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28 nov 2008 ECONOMIA: L’Italia vara le misure anticrisi economica

L’opposizione è fortemente critica, La CGIL conferma lo sciopero generale,  Berlusconi chiede collaborazione, aspettative per un’altra riduzione del costo del danaro in Europa

di Alfonso Maffettone 


ROMA ,  28 NOV, (Italia Estera) – Il governo del primo Ministro Silvio Berlusconi ha approvato in appena dieci minuti il pacchetto di misure  per far fronte in Italia alla più grave crisi economica globale dalla Grande Depressione. Il decreto prevede il blocco di tariffe, pedaggi e bollette, la possibilità per le imprese di pagare l’Iva all’incasso della fattura, un tetto per i mutui a tasso variabile non superiore al 4% e l’adeguamento dei nuovi mutui ai tassi di interesse della BCE. Sono previste anche l’introduzione della social card per i meno abbienti e l’assegnazione di un bonus di 1000 euro per otto milioni di famiglie con basso reddito. Nessuna riduzione delle tasse né la detassazione delle tredicesime come regalo di Natale agli italiani.Il Ministro dell’economia Giulio Tremonti si è opposto ai due provvedimenti di defiscalizzazione. Berlusconi ,in una conferenza stampa, ha spiegato che il governo  intende risanare il debito pubblico e non accetta l’apertura di Burxelles per il superamento del  vincolo del 3% sul deficit e per interventi fino all’1,5% del Pil nazionale.

Oltre al pacchetto appena varato ci sarà anche un piano da 80 miliardi di euro di investimenti. “Il governo non poteva fare di più” ha detto Berlusconi che  ha chiesto all’ opposizione collaborazione . “E’ nell'interesse di tutti uscire dal pozzo della crisi che attanaglia il Paese”. Senza perdere il suo smalto ed il suo ottimismo il premier ha invitato gli italiani a non “modificare lo stile di vita”. “I cittadini - ha affermato il capo del governo- hanno la possibilità di mantenere le proprie abitudini. Guai a ridurre i consumi. La profondità della crisi dipende dalla nostra capacità di avere fiducia e speranza. Dobbiamo fermare questo circolo vizioso, questa spirale. Mi sto sgolando al telefono con i colleghi europei affinché anche loro invitino i cittadini ad un comportamento consapevole. Ora la buona volontà la devono mettere i cittadini”, ha detto ancora Berlusconi.
 
Il giudizio delle opposizioni sulle misure anticrisi è stato negativo. Il leader della CGIL Guglielmo Epifani ha confermato lo sciopero generale per il 12 dicembre bocciando il pacchetto governativo. I rappresentanti del centro sinistra hanno criticato l’ottimismo del premier sostenendo che gli ultimi dati della produzione industriale in Italia evidenziano un calo dell’1% rispetto ai dati di ottobre e di -5,3% sul dato di ottobre 2007.
 “Non ci siamo” ha detto l’ex Ministro Pier Luigi Bersani del Partito Democratico per il quale il pacchetto approvato non costituisce un piano per il rilancio dell’economia italiana ma interventi da una tantum. Massimo Donadio di Italia dei Valori e Lorenzo Cesa dell’Udc hanno sostenuto che i 4 miliardi e mezzo destinati ad aiuti alle famiglie e alle imprese sono inadeguati. Cauto anche il giudizio del presidente di Confindustria Emma Marcegaglia secondo la quale le “misure vanno nella giusta direzione ma “bisogna fare di più per le imprese”.

 L’ottimismo di Berlusconi si scontra con il pessimismo del commissario Ue agli affari economici Joaquin Almunia secondo il quale il  2009 per Eurolandia sara` probabilmente un anno in recessione. “I rischi che avevamo indicato si sono materializzati - ha spiegato Almunia - e dovremo rivedere le nostre precedenti stime in una crescita negativa”.

Lo scenario è da pericolo di deflazione.I tassi sono in discesa in Europa e nel resto del mondo. Basti considerare i tagli apportati dalle banche centrali. La Polonia ha ridotto il costo del denaro di 25 bp a 5.75%, l’Ungheria di 50 bp a 11%, La Cina da 6.66% a 5.585% (quarta sforbiciata a partire da settembre) e a sorpresa, La Svizzera di 100 pb.  Invariati allo 0,30%  solo i tassi in Giappone dato un inesistente spazio di manovra.

L’ultimo Economic Outlook dell’Ocse non mette certamente ottimismo. L’Organizzazione prevede per il complesso dei 30 paesi aderenti una crescita dell’1,4% nel 2008, un calo dello 0,4% nel 2009 e
un’espansione dello 1,5% nel 2010. Per gli Usa le stime indicano rispettivamente
+1,4%, -0,9% e +1,6% e per l’area Euro +1.0%, - 0.6% e +1.2%. Una visione decisamente negativa che trova riscontro nell’indicatore €-coin, pubblicato oggi, disceso a -0.14% (ex 0.0%) a causa dell’andamento della produzione industriale e del negativo trend borsistico.

Sia negli Stati Uniti, da dove è partito lo tsunami finanziario che in Europa si stanno adottando misure per fronteggiare la crisi. La Federal Reserve acquistera’ titoli per $ 600 milioni emessi o garantiti da agenzie autorizzate al prestito immobiliare e avviera’ un piano di sostegno al consumo e alle piccole aziende per $ 200 mln, mentre il Tesoro fornira’ una garanzia alla Fed a fronte del Term Asset Backed Securities Loan Facility per $ 200 bn.

L’UE ha annunciato un piano di €200 bn di cui €170 bn messi a disposizione dagli
Stati membri e il restante dal bilancio dell’Unione Europea. Il problema ,come al solito, è che le misure adottate  non saranno necessariamente identiche seppure coordinate. Agli Stati membri, comunque, sarà concesso uno sforamento dell’1% del parametro del 3% deficit/ Pil per non oltre un anno.

La parola ora passa alla Banca Centrale Europea che il 4 dicembre dovrebbe tagliare i tassi di interesse per un valore compreso tra 50 e 75 bp. L’aspettativa e’ stata avvalorata dalle dichiarazioni del presidente Jean Claude Trichet secondo il quale la BCE ha ancora spazio per agire sulle leve monetarie visto il travaso della crisi dalla sfera finanziaria all’economia reale ed il contenimento del livello dei prezzi.
Secondo alcuni analisti a questo intervento ne seguiranno altri nel corso del 2009
quando, in presenza di un andamento economico negativo e di uno scenario
deflazionistico, la BCE ridurra’ il tasso di riferimento al livello almeno del 2%.
Contraccolpi sul livello dei prezzi e dell’inflazione di secondo livello potrebbero venire, anche
se non pesantemente, dalla probabile decisione dell’OPEC di ridurre la produzione.
 La misura potrebbe essere presa a Vienna nella consueta riunione del 17 dicembre e dovrebbe portare il prezzo  del barile in un range di assestamento di 60-80 dollari.

Alfonso Maffettone/Italia Estera




 
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