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16 feb 2007GIANNI PITTELLA SUL DISCORSO DEL PRESIDENTE GIORGIO NAPOLITANO A STRASBURGO

STRASBURGO, 16 FEB. (Italia Estera) - Gianni Pittella, presidente della delegazione Italiana nel Gruppo PSE al Parlamento europeo ci ha inviato un suo commento sul discorso solenne tenuto dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a Strasburgo.
Pittella coglie  l'occasione per informare anche  dell'iniziativa che i Democratici di Sinistra e il Partito del Socialismo Europeo promuoveranno, giovedì 1 marzo a Roma, sulle prospettive dell'Unione Europea, in occasione del 50° anniversario della firma dei Trattati di Roma.
Giorgio Napolitano è stato deputato europeo per due mandati, ha presieduto la  commissione affari costituzionali, ha dato un impulso notevole al progetto di costituzionalizzazione dell'UE, ha rappresentato per tutti la personalità pubblica che più autorevolmente e coerentemente si è battuta per l'Europa politica, è stato ed è un esempio di stile, di correttezza, di rispetto per amici e avversari.
Per  questo, e per la stagione delicata e nevralgica che sta vivendo il processo di integrazione, la sua presenza e il suo discorso al Parlamento Europeo erano molto attesi. E il suo messaggio forte e intenso, ha ripagato pienamente le aspettative.
Dico di più: ha creato il pathos giusto per fare del cinquantesimo anniversario della  firma dei Trattati di Roma un momento di rilancio vero della integrazione europea, sottraendo l'evento storico alla stanca e vuota retorica pur ridondante in queste settimane.
Spinte nazionalistiche, pulsioni localistiche, egoismi e  particolarismi miopi e spesso strumentali hanno compromesso in questi anni l'equilibrio già complesso e assai delicato che ha governato il processo di integrazione europea: l'essere cioè l'Unione incrocio di due sovranità, l'una sopranazionale, l'altra nazionale; l'essere, come molti l'abbiamo definita, una Unione di Stati e di popoli, di governi e di cittadini.
Quando si smarrisce questo equilibrio, prevalgono brusche frenate a vantaggio della stolta illusione che, in questo mondo così complesso, interdipendente e portatore di sfide globali e spesso drammatiche, si possa rispondere con politiche "fai da te" a livello nazionale.
Il Presidente Napolitano ci ha ricordato che recuperare il clima dei Trattati di Roma significa ricordare a noi stessi quanto a noi sia riconosciuta e richiesta una funzione essenziale, all'interno e all'esterno dei nostri confini, per mantenere e portare la pace, per elevare il grado di benessere e di crescita economica, per alimentare una governance globale multilaterale, per affermare democrazia e diritti.
Se l'Unione non si risolve ad assumere questo ruolo, essa è condannata ad essere penalizzata negli equilibri mondiali e a subire pesanti conseguenze anche al proprio interno, in termini di crescita, benessere, occupazione, sviluppo.
Ecco perché dopo lo stordimento di qualche recente sconfitta, è necessario riprendere la strada della costituzionalizzazione e della costruzione dell'Europa politica. Il Presidente Napolitano ha sottolineato come la scelta di dotarci di una Costituzione non sia stata l'espressione vanitosa di un capriccio o di un lusso, ma la presa di coscienza dell'indispensabilità di collocare il lungo processo di integrazione in un quadro definitivo di valori, di regole, di principi  comuni.
L'economia forte e la politica debole: così è iniziato il nuovo secolo anche per noi europei. Non  andremo molto in avanti, malgrado il buono che stiamo realizzando - dalla moneta unica, al grande allargamento, dal mercato alle politiche per la sostenibilità, per la coesione e la competitività - se non sapremo diventare un vero attore politico, ed è a questo obiettivo che dovremo dedicarci con lo slancio ideale di Altiero Spinelli e il piglio pragmatico e realizzatore di Jean Monnet.
Per noi deputati italiani al Parlamento Europeo, credo proprio per tutti, la presenza e il discorso del Capo dello Stato hanno rappresentato una iniezione salutare di prestigio e di credibilità a vantaggio dell'Italia tutta.
Per noi, che abbiamo avuto la fortuna di essere suoi aspiranti allievi, per la delegazione italiana nel Gruppo del PSE che lo ha avuto quale suo più illustre esponente, è stato anche un giorno di gioia speciale, uno di quei giorni in cui ci si ricorda che vale la pena fare politica.
 
Gianni Pittella, presidente della delegazione Italiana nel Gruppo PSE al Parlamento europeo/ Italia Estera
 
 



 
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