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25 ott 2006La visita di D’Alema all'Istituto Universitario Europeo: “l'Europa dei prossimi 50 anni esisterà se esisterà all'esterno”.

FIESOLE, 25 OTT. (Italia Estera) -  “Solo se sapremo presentare l'integrazione europea come la forza che ci consente di gestire la globalizzazione, recupereremo un rapporto di fiducia”. Lo ha detto il Vice presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri Massimo D’Alema nel suo intervento all'Istituto Universitario Europeo nella sede della Badia Fiesolana (Fiesole) che ha visitato stamane (vedi servizio di Italia Estera del 25 ottobre) e che quest’anno festeggia il suo venticinquesimo anniversario .

. L’ Europa ha “ancora di fronte a sé una opportunità”, una “seconda occasione, dopo la battuta d'arresto, la vera e propria crisi generata dallo stallo del processo costituzionale” ha aggiunto D’Alema, Ammesso, naturalmente “che colga il cambiamento strategico in atto” e ammonendo che“nell'Europa divisa non c'è salvezza per nessuno di fronte alle grandi sfide”.
Quale il cambiamento strategico in atto? “L’Europa dei primi '50 – ha ricordato D’Alema -  è stata rivolta all'interno”. Ma “l'Europa dei prossimi 50 anni esisterà se esisterà all'esterno”. Se farà cioè “della sicurezza internazionale, in aree e settori vitali per le nostre economie e società, la sua priorità”. “I cittadini europei – ha aggiunto - sembrano esserne più consci delle élites. Chiedono all'Europa di diventare un attore globale, anche se vorrebbero che ciò avvenisse a costo zero, se guardiamo ai bilanci; le maggiori resistenze continuano a venire da elite nazionali che vedono sempre nella politica estera un “domaine réservé”.
E' evidente – ha sottolineato il capo della Farnesina - che tutto ciò include la gestione delle sfide economiche legate alla globalizzazione”. Due esempi: “La politica commerciale comune non potrà in ogni caso più prescindere da una visione strategica e da politiche di sicurezza comuni , come trattare il problema della Cina, ad esempio. Maggiori successi nelle politiche di sviluppo, nella riduzione della povertà, sono la condizione per una risposta più efficace alle nuove dimensioni della sicurezza, a cominciare dall'emigrazione”.
“L'Europa – ha spiegato il Ministro - è direttamente esposta a un vastissimo arco di crisi - un arco che va dalla Bielorussia ai Balcani occidentali, al Caucaso, al Medio Oriente e al Nord Africa. Senza contribuire a stabilizzare queste aree di crisi, i paesi europei non potranno aspirare a gestire né i problemi migratori né le questioni di sicurezza energetica. Al tempo stesso, la questione mediorientale è ormai diventata, nel contesto del dopo- 11 settembre, una componente dei conflitti interni alle nostre stesse società”.
Ed  “è proprio su questo difficile versante, sul versante della proiezione strategica, che si offre all'Europa una seconda occasione per ripartire. Leggerei – ha evidenziato D’Alema - come primo segno di risveglio la risposta europea alla crisi libanese. Accettando di fornire il contributo prevalente di truppe internazionali nell'ambito della missione ONU, l'Europa ha giocato un ruolo politico di primo piano. Non più un semplice “payer” ma un “player” strategico, ossia un attore politico e militare in una regione per noi prioritaria.
La vicenda libanese ha messo anche a nudo i limiti della capacità di funzionamento delle istituzioni europee nel loro assetto attuale: si è trattato ancora di una “coalition of the willing” dei paesi europei, tuttavia sulla base di un mandato europeo, un passo in avanti importante anche sul piano istituzionale. In fondo non ci sarebbe stato bisogno di alcuna decisione comune europea (CAGRE del 25 agosto) per l'invio delle forze dei singoli Paesi”.
Inoltre “altrettanto importante è una seconda sfida esterna, quella del rapporto con la Russia e del tema, strettamente collegato, della sicurezza energetica”. “E' interesse comune dei paesi europei – ha ricordato D’Alema - stabilizzare il “vicinato comune” dall'Ucraina al Caucaso: il che impone forme di cooperazione, ma anche inevitabili tensioni con Mosca, apparentemente decisa a mantenere il controllo sul proprio vicino estero.
Nel settore energetico abbiano interessi in teoria complementari: l'Europa chiede sicurezza negli approvvigionamenti dalla Russia, la Russia chiede sicurezza nella domanda. Ma siamo ancora lontani da regole certe di cooperazione, soprattutto quando la Russia ambisce ad entrare nel settore di distribuzione europeo”.
Anche in questo caso dunque si può parlare di seconda occasione. “Così come, nel secolo scorso, l'integrazione del carbone e dell'acciaio è servita a fondare l'Europa, in questo nuovo secolo una politica energetica comune verso l'esterno può servire a rafforzarla. Il nazionalismo energetico ci condannerebbe a una insicurezza permanente”.
Quattro i banchi di prova, “su cui si misurerà la nostra capacità di fare crescere un ruolo internazionale dell'Europa”. la prima e più  immediata “salvare il negoziato multilaterale in sede WTO”. D’alema ne ha parlato  con il Direttore Generale dell'Organizzazione, Pascal Lamy. “ Sono convinto che sarebbe un grave errore sottovalutare la portata politica di questo negoziato, il rischio che si risolva in un insuccesso”.
La seconda sfida: dal 1 gennaio 2007 l'Italia siederà nel Consiglio di Sicurezza. “Vorremmo contribuire alla piena applicazione dell'art.19 (coordinamento delle posizioni europee), spesso disatteso nella pratica. E' un esercizio complesso, ma ci sforzeremo di sollecitare a Bruxelles un esame preventivo delle questioni di maggior rilievo all'ordine del giorno dell'agenda di New York in modo che i Paesi UE membri del CdS (5 su 15) possano farsi portatori di posizioni condivise. Se riuscissimo in un esercizio del genere, l'Europa conterebbe molto di più. Ciascuno dei Paesi conterebbe di più. Perfino il loro voto conterebbe di più”. Poi “sarebbe auspicabile arrivare a una rappresentanza comune dell'UE nel Fondo Monetario Internazionale e nella Banca Mondiale”.
Quarta proposta: “utilizzare Forza di Reazione Rapida Europea nella logica di una standing force delle Nazioni Unite, stabilendo anche nuove forme di cooperazione tra UE, NATO, ONU”.
Quinta sfida, infine: “sviluppare una vera e propria politica europea dell'energia, definendo un approccio comune dei Paesi europei consumatori nei confronti dei maggiori produttori”.
D’Alema ha poi indicato le riforme “per noi irrinunciabili”: “la creazione di un Ministro degli Affari esteri, che presieda il Consiglio e faccia parte della Commissione; la designazione di un Presidente stabile del Consiglio europeo; l'estensione del voto a maggioranza qualificata sulla base del principio della doppia maggioranza; l'introduzione di meccanismi di democrazia diretta e di un più chiaro sistema della ripartizione di competenze e delle fonti legislative; il conferimento di forza giuridica vincolante alla Carta dei diritti, forse l'innovazione più carica di significato e fascino”.  “Sono questi – ha insistito - gli indicatori-chiave, per l'Italia, della capacità del futuro testo fondamentale dell'Unione di rispondere a esigenze prioritarie di democrazia e efficacia. Su questi aspetti non accetteremmo negoziati al ribasso”.
“Lo stallo del Trattato costituzionale ha generato una crisi evidente – ha detto D’Alema avviandosi a conclusione del suo intervento -  Ma ha anche aumentato la consapevolezza della posta in gioco: l'Europa deve pensarsi come attore strategico”. “Che si colga questa occasione – ha ribadito -  dipenderà da leadership nazionali e dal ritrovato consenso di cittadini europei che si sentono tali, europei, ma che hanno bisogno di certezze. Certezze sull'assetto interno dell'Unione, e quindi sulla sua capacità di decidere; certezze sui confini esterni, e quindi sulla identità dell'Europa. Da questo punto di vista, resta giusta la vecchia regola aurea: approfondimento e allargamento devono combinarsi”.
“Sarebbe però sbagliato – ha avvertito il Ministro degli Esteri - trarre dalla crisi costituzionale la conclusione che vada bloccato qualunque nuovo allargamento. Il vincolo deve funzionare all'opposto: i vantaggi strategici dei nuovi allargamenti costituiscono una motivazione ulteriore per rompere lo stallo costituzionale”.
“E' indubbio, d'altra parte – ha soggiunto - che l'Europa ha bisogno in entrambi i campi - l'approfondimento e l'allargamento - di punti di arrivo, perlomeno per una fase transitoria. Un Trattato fondamentale e confini esterni darebbero chiarezza e certezza alla struttura generale dell'Europa allargata; lasciando ulteriori progressi ad un aumento della flessibilità. A forme di cooperazione rafforzata, all'interno; a forme di partnership rafforzata, all'esterno”.
“In una visione euro-idealista aggiornata – ha concluso Massino D’Alema - avremo un'Europa delle regole comuni e del mercato interno, che coinciderà con lo spazio allargato; e insieme avremo, in alcune politiche di integrazione ulteriore, gruppi europei più ristretti, come del resto già avviene con l'Euro. Gestire l'insieme di questo disegno non sarà facile; ma resta l'unico modo perché gli europei possano sperare di competere con successo nel mondo del XXI secolo”. (Italia Estera) -



 
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