21 set 2006 | CALCIO: Il commento al campionato di Serie A di Fabrizio Piccolo |
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Servizio di Fabrizio Piccolo
ROMA, 21 SET. (Italia Estera) - Qualcuno in questa torrida estate di sentenze e processi l’aveva detto? Vuoi vedere che quest’anno in testa alla classifica ci troviamo un Palermo o un Messina o un’Udinese? Sorriseti sotto il naso, qualche battutina, ma va…E invece eccoci qui. Tre giornate – poche è vero, ma diamo tempo al tempo – e in maglia rosa c’è la casacca rosanero del Palermo di Guidolin. Nove punti, la faccia pulita di chi scandali non ne ha fatti e non ne fa, l’orgoglio siciliano di una regione che il riscatto lo cerca nello sport come nel sociale. E tanti saluti a chi non ci credeva. Tre partite, tre vittorie, l’ultima – altisonante – nel derby con il bel Catania di Marino: cinque a tre, spettacolo ed un goleador ritrovato. Quell’Amauri lasciato colpevolmente libero dai grandi club non si sa perché. Brasiliano atipico, agile e potente al tempo stesso, fiuto del gol pari all’altruismo. Messo su nell’impianto eclettico di Guidolin ed ecco che il Palermo vola. Alle sue spalle scruti la classifica e ci trovi addirittura il Messina di Bruno Giordano. Manco sapeva se avrebbe giocato in A fino a pochi mesi fa, ed ora è lì, a guardare dall’alto in basso nobili e decadute, trascinato da quel Riganò frettolosamente definito “attaccante di categoria”, al massimo da serie B. Andate a rivedervi il secondo gol realizzato mercoledì e poi ne riparlamo. O sarà stata una momentanea reincarnazione del suo tecnico (Bruno Giordano quei colpi lì ce li aveva nel sangue: controllo con dribbling a seguire in un fazzoletto di centimetri, un altro avversario saltato in corsa e tiro a giro nell’angolino) o Riganò è attaccante vero che quando il tuo mestiere è il gol la serie A vale il campetto di periferia. E le grandi? Beh, l’Inter si è riscattata dal momento no (sconfitta in Champions da schiaffi a Lisbona e pari interno con la Samp) andando a schiaffeggiare la presuntuosa Roma in casa sua. Decide Crespo, un altro arrivato quasi per sbaglio di ritorno dall’Inghilterra, e decisivo come pochi in questo scorcio di stagione. Migliora la banda-Mancini, ma può far meglio. Ad esempio può far capire a gente come Vieira che l’impunità di appartenere ad una nobile non esiste più. Eviterebbe così espulsioni inutili. La Roma paga i suoi equivoci. Un Totti formato fantasma su tutti. Il capitano mantiene solo il carisma ma in campo non si vede e la Roma ne risente, com’è ovvio. L’Italia ha vinto il Mondiale con un Totti a mezzo servizio (per non dire folcloristico) ma la Roma non ha lo spessore dei campioni del Mondo. Senza una vera punta di ruolo (Montella e Vucinic sono due doppioni, ancora alla ricerca della miglior condizione) e con l’ottimo Pizarro che è però antitetico al gioco aggressivo della Roma spallettiana dello scorso anno ci sarà da rivedere subito qualcosa, altrimenti saranno delusioni cocenti. Resta il Milan che ha azzerato subito l’handicap ed ora respira sopra ground zero. L’impressione è che la vera candidata allo scudetto sia proprio la squadra rossonera. Detto che la Fiorentina ha conquistato tre punti preziosi contro il Parma (ma resta sprofondata a –16, coraggio), si segnala la delusione-Toro. Campagna acquisti ambiziosa, poi il colpo di testa di Cairo che esonera De Biasi prima dell’inizio della stagione. Arriva Zaccheroni, che trova una squadra non costruita da lui. Risultato: un punto in tre partite, e malinconica sconfitta interna anche contro il Siena.
Fabrizio Piccolo/Italia Estera
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