11 nov 2007 | Taglio dei ministri, il Senato approva. Nasce l’asse Fini-Casini-Veltroni per le riforme |
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ROMA, 10 NOV.(Italia Estera) - L'aula del Senato ha dato il via libera all'articolo 8 bis che taglia il numero dei ministri a partire dal prossimo governo. I sì sono stati 160, i no 155. La norma prevede un limite massimo di 12 ministri e un tetto di 60 componenti per l'intera compagine governativa (tra ministri, viceministri e sottosegretari). La norma entrerà in vigore a partire dal prossimo esecutivo.
L'Unione ha votato a favore, compresa l'Udeur "per disciplina di coalizione" ha detto il capogruppo Barbato, nonostante che Clemente Mastella poco prima avesse espresso la sua contrarietà all'articolo in questione. E' quanto è risultato chiaramente dal tabellone che registra il voto dei senatori seduti al banco del governo. Ha detto "no" invece l'opposizione, compresa la Lega (che invece aveva votato a favore in commissione Bilancio).
Il Senato ha approvato anche l'articolo 9 della legge finanziaria che riguarda il contenimento dei compensi ai commissari straordinari di governo. La riduzione è del 20 per cento a decorrere dal primo gennaio 2008.
Le riforme restano ben salde al centro della scena politica. E sembra nascere un inedito asse Partito Democratico-Udc-Alleanza Nazionale. Gianfranco Fini, leader di An, dopo l’apertura del partito di Pier Ferdinando Casini, apre anch’egli a Walter Veltroni su una possibile intesa per la legge elettorale.
Intervenendo al congresso Confapi al teatro Capranica, a Roma, Fini dice che “resta evidente che occorre verificare se la maggioranza sarà ancora tale tra qualche giorno dopo gli scogli di Finanziaria e Welfare. Se ci sarà ancora un governo Prodi, avendo messo tra i punti del suo programma la riforma elettorale, attenderemo la sua proposta in merito, se ne arriverà una. E finché il governo avrà una maggioranza, seppur brutta, sgradevole e risicata, non si può parlare di continuo solo di elezioni. A quel punto discuteremo di legge elettorale”. “Ma sia chiaro – continua Fini - che se la Consulta dovesse dare il via libera al referendum, accanto alla via parlamentare si apre un’altra via. A quel punto discuteremo in Parlamento anche di riforme, ma senza patemi d’animo e senza angosce nel caso non si dovesse trovare un accordo”.
il leader di An ha aggiunto: “Non credo che la disponibilità dell'Udc al dialogo sulle riforme sia una grande novità. Non spiazza nessuno”. Fini, inoltre, critica apertamente l’UDC che sostiene a spada tratta il modello tedesco: “Mi fa sorridere - spiega - chi prende in prestito questo o quel modello a prescindere dai diversi modello di Stato. È noto, per esempio, che la Germania prevede una sola Camera legislativa e la sua Costituzione un numero variabile di parlamentari”.
E se Fini ribadisce che comunque An mira a far cadere il governo nel minor tempo possibile, sulla lunghezza d’onda è poi Casini: “Il governo prima se ne va a casa e meglio è. Le nostre energie devono essere impegnate a mandarlo a casa. Allo stesso tempo, sulla legge elettorale bisogna dialogare. Ed inevitabilmente dialogherà anche Berlusconi. Esattamente come Forza Italia, insieme ad An e Udc, sta facendo sulle riforme costituzionali”. Casini ribadisce che l’Udc è “per il sistema tedesco, ma non siamo per varianti in salsa spagnola. I pasticci non ci interessano, ci interessano le cose serie: se ci sono le condizioni per realizzarle, bene, se no pace”.
Nella giornata di oggi c’è da registrare anche l’intervento di Walter Veltroni, che raccoglie gli assist che arrivano dal centrodestra e dice che al Paese serve un sistema che punti su quattro punti fermi: proporzionale, nessun premio di maggioranza, riduzione della frammentazione, possibilità per gli elettori di scegliere i propri rappresentanti.(Italia Estera) -
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