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05 gen 2007Legge elettorale, Chiti: ''Punti di convergenza sul modello delle comunali''

Bondi: ''Non accetteremmo passi indietro rispetto al bipolarismo'' - L'Udc : ''Pronti al dialogo''. Fabris (Udeur): ''Il referendum appare come un accanimento terapeutico per passare ad un bipartitismo cui noi siamo contrari''
ROMA, 4 GEN (Italia Estera) - Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le Riforme Vannino Chiti, ospite questa mattina della trasmissione 'Viva voce' su Radio24 ha espresso la sua opinione sulla riforma elettorale affermando che punti di convergenza tra le forze politiche  possono essere trovati sul modello delle elezioni comunali, ''pur con opportune modifiche''. 
 ''In questa legislatura - ha detto tra l'altro Chiti - è comunque necessario cambiare l'attuale legge elettorale, sulla quale hanno dato un giudizio negativo le stesse forze politiche che l'hanno approvata e che oggi sono all'opposizione. Sarebbe stato meglio affrontare la questione nella seconda metà della legislatura, dopo il 2008, ma il referendum ha fatto anticipare il confronto. Se dovessi riscrivere da solo le nuove regole, opterei per il sistema maggioritario a doppio turno, ma realisticamente oggi le strade percorribili sono due: o correggere la legge esistente, oppure andare verso il modello di elezioni comunali o regionali ma non con l'elezione diretta, bensì con l'indicazione del premier e la sfiducia costruttiva. Oggi cambiamenti più 'radicali' non sembrano possibili. Mi pare vi siano comunque possibilità di una convergenza: nessuno cerca una nuova legge elettorale per fare 'un dispetto' a qualcuno''.

Quanto al referendum, Chiti ha sottolineato come la consultazione popolare possa rappresentare ''un utile stimolo al Parlamento'' per legiferare sui meccanismi di elezione delle Camere, ma la riforma elettorale, ha aggiunto, deve essere prerogativa dello stesso Parlamento.

Anche secondo il capogruppo dell'Udeur alla Camera Mauro Fabris si può ''guardare al modello delle elezioni comunali come una possibile base di intesa''. Proprio la consultazione referendaria, ha sottolineato Fabris ospite della trasmissione 'Viva voce', ''appare come una sorta di accanimento terapeutico per passare da un bipolarismo che nel nostro Paese ha fallito ad un bipartitismo cui noi siamo nettamente contrari''. ''L'obiettivo - ha detto l'esponente dell'Udeur - deve essere quello di rendere il sistema elettorale un elemento che contribuisca alla governabilità''.

Il coordinatore degli azzurri Sandro Bondi, anche lui ospite su Radio24. ha detto che Forza Italia non chiude la porta ad un confronto con gli altri partiti sulla possibilità di una riforma elettorale, ma non accetterebbe ''passi indietro'' rispetto all'opzione bipolarista.
''Il dibattito sulla legge elettorale - ha aggiunto Bondi - non nasce da noi. Non abbiamo chiesto di cambiare la legge, neppure prima delle elezioni. Non la rinneghiamo e non merita certo di essere considerata un sovvertimento della democrazia. E' una legge che ha salvaguardato il bipolarismo con il premio di maggioranza. Ascolteremo le proposte di modifica e poi decideremo, ma non accetteremmo passi indietro rispetto al bipolarismo''.

Sulle possibili modifiche, Bondi ha detto che Forza italia, pur avendo sempre come punto di riferimento l'esigenza di un accorpamento tra le forze politiche, non sarebbe contraria ad elevare la soglia minima di sbarramento, sempre però nel rispetto ''dell'identità delle forze più piccole, componenti importanti delle due coalizioni''. Quanto al referendum, ''è un utile strumento di stimolo per il Parlamento, anche se di per sé non risolve tutti i problemi che abbiamo di fronte. Anche per questo nel Comitato promotore ci sono esponenti di Forza italia''.

Per Maurizio Gasparri, dell'esecutivo di Alleanza Nazionale, ''quella indicata dal referendum è la via più corretta per riformare la legge elettorale. Spostare il premio di maggioranza dalla coalizione vincente al singolo partito che prende più voti può stimolare il processo di nascita del Partito della Libertà e del Partito Democratico. Altre soluzioni pateracchio, quali il sistema tedesco, priverebbero i cittadini del potere di scegliere con il loro voto il governo del Paese''.

La scelta dell'Udc per una riforma elettorale verte sul sistema tedesco ma il partito centrista della Casa delle Libertà si dice pronto al dialogo, soprattutto sull'ipotesi di adottare anche per Camera e Senato un modello simile a quello in vigore per Comuni e Regioni che ''però - ha sottolineato il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa su 'Viva voce' - andrebbe 'aggiornato', ad esempio, con la sfiducia costruttiva per evitare uno squilibrio sul piano dei poteri''. I centristi respingono l'ipotesi referendaria che ''prevede un sistema non già bipolare, bensì bipartitico. E a noi non va bene affatto - ha spiegato Cesa -. In ogni caso, il Parlamento deve riappropriarsi della situazione, così come andrebbe rivisto anche il meccanismo referendario, pur senza voler con questo demonizzare questo istituto, utile se rappresenta uno stimolo per il legislatore''.

Secondo il leghista Roberto Calderoli, ''l'attivismo del ministro Vannino Chiti sulla riforma delle legge elettorale rappresenta oggi il maggior rischio per la vita non solo del governo Prodi ma della stessa legislatura''. ''L'iniziativa del ministro Chiti di voler portare la legge elettorale in Parlamento - aggiunge l'esponente del Carroccio - non può non determinare il venir meno, infatti, di una maggioranza di governo, visti gli antitetici interessi dei partiti che compongono l'attuale maggioranza. In ogni caso, sia che venga varata una legge dal Parlamento sia che vada a buon fine il referendum di Segni deve essere assolutamente chiaro che il giorno dopo si tornerà a votare''.



 
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