SANTO DOMINGO, 27 GEN (Italia Estera) - Diamo un’occhiata alla America Latina così popolata da Italiani li residenti . È noto ormai che è stata superata la tragica e falsa alternativa delle «due G» ,golpe o guerriglia, che ha insanguinato e tradito per anni quel Continente. E così, nonostante il drammatico anacronismo di Cuba e il rischioso populismo del Venezuela, ormai tutte le nazioni hanno fatto della democrazia la strada istituzionale del «non ritorno»; e anche l’assetto oggi democratico di governi eletti dal popolo, e sempre meno inclini all’ideologismo, consente agli uomini di Chiesa di essere più liberi nella loro azione pastorale. Tanto è vero che oggi i sacerdoti Italiani-latino-americani sono in prima linea contro le ingiustizie e gli sfruttamenti; e la loro azione pur a tutto campo e senza sconti per la classe politica, non ha più il sapore né della compromissione militarista nè della politicizzazione marxista che è stata piu’ volte denunziata in passato.
In questo quadro , a giudicare dalle performance elettorali l'America Latina sembrerebbe quasi interamente risucchiata nel “vortice della sinistra populista “; è un impressione che deve essere verificata con serenità. Mi muovo spesso in America Latina, e ho potuto osservare che poi la sinistra populista non è così popolare tra le masse. Le politiche dei partiti di centrodestra , a ben osservare , sono sempre di più nell'agenda dei governi di sinistra. In Cile, Perù, Costa Rica e Brasile, infatti, hanno vinto candidati di centrosinistra che hanno ben poco a che fare con la visione socialista populista di Chavez. Il brasiliano Lula, ad esempio, messa da parte la retorica sull'assistenza ai poveri, sta portando avanti le stesse politiche economiche liberali del suo predecessore. Il presidente peruviano Alan Garcia è un ex populista sempre più sostenitore dei benefici della globalizzazione, convertitosi al libero mercato . Daniel Ortega, vecchio e neo presidente del Nicaragua, abbracciato i valori liberali è già sula linea di non abolire il Cafta, l'accordo di libero mercato tra i paesi limitrofi e gli Usa .
Ecco il “petro- populismo.” El Nuovo Herald di Miami, spiega che le vittorie elettorali in Venezuela, Bolivia e Ecuador non sono un trionfo della sinistra radicale, ma una vittoria del petro-populismo; in questi Paesi i leader regalano i soldi e sogni senza preoccuparsi di creare una piattaforma per lo sviluppo e crescita economica a lungo termine. La gente, di conseguenza, si aspetta una rapida distribuzione di questa abbondanza di denaro liquido, e quindi realizzare il massimo dei risultati con il minimo sforzo.
L'aumento del prezzo della materie prime come il petrolio, fa nascere sacche di rendite parassitarie e beneficia di fatto elettoralmente il leader di sinistra; ma essenzialmente “ il petro- populismo” rianima settori di centro destra. Questa contraddizione deve indurre in riflessione gli Italiani residenti in America Latina, per meglio comprendere gli sviluppi futuri di assetti economici parzialmete viziati, e gli orientamenti di leader poco propensi nei fatti ad allontanarsi , nonostante i proclami elettorali, dal ferreo incedere della globalizzazione economica-culturale.
Ermanno Filosa L’italiano/Italia Estera