare limiti e barriere ma non in un generico sogno astratto in cui ognuno si scioglie in un tutto indistinto e omogeneizzato. Non utopie irraggiungibili e solo apparentemente generose. Ma reticolo sempre più fitto e organizzato di strutture e di capacità di reciproco servizio. Questo il tracciato che vogliamo seguire, anche come patronato della Cisl. E anche nel particolare settore della tutela degli italiani all’estero: un parziale ma preciso esempio di ciò che intendiamo quando parliamo di “Nuovo Inas”e, più in generale di una nuova fase dell’antico “internazionalismo sindacale” rigenerato agli attuali tempi della globalizzazione, delle nuove migrazioni, della ricostruzione di un diritto di cittadinanza aperto all’integrazione di ogni lavoratore, uomo o donna di buona volontà, a prescindere da razze, religioni, nazionalità e culture. Ecco la cornice nella quale è lecito e giusto inorgoglirci e perfino vantarci dei nostri successi che ci fanno essere, come Inas, il primo patronato non solo in Lussemburgo e in tutto il Benelux ma in tanti altri paesi di emigrazione. Ed ecco anche il senso dei dettagli organizzativi e gestionali di un attività che conferma l’Inas nel suo ruolo di assistenza ai lavoratori italiani all’estero. Anzitutto la tradizionale attività di natura previdenziale, ma anche quello che rivolgiamo in direzione della crescente richiesta di maggiore assistenza nei confronti delle istituzioni locali che erogano sia le prestazioni internazionali, che quelle “autonome” locali. Vi sono, inoltre, numerosi assistiti che si recano negli uffici del patronato Cisl, quando, in particolare, bisogna compilare le dichiarazioni reddituali ai fin delle prestazioni assistenziali italiane, connesse con le pensioni in pagamento (integrazione al minimo, ecc); un’attività (sia detto tra parentesi) che non viene retribuita. Oltre a quelle previdenziali, l’Inas all’estero assiste i connazionali in molteplici richieste di natura sociale e, quindi, non previdenziale. L’assistenza agli anziani, ad esempio, diventa tutti i giorni più importante, in particolare nei paesi dove vigono normative che prevedono l’assistenza diretta da parte dei comuni e autorità locali, l’Inas, inoltre, opera strettamente in contatto e collaborazione con i Consolati e le Ambasciate d’Italia e in diversi Stati dove è stata garantita agli operatori del patronato Cisl, la possibilità di essere agenti o corrispondenti consolari, come noi casi della Gran Bretagna e del Canada. Solidarismo minuto se si vuole. Piccolo cabotaggio di ogni giorno. Piccoli mattoni di quel nuovo solidarismo universale che è la cifra dell’avventura umana nel XXI secolo.