27 gen 2007 | La visita del Presidente della Repubblica a Madrid |
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ROMA, 27 GEN (Italia Estera) - Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è in visita a Madrid da domani 28 al 30 gennaio.
Il 29 gennaio, all'Università Complutense di Madrid, viene conferita al Presidente della Repubblica la Laurea honoris causa.
Nella stessa giornata il Capo dello Stato ha altri due importanti incontri: la colazione offerta dal Re e dalla Regina di Spagna al Palazzo della Zarzuela e l'incontro con il Presidente del Governo del Regno di Spagna, Josè Luis Zapatero al Complesso presidenziale di Moncloa.
Nella serata di lunedì il Presidente Napolitano inaugura, al Museo del Prado con il Re e la Regina di Spagna, la Mostra antologica su Tintoretto con opere del pittore italiano provenienti dai principali musei ed istituzioni europee e americane.
Si tratta della prima mostra antologica dedicata all'artista in Spagna.
La mostra includerà 49 tele, 13 disegni e tre sculture ed evidenzierà le dimensioni del Tintoretto come pittore narrativo religioso.
Parimenti, il Museo del Prado celebrerà un congresso internazionale sul Tintoretto il 26 e il 27 febbraio che riunirà grandi esperti della pittura veneziana del 'Cinquecento'.
Per la prima volta in 400 anni saranno finalmente riuniti due capolavori eseguiti per la Chiesa di San Marcuola a Venezia: l'Ultima Cena e la Lavanda dei Piedi. La mostra di Palazzo Pesaro sommò, nel 1937, 74 opere. Oggi come allora, di fronte alla grandissima produzione del pittore, si è imposta la selettività, presentando solo le cose migliori. "Sono state escluse anche opere di proprietà del Prado prive della qualità necessaria" spiega Gabriele Finaldi, vicedirettore del museo.
E mancano, oltre a quelli di incerta attribuzione, i capolavori enormi e inamovibili che si trovano a Venezia negli edifici per i quali furono concepiti. Per Sartre "Tintoretto è Venezia, anche se non dipinge Venezia". E gli esperti del Prado, sotto la guida di Falomir, hanno scoperto che malgrado la celebrata "venezianità" del pittore che nacque, lavorò e morì nella città lagunare, l'allievo di Tiziano era di genitori bresciani, al pari della moglie.
"Erano settanta anni che non si faceva un'esposizione così e per questo sul Tintoretto aleggiava una specie di leggenda maledetta, c'era chi la riteneva impossibile" spiega il curatore Miguel Falomir. "Ma ci siamo riusciti: qualcuno doveva pur farlo, no?". Giorgio Vasari definiva il Tintoretto, pittore manierista che dominò la pittura veneziana del secondo Cinquecento e ispirò lo sviluppo dell'arte barocca, "il cervello più terribile che abbia mai avuto la pittura".
Un "terribile" inteso come "straordinario" ma che spinse la critica ottocentesca, anche per il contrasto con la pittura calma e solenne di Tiziano, a presentarlo sotto un alone "maledetto" mai del tutto dileguatosi. Per Jean-Paul Sartre, che quasi da lui ossessionato offre un'interpretazione personale del Tintoretto, questi appare "maledetto" in virtù della "scoperta", prima di Newton, dell'onnipotenza della forza di gravità. Una gravità che dà alle sue figure una meravigliosa e drammatica "pesantezza", condannandolo però al corpo a corpo con la materia.
La mostra del Prado getta invece uno sguardo più completo e sereno sul maestro, per favorire quello che definisce "il primo grande avvicinamento al pubblico della figura del Tintoretto realizzato fuori di Venezia". E sottolineandone l'importante "dimensione di pittore narrativo religioso", attraverso un percorso cronologico evidenziato all'inizio e alla fine dai due autoritratti di Jacopo giovane e vecchio.
Figlio di un tintore di panni di seta, Jacopo Robusti, detto il Tintoretto, cioè il piccolo tintore, per la sua costituzione minuta, nacque a Venezia nel 1519. Il suo vero nome era Jacopo Comin e come Tintoretto (dall'attività di tintore del padre) anche Robusti era dunque un soprannome dovuto al modo "robusto" con cui il genitore e lo zio avevano difeso le porte di Padova nel 1509 contro le truppe imperiali.
Irrequieto allievo, per un breve periodo, del Tiziano, che gli sarà sempre avverso, a vent'anni aprì una propria bottega nella città della laguna. Il suo geniale virtuosismo prospettico e la sua innata tendenza a caricare espressivamente le pose e i gesti dei suoi personaggi, risaltano fin dalle sue prime opere come negli Episodi delle Metamorfosi (Modena, Galleria estense), nel Cristo fra i dottori (Milano, Museo del Duomo), nella tela sulla Conversione di San Paolo (Washington, National Gallery) e nelle due tele del 1547 dipinte per la chiesa di san Marcuola, l'Ultima cena e la Lavanda dei piedi, quest'ultima oggi alla Wilton House di Salisbury.
Ma è con la grande tela del Miracolo di San Marco (Venezia, Accademia), che egli si impone all'attenzione dell'ambiente veneziano. In quegli anni Tintoretto cominciò a lavorare per la Scuola di San Rocco (San Rocco che risana gli appestati) e per la Scuola della Trinità (San Giorgio e il Drago, Londra National Gallery).
Nel 1564, i lavori per la Scuola di San Rocco divennero sempre più frequenti. Nacque così uno dei più straordinari e celebri cicli pittorici del tardo rinascimento italiano e di tutta la pittura veneziana con le Scene della Passione di Cristo (1567), Le Storie bibliche, le Storie del Nuovo Testamento (1576), caratterizzati da un vibrante chiaroscuro e da una continua ed esuberante invenzione scenografica. Ad essi seguiranno, nel 1588, le Storie dell'infanzia di Cristo, di tono più lirico e contemplativo. Gli ultimi importanti dipinti furono quelli eseguiti per la chiesa di San Giorgio Maggiore a Venezia, la Caduta della manna, la Deposizione e, soprattutto, l'Ultima cena che, per l'ardito impianto compositivo diagonale e l'intenso pathos chiaroscurale, sigla con la forza di un grande capolavoro tutta l'opera del maestro veneziano.
Jacopo Tintoretto, morì a Venezia il 31 maggio 1594 e venne sepolto nella chiesa conventuale della Madonna dell'Orto. (Italia Estera) -
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