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Il voto degli Italiani all'Estero

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09 mar 2007Selva un po’ confuso: Viva la legge, anzi no - di Gian Luigi Ferretti

Non può essere la stessa persona che ha scritto questa prefazione entusiasta di un libro sul voto degli Italiani all'estero
 
di Gian Luigi Ferretti
 
ROMA, 9 MAR (Italia Estera) - In questi giorni vengono attribuite al senatore di Alleanza Nazionale Gustavo Selva strane dichiarazioni sul voto degli italiani all’estero (Vedi Servizio di Italia Estera). Si fatica a credere che un attento osservatore come lui possa affermare con tanta sicurezza che la  circoscrizione estero è “sconosciuta a qualsiasi altra legge fondamentale ed elettorale di paesi europei”.
Certamente sa che i francesi all’estero eleggono 12 senatori e che in Portogallo la legge elettorale per l’Assemblea suddivide il territorio nazionale in circoscrizioni elettorali alle quali attribuisce 226 deputati ed istituisce due circoscrizioni per i residenti all’estero: una per l’Europa ed una per il resto del mondo e che in ognuna di queste vengono eletti due deputati.
Nè può il senatore Selva definire rozzamente i parlamentari eletti all’estero “persone che spesso non parlano nemmeno l’italiano”. A chi si riferirebbe? Nomi e cognomi per favore. Io posso fare nome e cognome di decine di deputati e senatori eletti in Italia che parlano un italiano approssimativo, fra espressioni dialettali e scivolate sui congiuntivi.
Le “Iene” ci hanno fatto conoscere non pochi parlamentari che non sanno chi sia il Presidente della Repubblica o il Papa, che credono la Costituzione sia stata promulgata da Napoleone e amenità del genere. Oppure quale errore sarebbe l’aver concesso la cittadinanza italiana a chi ne aveva tutti i diritti derivanti dallo jus sanguinis? Non si ridurrà tutto alla delusione per i risultati? Se così, potremo togliere il voto, ad esempio. alle donne la prima volta che non ci garberà come lo esprimono.

Gian Luigi Ferretti/Italia Estera

da “Il voto degli Italiani all’estero”- prefazione scritta dal Senatore  Gustavo Selva nel 1999
'Se non fosse stato per Mirko Tremaglia, la legge di riforma costituzionale 3 degli italiani all’estero non sarebbe arrivata in porto. Ci sono voluti il personale impegno, la sua costanza, direi la sua caparbietà per pilotare il provvedimento attraverso i mille ostacoli che, una legislatura dopo l’altra, ne insidiavano il cammino.Per la Destra è stata un’iniziativa storica che risale esattamente a  44 anni fa, per Tremaglia la battaglia di una vita.  La prima proposta di legge sul voto degli italiani all’estero (Sen. Lando Ferretti-Msi) risale, infatti, alla seconda legislatura.  Per la precisione venne presentata il 22 ottobre 1955 e successivamente sempre rinnovata.

Tremaglia l’ereditò e la fece propria nel 1972 quando fu eletto per la prima volta alla Camera, quattro anni dopo aver fondato il “Comitato tricolore per gli italiani nel mondo” di cui da allora è stato, ininterrottamente, l’animatore.Un lavoro appassionato, quello di Mirko Tremaglia, senza cedimenti anche nelle fasi più difficili, quando sembrava che l’iter del provvedimento fosse definitivamente compromesso.Tremaglia ha realizzato un capolavoro di “diplomazia parlamentare” assicurandosi  il consenso di forze politiche assai diverse fra loro e perfino contrapposte, alle quali dò atto con piacere di aver riconosciuto ai nostri connazionali, disseminati ai quattro angoli del mondo, un diritto troppo a lungo negato. È stato un esempio di quello che si può fare quando una causa è giusta.Detto questo, e dato a Cesare quel che è di Cesare,  cioè a Tremaglia quel  che è di Tremaglia, va aggiunto che il merito del successo va anche al sostegno convinto al provvedimento di tutto il partito - il Msi prima e Alleanza Nazionale poi -  con la mobilitazione dei suoi uomini nei due rami del Parlamento.Alleanza Nazionale è dunque lieta del successo e condivide la legittima soddisfazione di Mirko Tremaglia. Per questo il Gruppo parlamentare ha voluto raccogliere in volume commenti, testimonianze e documenti, in modo che tutti i più giovani, sappiano quanto è stato lungo e faticoso il cammino cominciato nel lontano 1955'.

Gustavo Selva
 
 
 



 
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