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16 gen 2007Noi del Corriere d’Italia : Lettera aperta ai convegnisti di Bruxelles

Lettera aperta della redazione ai Delegati Nazionali e ai convegnisti riuniti a Bruxelles per l’incontro sulla stampa cattolica in Europa del 18 gennaio 2007.
ROMA, 16 GEN. (Italia Estera) - RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO: Cari delegati, cari amici,
dopo aver letto la lista di presentazione del nostro giornale, al quale lavoriamo con molta passione e con molto impegno intellettuale, desideriamo darvi alcune informazioni aggiuntive affinché il quadro sia completo.

 La presenza

Il Corriere d’Italia è presente in Germania da 56 anni. Oggi è una realtà conosciuta in tutto il territorio federale. La testata garantisce informazione indipendente nel nome di tutta la comunità italiana in Germania, formata oggi da quasi 710.000 italiani, secondo fonti interne al Mae. Il giornale è diventato mensile (da settimanale quale era) dalla fine del 2003. In quest’esperienza triennale, il giornale si è modificato. La sua tiratura si è quintuplicata rispetto a quella del 2003. Il giornale è in formato tabloid, con 32 pagine a colori. Per il 70-80%, gli articoli sono redazionali e vogliono rappresentare la comunità. Per il restante 20- 30% sono di agenzie. Chi conosce la realtà editoriale, anche in Italia, sa che le percentuali sono molto buone, e questo vi dice, cari amici, quanto il giornale sia progettato e ritagliato sui bisogni della comunità, non “riempito” in maniera generica. Di più: la tiratura è in aumento perché il giornale viene richiesto. Contiamo entro il 2008 di sestuplicare la tiratura del 2003.

 Cosa c’è nel giornale?

Dal punto di vista della grafica, siamo sottoposti ad un processo d’aggiornamento continuo, un percorso, questo, che compiamo in collaborazione con la tipografia che ci stampa (una tra le tre o quattro più grandi in Germania). C’è un tecnico a nostra disposizione (il sig. Franz Fritsch, che ringraziamo), affinché il nostro aggiornamento tecnico sia sempre in linea con quello applicato dalla tipografia. Anche su indicazione del sig. Fritsch, così come del nostro tecnico di fiducia, il sig. Zorko, l’editore, don Pio Visentin, ha investito, alla fine del 2006, circa 7000 euro in nuovi macchinari e programmi per la redazione. Per il 2007 ci aspettiamo quindi un nuovo salto di qualità nella grafica del giornale, il cui progetto grafico originario è stato studiato nel 2002 presso la Facoltà di Comunicazione dell’Università Tecnica di Offenbach sul Meno.

 E i contenuti?

Quando il giornale fu convertito in mensile, ci fu un intenso dibattito che iniziammo con padre Gabriele Parolin, allora delegato ed editore del giornale. Ci fu pieno accordo sul fatto che il giornale avrebbe dovuto rimanere neutrale sul piano della politica di parte. Oggi non vedrete da noi propaganda di partito in forma redazionale, cari amici. Non vedrete innologie di leader. Vedrete naturalmente interviste a questo o a quell’altro esponente, ma per noi la politica è soprattutto una riflessione sul vivere civile della gente. Abbiamo alzato e continueremo ad alzare la voce sia sui temi della partecipazione, così come su quelli dell’esclusione. Dal punto di vista degli esclusi, li andiamo a trovare, andiamo ad esempio nelle carceri, incontriamo i tossicodipendenti e mettiamo in prima pagina le loro lettere e le loro testimonianze. Lo facciamo perché siamo convinti che, su questo, non possiamo e non dobbiamo tacere. Chiediamo che sia restituita ad ogni essere umano la sua dignità. Ma nostro compito è –dicevamo- anche riflettere sul vivere comune e sulle regole. Perché sappiamo quanto difficile sia vivere oggi da persone comuni che cercano di rimanere nelle regole; sappiamo quanto siano importanti, ad esempio, la certezza del diritto e la bontà delle leggi. Quindi parliamo anche degli “inclusi”, oltre che degli esclusi, ammesso che gli stranieri in Germania oggi si possano definire ‘inclusi’. In ogni caso, proprio perché riflettiamo sulla partecipazione nel vivere comune, vedrete emergere del nostro giornale la gente comune, la comunità così com’è. Vedrete in prima pagina facce normali, con i loro problemi quotidiani del vivere da stranieri. Dare loro voce: qui noi vediamo il nostro compito, e in questo rimaniamo fedeli alla storia del giornale: “essere occhio per chi è cieco, bastone per chi barcolla”, come ebbe a esprimersi il primo direttore, Silvano Ridolfi .
 
Ma in un giornale cristiano ci può essere informazione senza formazione?
Naturalmente no. Ogni parola che scriviamo vuole essere un invito alle persone a crescere, soprattutto, come dicevamo, dal punto di vista della partecipazione. Crescere per noi vuol dire riprendersi la dignità. Vuol dire parlare anche di cose scomode, vuol dire avere un rapporto corretto con la verità. Vogliamo cercare insieme ai nostri lettori la via per una democrazia praticabile nella vita quotidiana. Questo intendiamo per formazione. Siamo esperienza di una Chiesa che parla a tutti senza paura della verità dei fatti. Su questo il giornale ha acquisito sul territorio una grande credibilità, almeno così ci sembra.

A chi è rivolto il giornale?

È rivolto alla gente. Abbiamo fatto un grande lavoro “educativo” con i collaboratori per far capire loro che un articolo va redatto a misura della gente, cioè di chi lo legge e non di chi lo scrive. È una battaglia non ancora vinta, perché appaiono da noi ancora articoli troppo lunghi e troppo complicati. Ma stiamo migliorando. Anche i temi, entro certi limiti, sono quelli che interessano i lettori. Il limite è quello che dicevamo prima: la scelta di essere un giornale formativo. Sulla tiratura si è già detto. Aggiungiamo che una delle difficoltà più rilevanti in un territorio vasto come la Germania è la distribuzione. Oggi circa un terzo delle copie è distribuito attraverso le Missioni o per abbonamenti singoli; da queste ricaviamo un contributo. Il restante è distribuito gratuitamente attraverso associazioni, enti, consolati, istituti, negozi, alberghi, insegnanti e privati. Questa rete di distribuzione che diventa sempre più capillare verrà formalizzata nell’anno in corso. Creeremo riconoscimenti e occasioni d’incontro. È una rete preziosa che va curata, perché senza di essa il giornale non si diffonde.
E a proposito di Missioni: dedichiamo loro grandi spazi di testimonianza, affinché si veda che esse sono una delle realtà più vivaci da noi in Germania, anche dal punto di vista sociale e culturale. Qualcuno, nella Chiesa in Germania, vorrebbe farle morire; noi invece pensiamo che esse siano la testimonianza più bella e più vivace di una Chiesa universale che non ha paura delle diversità.
 
Ma il giornale a chi appartiene?
Appartiene appunto alla Conferenza Episcopale Tedesca, che lo edita attraverso la Delegazione Nazionale delle Missioni Cattoliche Italiane. Il Delegato ne è quindi l’editore. A noi la Cei dà il compito di creare le condizioni per una migliore integrazione degli italiani in Germania. È un compito al quale crediamo e che prendiamo sul serio. Per noi tuttavia non ci si può integrare dimenticando la propria identità e la propria lingua, ma anzi ci si integra proprio valorizzandole e creando le condizioni per una Germania ed un’Europa interculturali.
 
La redazione del Corriere d’Italia
(Italia Estera) -



 
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