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23 gen 2007Salvatore Viglia intervista l’on. Ricardo Merlo: “Non sono un fondamentalista dell’indipendenza”

ROMA, 23 GEN (Italia Estera) - Salvatore Viglia il giornalista dei parlamentari eletti all'estero ha intervistato  l’on. Ricardo Merlo eletto nel collegio dell'America del Sud nella lista dell'AISA,un movimento indipendente, ed é stato il più votato con ben 43.057  : “Non sono un fondamentalista dell’indipendenza”
 
D: Lei sembra approvare, su le altre, una cosa in particolare di questo governo: la politica estera. Anche alla luce degli ultimi eventi come l’allargamento della base USA a Vicenza e la questione Afganistan?
 
Sono d’accordo soprattutto nell’impostazione  generale. Io credo in un mondo multipolare,  in una Europa ed una Italia che debbano avere un rapporto maturo con gli Stati Uniti.
Sono d’accordo con la partecipazione dell’Italia alla forza di pace in Libano, ho votato a favore del ritiro delle truppe dall’Iraq. Adesso però, non condivido la decisione di un allargamento della base militare americana a Vicenza. Se questo fatto verrà proposto in Parlamento io, chiaramente, voterò contro. Trovo che sia una cosa inopportuna, e non solo dal punto di vista dei cittadini di Vicenza.
Riguardo la questione dell’Afghanistan, vorrei solo dire che non voglio passare per un ingenuo: cosa sono andati a fare  gli USA in quel Paese?  A cercare   Bin Laden? L’hanno trovato?  Hanno trovato le armi chimiche in Iraq? Sicuramente i motivi dell’interventismo   sono altri… E io non credo che l’Italia debba  appoggiare  qualunque iniziativa  militare. Per esempio la Germania e la Francia, nella questione Iraq, hanno dimostrato che si può avere un'altra posizione.
 
D: Non è che questa sua posizione dipenda anche un po’ dalla formazione “sudamericana” che, in qualche modo, lei ha acquisito, obtorto collo, dal momento che vive in quelle aree dove gli americani del nord non sono molto simpatici? Allora voterà no con l’opposizione? 
Ho questa impronta, non lo nego. La penso in questo modo quindi, pur essendo d’accordo nella impostazione generale della nostra politica estera, in questa cosa non mi trovo consenziente. 
.
D: Con il centrodestra. Berlusconi lo ha ribadito che FI voterà a favore. E’ coerente con la politica estera del precedente governo. 
L’errore, credo, sia ridurre tutto all’ essere o non essere filoamericano. Un paese come l’Italia, deve avere un rapporto equilibrato con gli USA, deve fare una politica estera in linea con i propri principi e interessi.
 
D: In America latina, sarebbe impensabile una proposta di questo tipo? 
Nel momento storico e politico attuale, penso proprio di sì. Sarebbe impensabile in Argentina, come in Bolivia, in Brasile,  Venezuela, difficile  in Cile e Uruguay.
In questo momento, in alcuni paesi latinoamericani, come per esempio l’ Argentina, si segue  una politica diversa per quanto riguarda il rapporto con gli USA.
Politica che, a parer mio, definirei giusta senza timore di essere necessariamente bollata come anti nord-americana.
Credo, nella costruzione di  un mondo multipolare, equilibrato con impostazione su base democratica.
 
D:Lei è indipendente in questa coalizione di maggioranza, lo è al 100% oppure potrebbe dare qualche segno di “insofferenza” prima o poi per fatti che potrebbero, col tempo, verificarsi? 
Guardi, io sono  rappresentante di un movimento indipendente, l’AISA, “Associazioni Italiane in Sud America”, che rappresenta migliaia di italiani. E’ una struttura presente e forte in tutta l’Argentina e negli altri paesi latinoamericani, e che ha prevalso su tutti i partiti politici alle ultime elezioni.
Premesso ciò, posso affermare che non mi ritengo un fondamentalista dell’indipendenza.
Sono convinto che ogni congiuntura politica prospetti una realtà diversa. Noi, come AISA, come movimento indipendente, dobbiamo anche essere attenti alla realtà.
Non possiamo né dobbiamo crearci una realtà solo per noi.
La politica è  dettata dagli sviluppi, è fatta anche  di alleanze dall’evolversi delle condizioni   che possono fisiologicamente modificarsi  nel corso degli anni.
 
D: Quando ha votato contro la coalizione di maggioranza? 
Ho votato contro il primo passaggio della finanziaria alla Camera, quando era ancora  praticamente priva di sostanziali interventi per gli italiani all’estero, e  continuo ad essere critico riguardo  il piano di aggiustamento strutturale dell’economia, proposto da Padoa Schioppa.
Ho votato contro perché sono convinto che con più tasse e meno spese sociali non si rilanci l’economia del paese.
Non ho votato l’indulto e ho votato a favore di alcuni  emendamenti proposti dai banchi del centrodestra, che mi sono sembrati validi: oggi stesso, posso dire, di aver appoggiato in aula, due o tre punti di matrice d’opposizione.
 Ho condiviso, per esempio, la proposta di Forza Italia per la riduzione dei costi della politica. 
Devo, però, sottolineare che l’Aisa ha  sempre votato la fiducia al governo Prodi, perché questo era  l’impegno preso con i nostri elettori: non  venire in Italia, da parlamentari, per far cadere un governo e, in questa  nostra prima legislatura,  rispettare la scelta fatta dagli italiani residenti.
 
D: Il suo elettorato condivide questo suo modo di proporsi in Parlamento? C’è qualche scontento? 
Se la gente ci ha votato, ciò significa che ha mostrato di gradire la nostra impostazione.
Abbiamo ottenuto oltre  100.000  (102.780) voti alla Camera e quasi 85.000 (84.507) al Senato, vincendo praticamente in quasi tutti i Paesi del  Sud America.
Per essere stata la prima elezione di italiani all’estero, devo ammettere che il risultato ottenuto è ottimo, in termini di consenso.
Cercherò, né più e né meno, di essere coerente con quanto promesso in campagna elettorale.
 
D: Qualcuno della maggioranza si è lamentato di questa sua autonomia? 
No, ma nessuno ha titolo per farlo. Sono arrivato in parlamento senza l’aiuto di nessun partito politico: quindi chi potrebbe mai dirmi qualcosa.
Io sono  un indipendente con un forte e convinto  radicamento nell’ associazionismo di base.
 
D: Cosa le sta a cuore su tutto? 
Due cose su tutte, delle quali ho parlato con i miei colleghi, per chiedere loro conforto ed appoggio.
Innanzitutto, la necessità dei 18 di focalizzare  l’ attenzione su due o tre cose essenziali e risolverle, per il bene degli italiani all’estero. Sinergia oltre ed al di sopra delle ideologie, svincolata dalle logiche partitiche. Dobbiamo metterci d’accordo ed andare avanti procedendo uniti. Dobbiamo dare un segnale a tutti gli italiani nel mondo e lavorare  affinché ogni impedimento tra noi venga superato.
La seconda questione che mi sta a cuore è quella dell’assegno sociale. Ci sono ancora tanti italiani emigrati, nati in Italia, che hanno più di 65-70 anni che non riescono ad avere neanche 100 euro al mese di pensione, in America Latina. Non possono comprare  medicine per curarsi, non possono pagare un affitto.
Non so veramente come facciano a cavarsela.
Ne incontro tanti nel mio ufficio di Buenos Aires, parlo con loro, li  ascolto e ne rilevo il profondo disagio.
L’assegno sociale sarebbe la soluzione, il riconoscimento di un diritto, non una questione di solidarietà o di mero assistenzialismo.
Farò di tutto affinché  questa discussione vada avanti, e credo  che soprattutto  il CGIE dovrebbe fare pressione su tutti noi e, quindi, sull’agenda di governo.
 
D: Sui Pacs come voterà? 
Sono d’accordo nel riconoscere dei diritti alle coppie di fatto.
Ma poiché i Pacs   non erano una delle priorità, nel programma dell’Aisa, sento il bisogno  che si  apra una discussione, un confronto con i dirigenti dell’Aisa e con i cittadini italosudamericani, oltre che valutare la questione secondo  la mia coscienza e i miei principi.
 
 
D: Rai International. Lei ha partecipato alla riunione di lavoro ultima con Danieli e Badaloni e tutti i suoi colleghi eletti all’estero. Si sente soddisfatto del programma? 
Il programma, per il momento, è sulla carta. E’ un progetto. Ho fatto presente anche al Vice Ministro Danieli di essere stato favorevolmente impressionato soprattutto dal nuovo Direttore Generale di Rai International.
Per riprendere una felice espressione dell’on. Fedi, sono entusiasta dell’entusiasmo che ha questo Direttore.
In realtà, ci sono tutti i presupposti per una ottima realizzazione del servizio, che è  affidato ad una altrettanto ottima scelta dello staff.
Sino ad ora, gli spettatori italiani in Sudamerica, hanno lamentato la mancanza di un servizio di informazione valido,  corrispondente alle loro necessità.
Le acute osservazioni del Direttore Badaloni, che hanno  fotografato  la situazione precedente, sono una buona base di partenza per il miglioramento di questo servizio e mi fanno ben sperare per il futuro.
 
Salvatore Viglia/Italia Estera



 
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