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17 ott 2007Autorità cieche e sordomute

L’editoriale di Marco Basti su Tribuna Italiana
BUENOS AIRES, 17 OTT. - Tribuna Italiana/ Italia Estera - Questione: pagamento delle pensioni italiane in Argentina.
Premessa: non abbiamo certo la pretesa di essere il “Corriere della Sera”, o “La Nación”, solo per citare i due quotidiani più prestigiosi rispettivamente in Italia e in Argentina.
Non pretendiamo nemmeno di essere una testata importante tra i quattrocento e passa giornali e periodici che ci sono in Italia e all’estero, rivolti alle comunità italiane residenti all’estero. Crediamo, questo sì, di essere un settimanale che è apprezzato dalla nostra comunità in Argentina e che, almeno stando alle copie che stampiamo e al numero di abbonati che abbiamo, alcune  migliaia di connazionali ci leggono.
Un altra premessa è che della questione, dell’argomento Banco Itaú e compagnia, non ci siamo occupati soltanto noi, ma gli interventi su questo grave problema sono numerosi, manifestati da settori diversi (patronati, pensionati, Comites, Intercomites, altri media e giornalisti, ecc).Detto di cosa vogliamo parlare, fatte le premesse, manca solo la domanda: Ma è possibile che non ci sia stata nessuna risposta alle  numerose denunce, fatte, come detto, da tanti esponenti della comunità, riportate, commentate e allegate a quelle fatte dalla nostra TRIBUNA ITALIANA?
Ci vorrebbe un’altra premessa. Siamo certi che le Autorità non hanno bisogno di leggere la TRIBUNA ITALIANA, per informarsi e per conoscere qual’è la realtà sul pagamento delle pensioni italiane in Argentina? Quello che fanno conoscere i media, è semplicemente uno specchio di quanto avviene nella società. Magari possono essere messi in risalto certi aspetti e tralasciati altri, ma proprio dalla varietà delle voci, si può avere un panorama abbastanza veritiero della realtà.
E allora torniamo a fare la domanda. Ma è possibile che non ci sia nessuna risposta? Che le denunce, che sono gravi, vadano a finire nel cestino? Che nessuno al governo, all’INPS, al Parlamento, nelle sedi diplomatiche si decida a fare qualcosa perché i pensionati italiani in Argentina non continuino a subire gli abusi del Banco Itaù e delle altre banche subappaltatrici? O, se invece è tutto a posto, a smentire le denunce degli interessati e i documenti raccolti da tanti esponenti della comunità e dai nostri mezzi di comunicazione?
Invitiamo i lettori a leggere la lettera che ci ha inviato il connazionale Emidio Coccia, che pubblichiamo in calce.  Una lettera nella quale parla del disinteresse del Comune di Ascoli Piceno e del Consolato Generale d’Italia a Bahía Banca sulla vicenda dell’iscrizione all’AIRE del nipote del nostro abbonato, ex agente consolare onorario d’Italia.
Nella stessa lettera denuncia anche l’abuso della banca che gli paga la pensione italiana e parla inoltre, del fatto che la famosa circolare della Banca Centrale argentina, sventolata negli sportelli del Banco Itaù e soci per non pagare in euro, non vale per il pagamento delle pensioni spagnole, che vengono regolarmente pagate in euro, senza sconti, commissioni e nient’altro.E già, perché secondo quanto ha già spiegato l’avv. Tullio Zembo, tale circolare non è applicabile alle pensioni estere. Come è corroborato inoltre dal fatto che chi ha reclamato per via amministrativa o per via giudiziaria, ha ottenuto una risposta positiva. Così come dovrebbe essere corroborato dagli stessi dirigenti dell’INPS che ai nostri rappresentanti hanno spiegato che l’INPS paga TUTTE le commissioni, compreso lo spread del cambio valuta. In altre parole, i pensionati devono riscuotere TUTTI  gli euro delle loro pensioni senza alcuno sconto.
Ma sembra che questo al Banco Itaù non lo sanno e che nessuna autorità glielo comunica. A meno che l’INPS dica un cosa ai parlamentari e patronati e un’altra al Banco Itaù.
E poi c’è la questione delle sedi inadeguate, delle sedi lontane, della mancanza di euro negli sportelli, dei comprovanti confusi che ricevono quelli che hanno accettato di aprire una conto per ritirare la pensione presso gli sportelli automatici, che non spiegano quanto è la pensione, a quale cambio viene pagata, ecc.
Torniamo alla terza premessa. Siamo certi che le Autorità non hanno bisogno di leggere la TRIBUNA ITALIANA, per informarsi e per conoscere qual’è la realtà sul pagamento delle pensioni italiane in Argentina? Ma non è una novità che nelle società civili, in democrazia,  i mezzi di comunicazione, anche quelli meno graditi alle autorità, sono considerati parte indispensabile del sistema. Se non ci sono o se sono ignorati, significa che la qualità del sistema democratico lascia a desiderare.
Come rispondiamo a Coccia, ricordiamo la battuta dell’ex viceconsole onorario a San Isidro Giovanni Di Raimondo: “Man mano che ci si allontana da Roma, diventiamo sempre meno cittadini e sempre più sudditi”.
I cittadini vivono in democrazia, le loro denunce vengono accolte, trattate e, se è il caso risolte e, comunque, hanno una risposta.
I sudditi invece stanno alla mercé del signorotto del feudo. Il  quale  può decidere di non vedere, di non ascoltare e di non parlare. Non dare nessuna risposta a chi considera un disturbo, un ignorante o, comunque, uno che non conta.
Noi nutriamo ancora la speranza di essere cittadini di un Paese civile, di una democrazia compiuta, nella quale le lamentele della gente comune, specialmente se anziani e che hanno pochi mezzi, trovano una risposta. Anche se risiedono a 13mila chilometri da Roma. 
 
ITALIANI LONTANI DA ROMA, MENO CITTADINI E PIÙ SUDDITI
 
A Coccia, che scrive da Cipolletti, vogliono vendergli gli euro della pensione a $5.56! E sull’AIRE il Comune di Ascoli e il Consolato di Bahía Blanca fanno a scaricabarile
 
Caro Dott. Basti,  
anch’io sento il dovere di partecipare alle lamentele dei pensionati, come leggo nella TRIBUNA ITALIANA. Sono stato sempre un protestone e lo sono ancora. Ero di servizio a Udine a fare niente, scrissi a Mussolini di non tenermi come un fannullone, mi beccai tre giorni di semplice per farlo direttamente.
 
Ieri sono stato al Patagonia per il mio avere, volevano obbligarmi
a riscuotere nel “cajero automático”, ho piú di 90 non posso
farlo a contagocce, mi misi a sedere insistendo per riscuotere allo
sportello dove comprarono i miei EURO a 4,42. Se volevo i miei
EURO dovevo pagarli a 5,56! Riguardo alle mie proteste ho scritto
a chi possa intervenire, abbiamo votato Pallaro, Merlo senza
risposta, una risposta l’ho avuta dal Patronato ACLI e dice cosí: é
vigente il decreto 206 del 2002, dove determina il cambio obbligatorio
in pesos di ogni moneta straniera che entra nel Paese.
 
Molto bene Dottor Basti, io non sapevo che il dollaro non era una moneta straniera, una mia cugina vedova di spagnolo riscuote in dollari, non in banca spagnola (Galicia) ma Bansur. Veramente i nostri dirigenti al governo pensano solo a litigare fra loro e non ai poveri diavoli,
veramente sono stufo di leggere il Corriere della Sera, troppo pieno di politica.  
Caro Basti, una cosa molto importante.
Ho una figlia vedova con 4 figli, tutti con passaporto italiano. Ai tempi delle elezioni il maggiore dei miei nipoti non riceve la scheda elettorale. A maggio 2006 mi trovo in Italia e passo all’Anagrafe di Ascoli Piceno a cercare lo stato di famiglia di mia figlia, vedo con sorpresa che mio nipote Nicolás non risulta.
L’iscrizione all’AIRE, l’ho fatta io stesso come dirigente nel Circolo Italiano. L’Anagrafe di Ascoli mi dice di rinnovarlo tramite il Consolato, che feci subito al mio ritorno a Cipoletti. A maggio 07, mio cognato cerca lo stato di famiglia: tutto come prima. Il 9 agosto ultimo rinnovo l’iscrizione all’AIRE con raccomandata posta privata al Consolato
di Bahia Blanca. Mio nipote si trova attualmente in Italia, non puó avere la residenza per non essere nello stato di famiglia. Mia figlia é stufa di comunicarsi in tutti i mezzi col consolato, al telefono solo il contestatore, non credo sia chiuso, tempo fa ricevo una lettera se ero ancora presente.
Che altro mezzo posso trovare che mio nipote sia nello stato di famiglia di sua madre?  
Avrei altro da dire sul Consolato, sará la prossima.  
Tanti auguri e saluti.
Emidio Coccia
 
Prima di rispondere a Coccia, devo ricordare ai lettori che l’autore della lettera è un italiano che ha onorato la Patria natia nella lontana Patagonia e che per molti anni, ha dato il suo disinteressato contributo all’Italia anche come agente consolare onorario d’Italia nella zona.  
In una intervista che gli abbiamo fatto l’anno scorso, l’ex vice-console d’Italia a San Isidro, ha dato una definizione che, purtroppo, ogni giorno si conferma più efficace. “Man mano che ci allontaniamo da Roma - ha detto Di Raimondo allora - diventiamo sempre meno cittadini e sempre
pìù sudditi”.  
Come Lei sa, Caro Coccia, i cittadini hanno diritti, mentre i sudditi subiscono la volontà del signore.
 
Lei è un italiano emigrato nell’ultimo dopoguerra, è una persona
di età e risiede a Cipolletti. Mi sembra difficile immaginare un italiano più lontano da Roma.
 
Mi auguro comunque che dopo questa lettera il Consolato Generale
d’Italia a Bahía Blanca e o, il Comune di Ascoli, si decidano a rispondere alle Sue richieste e a regolarizzare la situazione di Suo nipote.  
Saremo felicissimi di darne l’annuncio se ciò accadrà.  
Come pure se l’Itaù le pagasse tutta la sua pensione.
MarcoBasti/Italia Estera



 
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