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01 mar 2007“CARLOS JOSE’ DE BERTERO: UN BOTANICO ITALIANO AL SERVIZIO DEL CILE”

di Gerardo Severino

 SANTIAGO, Marzo (Italia Estera) - Nel settembre del 1827, dal porto mercantile di Le Havre, sulla Manica francese, s’imbarcava alla volta del Cile uno fra i più grandi naturalisti e botanici del tempo: l’italiano Carlo Giuseppe Bertero, la cui fama aveva varcato i confini nazionali appena l’anno prima, allorquando era stato ammesso fra i soci della Reale Accademia di Scienze di Torino. Nato a Santa Vittoria d’Alba, in provincia di Cuneo,
(Carlo Giuseppe BERTERO)
il 14 ottobre 1789, il Bertero aveva compiuto, in gioventù, studi di filosofia, anche se la sua vera passione era la medicina e le ricerche botaniche. Laureatosi in medicina, si specializzò, quindi, anche in botanica presso la Reale Università di Torino, nel 1811, discutendo una tesi riguardante le specie medicinali del Piemonte, frutto di sue escursioni naturalistiche nelle Langhe. Viaggiatore e studioso attento, il Bertero raggiunse per la prima volta l’America centrale nel 1816, imbarcandosi sulla goletta “Guadalupe”. Durante il viaggio che lo avrebbe portato nelle Antille, il Bertero svolse l’incarico di medico di bordo, cosi come gli aveva chiesto il comandante Foujas de Saint Fond, salvando l’intero equipaggio colpito dalla febbre gialla. Giunto in America si dedicò ad esplorazioni scientifiche nelle Antille (Guadalupe e San Tommaso), in Colombia ed in Venezuela. Nel 1819, durante la presenza nelle cosiddette “Indie Occidentali”, Giuseppe Bertero esercitò l’arte medica, grazie alla quale apprese importanti elementi circa l’uso delle piante locali. Nell’isola di Portorico, inoltre, conobbe il medico e scienziato venezuelano José Maria Vargas (1786-1854), i cui genitori gestivano una proprietà in località Aguas Pietras. Con il Vargas, collaboratore della Giunta di Sanità dell’isola, il Bertero fu legato da sincera amicizia. Con lui varò una seria attività scientifica, grazie alla quale poté scambiare con i colleghi europei notizie e dati interessanti, descrivendo abilmente quegli scenari ambientali propri dell’America Latina. In onore del Vargas, che alcuni anni dopo diverrà Presidente del Venezuela, il Bertero battezzò col nome di “vargasia” un nuovo genere di “sapindaceae”, scoperto mentre investigava sull’isola di Santo Domingo, nel 1821. Pur tuttavia, nel corso dello stesso anno, a causa delle rivoluzioni scoppiate sul Rio Maddalena, il Bertero raggiunse miracolosamente la Giamaica e quindi l’Europa. Tornato a casa, il naturalista si dedicò ad altre escursioni botaniche, la più importante delle quali fu in Sardegna, nel 1824, oltre a viaggi scientifici ed ai rapporti con altri studiosi del suo calibro. Raggiunta Parigi agli inizi dell’estate 1827, il botanico piemontese strinse micizia con Augustin Pyrame de Candolle, il noto botanico svizzero (Ginevra 1778 - 1841) e con il barone Jules Paul Benjamin Delessert, uomo d’affari, filantropo e naturalista francese (1773-1847). Maturata l’idea di ritornare in Sud America, il Bertero prese anche lezioni di pittura dal grande Pierre Jean François Turpin , molto utili per riprodurre personalmente le piante che di volta in volta avrebbe catalogato. Imbarcatosi sulla nave “Fulgor”, una delle tante golette che assicuravano i traffici mercantili con il Cile, negli ultimi giorni di settembre 1827, il dottor Bertero raggiunse Valparaiso a metà gennaio del 1828, dopo solo 110 giorni di navigazione. Prima meta delle sue ricerche fu il Cile centrale, corrispondente più o meno all’area ove è collocata la capitale Santiago e la stessa Valparaiso, regione allora botanicamente poco nota al mondo scientifico. Il 13 marzo 1828 lasciò, quindi, Santiago per raggiungere Rancagua, ai piedi della Cordigliera. Per auto-finanziarsi, il Bertero ottenne dal Governo locale l’autorizzazione ad esercitare la medicina, elemento questo che gli consentì di curare le popolazioni più povere. Nel maggio 1829 fece ritorno a Valparaiso. In seguito si spostò ad Aconcagua e, quindi, a Quillota, ove però si ammalò gravemente. A quel punto, Bertero fu costretto a ritornare a Valparaiso, città ove il clima era certamente più mite. Da quell’importante porto militare e mercantile, il Bertero, nel frattempo ribattezzato dai cileni Don Carlos José de Bertero, ripartì dopo qualche mese. A bordo di una goletta messa a disposizione dal locale Governatorato raggiunse il litorale più impervio, oltre alle isole più lontane del Pacifico, come ad esempio l’arcipelago di Juan Fernandez. Durante la sua permanenza in Cile, Carlos Bertero raccolse circa duemila esemplari di oltre trecento specie diverse, tra le quali molte piante sino ad allora sconosciute, come una nuova composita “cichoriacea”, cui diede il nome di “Rea” in onore del botanico Giovan Francesco Re (1773 - 1833). Il naturalista e botanico piemontese, nel classificare le sue piante, mise su una collezione di grande prestigio, che in minima parte avrebbe trovato ospitalità nell’erbario del Museo di Storia Naturale di Santiago, ove rappresentano, ancora oggi, una delle collezioni più antiche che vi si conservano . Altra parte finì a Ginevra, nell'erbario del barone Beniamino Delessert (ora nel Museo Botanico della città), mentre il restante materiale, opportunamente frazionato, fu venduto agli istituti universitari ed a collezioni private di Berlino, Kiev, Nancy, Leida, Torino e Montpellier. Gran parte delle piante scoperte nel Cile centrale furono personalmente descritte dal Bertero mediante appositi articoli apparsi sulla rivista "El Mercurio Chileno" (fascicoli 13, 14, 15 e 16) sui quali evidenziò le proprie scoperte naturalistiche attraverso una descrizione ordinata alfabeticamente sotto il titolo di: "Lista Plantas que han sido observada en Chili per el doctor Bertero en 1828". L’interessantissima rivista cilena, a causa dei gravi disordini politici, sospese le pubblicazioni nel corso dello stesso 1829, mentre il naturalista era giunto a commentare le piante che avevano inizio con la lettera “Q”. Ma la tappa più importante della permanenza cilena fu, senza dubbio, quella presso l’arcipelago di Juan Fernadez, essendo di origine vulcanica e con un clima subtropicale e molto piovoso . Il Bertero vi sbarcò nel 1829, unitamente all'amico e botanico inglese, Alexander Caldeleugh, lo stesso che più tardi prenderà parte alla spedizione di Chalers Darwin . Gran parte delle indagini furono svolte prevalentemente sull’isola Mas a Tierra, l’unica abitata a quel tempo, oggi nota come l’isola di Robinson Crusoe . Qui il Bertero catalogò moltissime specie di piante, fra le quali anche la “Juania australis”, meglio nota come “palma di Juan Fernandez”. Una prima descrizione della flora dell’Arcipelago Juan Fernadez fu contemplata in una lettera che lo stesso Bertero spedì da Valparaiso il 7 luglio 1830 al Bollettino Scientifico Naturale Geologico (verosimilmente pubblicato a Parigi), e che trovò spazio, nell’ottobre dello stesso anno, nell’articolo “Notizie succinte sulle vegetazioni ed i prodotti naturali delle isole Juan Fernadez”. Di tali scoperte, Don Carlos José de Bertero diede ulteriore notizia al mondo scientifico, pubblicando sugli Annales des Sciences Naturelles del 1830 alcune “Notice sur l'histoire naturelle de l'isle Juan Fernandez”. Le stesse furono, in seguito, contemplate anche in alcuni articoli della rivista “American Journal of science and Arts”, pubblicati nel 1831, quasi certamente dopo la morte dello scienziato. Nel settembre 1830, esaurita la missione nelle isole di Juan Fernadez, Bertero si imbarcò a Valparaiso sul brick cileno “Napoleone”, intenzionato a raggiungere Tahiti, ove aveva animo di approfondire alcune ricerche botaniche. Vi rimase fino all’estate dell’anno seguente, allorquando decise di far ritorno nell’amato Cile. Ma quello sarebbe stato il suo ultimo viaggio. Durante la traversata del Pacifico, la goletta di appena 120 tonnellate, la quale trasportava lui e la collezioni di piante medicinali scoperte nella Polinesia, fu inghiottita dalle onde di un terribile fortunale, a largo della stessa Valparaiso. Per fortuna, dell’incessante lavoro svolto in Cile dal grande italiano rimase traccia, oltre che presso il citato Museo di Santiago e nelle corrispondenze di alcuni giornali, anche in alcune opere conservate nella biblioteca dell'Orto Botanico di Torino. Non solo, ma dopo la sua morte, una piccola parte degli esemplari delle specie individuate in Cile fu inviata a Torino per essere affidata al botanico Luigi Colla. Destinatario dell’ultima lettera scritta da Bertero il 2 aprile 1831 da Ullotea, il Colla ne completò amorevolmente la catalogazione. Ad immortalare il ricordo del Bertero, oltre all'amico Morenheut, Console Generale degli Stati Uniti per le isole Oceaniche, il quale gli dedicò un’isola dell’Arcipelago degli Amici, vi fu soprattutto il Cile, il Paese ove visse intensamente i suoi ultimi anni di vita. Nel 1931, oltre alle cerimonie ed intitolazioni di strade e monumenti, in ricordo del grande naturalista italo-cileno fu pubblicato da G. Looser il libro: “Los primeros trabajos de historia natural publicados en Chile. A la memoria de Carlos Bertero en el centenario de su muerte”, edito dal Bollettino della Biblioteca Nazionale del Cile.

Gerardo Severino/Italia Estera


Note
[1] Nato a Vire, in Normandia, nel 1755, Turpin dedicò i suoi studi alle scienze, approfondendo le conoscenze e le esperienze nel settore botanico. Fu anche un eccellente disegnatore e quest’arte troverà applicazione soprattutto nel campo delle erbe e delle piante, per le quali realizzò l’iconografia nella sua principale opera dedicata alla flora medicale. I suoi approfondimenti furono dedicati alle piante medicinali ed, in particolare, alla morfologia ed alla fisiologia vegetale. Il genere Turpinia delle “stafilacee” porta il suo nome per ricordare ed onorare l’impegno profuso in tale campo. Membro benenerito dell’Accademia delle Scienze di Parigi, morì in tale città nel 1840.

[2] Di tale importante raccolta, circa 447 esemplari di erbe medicinali raccolte fra il 1828 ed il 1829 sia sulle Isole Juan Fernadez che nel Cile centrale, vi è un ottimo compendio nel testo di M. Muñoz, dal titolo: “La colección de Carlos José Bertero, conservada en el Herbario del Museo Nacional de Historia Natural”, edito nel 1993.

[3] Le isole Juan Fernandez sono un arcipelago al largo delle coste del Cile, costituito dall'isola Robinson Crusoe (fino al 1966 chiamata Más a Tierra), l'isola Alexander Selkirk (fino al 1966 chiamata Más Afuera) e l'isoletta Santa Clara, più alcuni altri isolotti minori. Prendono il nome dal loro scopritore, Juan Fernández, navigatore spagnolo. Si trova 670 km ad ovest della costa del Cile, all'altezza del porto di San Antonio, vicino Valparaiso.

[4] Il 21 dicembre 183, Charles Darwin s'imbarcò come naturalista sul brigantino Beagle, attrezzato per compiere ricerche scientifiche e rilevazioni geografiche: il viaggio intorno al mondo durerà fino al 2 ottobre 1836. Nel corso di questo viaggio Charles Darwin raccolse un'ingente quantità di materiali e compì numerose osservazioni: a ogni tappa scendeva a terra e conduceva esplorazioni all'interno, raccoglieva e catalogava campioni di specie animali e vegetali, di cui descriveva le abitudini.

[5] L'isola di Robinson Crusoe fu l'isola dove approdò il marinaio Alexander Selkirk che vi visse dal 1704 al 1709. Questa storia ispirò il romanzo di Daniel Defoe, Robinson Crusoe.




 
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