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25 lug 2007Quale assistenza sanitaria?

L’editoriale di Marco Basti su Tribuna Italiana
BUENOS AIRES, 25 LUG - Tribuna Italiana/ Italia Estera - Alla fine del mese scorso è stata rinnovata la convenzione tra il Consolato generale d’Italia e l’Ospedale Italiano di Buenos Aires per dare assistenza sanitaria ai cittadini italiani indigenti, indicati dalla sede consolare, nel prestigioso ospedale. L’assistenza sanitaria è stata dibattuta inoltre durante la riunione del Comites di Buenos Aires, martedì della settimana scorsa, sia dopo l’informativa del Console Generale Curcio, sulla citata convenzione, sia sull’accordo tra il Comites di Buenos Aires e l’Ospedale Italiano per l’assistenza sanitaria ai connazionali, che si presentano muniti del tesserino del Comites, a prezzi scontati, ma che, secondo la maggioranza dei consiglieri, dopo l’ultima rinegoziazione è diventato poco conveniente. Su questo argomento pubblichiamo un servizio a pagina 10.
Come è noto, il rinnovo della convenzione tra il Consolato e l’Ospedale, ha una durata di sei mesi, alla fine della quale, si spera, sarà pronto il nuovo programma di assistenza sanitaria ai connazionali indigenti, che sta curando la Farnesina.
Dall’inizio dell’anno è cambiato l’orientamento della politica di assistenza sanitaria. Come spiegato nel bollettino consolare n.10 pubblicato questo mese, “è stato organizzato un nuovo, più razionale efficiente sistema di valutazione delle richieste di assistenza economica e sanitaria che fa perno sulla collaborazione di medici di fiducia altamente qualificati”. E, spiegando più in dettaglio di che cosa si tratta, il bollettino informa: “che presso il Consolato generale di Buenos Aires opera un team di medici
professionisti e assistenti sociali che valuterà, anche sulla base dell’affiliazione dei richiedenti al PAMI o ad organismi sanitari privati (obra social o prepaga) i tipi di intervento assistenziali più adeguati.”
In altre parole, se l’interessato può essere assistito dal PAMI, sarà derivato al PAMI. Questo agli effetti di consentire – viene spiegato nella sede consolare - che un maggior numero di connazionali indigenti abbia la possibilità, se fosse il caso, di essere assistito,
in caso di urgenza o di cure di alta complessità, dall’Ospedale Italiano.
Questo sistema dovrebbe cambiare all’inizio dell’anno prossimo, quando dovrebbe partire il nuovo programma di assistenza che è un sistema adoperato anche per l’assistenza ai cittadini italiani indigenti, residenti nelle altre circoscrizioni consolari, attraverso la Medicyn. Anche in questo caso, si parte dall’assistenza sanitaria attraverso il PAMI (o di altri sistemi di assistenza sanitaria pubblici o privati), per eventualmente essere derivati ad altre strutture di livello superiore.
I nostri parlamentari si sono manifestati contro questa opzione di far assistere i nostri cittadini dal PAMI. Chi vive in Argentina sa bene che cos’è il servizio di assistenza sanitaria dei pensionati dell’Argentina, che ha oltre quattro milioni di affiliati, quasi
tutti anziani. Mesi e mesi di attesa per un intervento chirurgico, cambi negli elenchi dei medici con la conseguenza di dover iniziare le pratiche di diagnosi o i trattamenti daccapo; cliniche in genere scadenti; scioperi di medici e specialisti che reclamano il
pagamento di arretrati; farmacie che ogni tanto interrompono i servizi. Ci sono stati casi poi, di anziani che lamentano anche di essere trattati male dal personale amministrativo. Sono solo alcune delle denunce periodiche che ormai i giornali argentini ignorano o riportano nelle pagine interne, perché si ripetono da anni, nonostante ogni tanto si cerchi di migliorare l’assistenza del PAMI..
Il Console generale ha sottolineato, a questo riguardo, che c’è un rapporto diretto e la massima disponibilità delle autorità del PAMI per assistere i connazionali segnalati dalle nostre autorità consolari.
E questa sarebbe la soluzione per gli anziani italiani indigenti?
Per ottenere il servizio del PAMI hanno bisogno dell’aiuto delle autorità consolari? Forse sì. Diciamo che se un povero cristo si presenta per conto suo per essere assistito dal PAMI, rischia di incappare in qualcuno dei vari inconvenienti cui abbiamo fatto riferimento.
Se invece è segnalato ai massimi responsabili del PAMI, dal Console generale d’Italia, o da chi per lui, sicuramente riceverà, almeno inizialmente, una buona attenzione. La raccomandazione, si sa, è patrimonio comune di italiani e argentini.
Ma cosa succederà dopo la prima visita, dopo i primi interventi? Evidentemente non è facile assicurare una assistenza sanitaria degna, a costi relativamente contenuti, a circa diecimila anziani italiani che non solo non hanno fatto l’America, ma per i quali
l’Argentina si è rivelata una amara delusione. C’è chi sostiene che nemmeno in Italia la sanità, almeno in certe regioni, è un modello di efficienza e che anche in certe zone, ci sono lunghe attese, centri sanitari non all’altezza o burocrazie altezzose. Ma in Italia queste cose fanno notizia e si cerca di rimediare. E comunque, l’Italia non può disattendere il problema dei suoi cittadini emigrati più bisognosi di tutela. Non è degno di un Paese civile. Il nuovo programma di assistenza sanitaria quindi, non può basarsi
nell’affidare i nostri anziani più bisognosi, alle inefficienze del PAMI. Se non si può ottenere per loro la migliore assistenza sanitaria (anche perché forse ingiusto nei confronti di quanti, pur non essendo indigenti, non sono neanche ricchi e quindi non hanno accesso ai migliori servizi di assistenza sanitaria), si deve certamente
assicurare una assistenza dignitosa, che la “Obra Social de Jubilados y Pensionados” non può prestare.
MARCO BASTI/Italia Estera
 



 
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