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22 dic 2005Bolivia,una rivoluzione storica: Morales il vincitore delle elezioni per la prima volta non è un bianco

Servizio di Carmine Ragucci


LA PAZ (BOLIVIA), 20 dic. -(Italia Estera) -  Per la prima volta nella storiadella Bolivia, il Presidente della Repubblica non è un bianco ed é stato eletto con oltre il 50% dei voti scrutinati. La nomina ufficiale del sindacalista aymara Evo Moralers sarà fatta il prossimo 19 gennaio 2005.
“E' una rivoluzione storica, ed ha la grande differenza di essere democratica e di essere avvenuta solo grazie al voto popolare. Più che un'elezione è un plebiscito che ha dato al Mas una vittoria irrefutabile e inappellabile: la Bolivia intera ha votato per il cambio ed ha segnato il simbolo del cambio democratico". Questo il commento di Alvaro García Linera, il futuro vicepresidente del paese, che fotografa perfettamente l'elezione di Evo Morales come Presidente della Repubblica Boliviana per il prossimo quinquennio. Un fatto straordinario, unico, sia perchè per la prima volta entra a “Palacio Quemado” da presidente un indios aymara, per giunta ex leader della federazione sindacale dei lavoratori cocaleros, sia perchè il fatto di aver ricevuto oltre il 50% delle preferenze nelle urne gli consegna il paese senza dover fare trattative per raggiungere la maggioranza con questo o con quel partito.
I dati ufficiali, quelli della CNE, la Corte Nazionale Elettorale, non arriveranno prima del 13 gennaio. Intanto Evo Morales, il leader cocalero del Movimiento al Socialismo, il MAS, il temutissimo “narcocandidato”, come viene definito dall’ambasciata statunitense, non è ben visto nemmeno dalla borghesia medio-alta, che è molto preoccupata nell'ipotesi che un serio ricambio politico nel governo (che, si badi bene, non significa per forza “cambiamento”) vada a colpire direttamente i loro interessi. Addirittura i segni di tale “spaventoso” cambiamento si sono materializzati nella ricca zona sud di La Paz, dove sono apparse scritte sui muri che avvertivano gli elettori : "Se vince ‘el Evo’, questa casa diventerà uno spazio social”
Adesso le tre settimane serviranno per formare il Governo (sempre ieri sono stati eletti gli oltre 150 tra deputati e senatori) e per mettere al loro posto i nuovi prefetti dei nove dipartimenti: stime non ufficiali parlano di 4 prefetture a Podemos di Quiroga, 3 al Mas di Morales e 2 ad altri candidati.
"Il mio primo pensiero questa mattina è stato per i miei genitori (Dionisio Morales e María Ayma, morti negli anni Ottanta) per la Pachamama e per la possibilità di cambiare la storia della Bolivia. Questa è l'ora degli offesi, dei massacrati, di chi è rimasto nascosto per 180 anni di storia boliviana", ha dichiarato il Presidente Morales subito dopo aver votato.
Evo Morales ha dichiarato in un intervista alla tv cubana che dalla sua elezione in poi accompagnera' ''la lotta antimperialista di Fidel Castro e del popolo cubano''. ''Ora - ha aggiunto il leader della sinistra boliviana - ho la possibilita' di essere unito a lui in questa lotta alla ricerca della pace e della giustizia sociale''.
Morales ha poi ringraziato anche i cubani: ''Voglio dire al popolo cubano, ai suoi dirigenti, al suo governo: molte grazie per insegnare all'America Latina e al mondo di difendere la dignita' e la sovranita'. Un saluto speciale e rivoluzionario a tutto il popolo cubano''.
A proposito della sua vittoria, Morales ha spiegato alla tv cubana che si aspettava ''un voto degno, sano, del popolo boliviano'', ma ha ammesso che e' stata ''una grande sorpresa'' la percentuale di voti che gli sono arrivati.
Intanto la Corte Nazionale Elettorale (Cne) ha fissato per domenica 1 gennaio 2006 la ripetizione di alcune votazioni che sono state annullate in forza della normativa vigente. E per la cerimonia d'insediamento di Morales, i presidenti di Argentina, Nestor Kirchner, del Peru' Alejandro Toledo, e del Paraguay Nicanor Duarte, hanno subito assicurato la loro presenza. Secondo quanto precisato dal ministro degli Esteri boliviano, Armando Loaiza, tra i tanti altri invitati, sono possibili anche gli arrivi del presidente venezuelano, Hugo Chavez, e del principe ereditario Felipe in rappresentanza della Spagna.
Il comandante delle Forze armate boliviane, Ammiraglio Marco Antonio Justiniano, ha dichiarato che l'istituzione castrense garantisce il rispetto della Costituzione e riconosce quindi la vittoria del socialista Evo Morales nelle elezioni generali di domenica. Per quanto riguarda lo spoglio ufficiale del voto, in corso presso la Corte nazionale elettorale (Cne), sulla base delle schede relative al 68,40% dei seggi, Morales (Mas) ha raggiunto il 52,05%, seguito a distanza da Jorge Quiroga (Podemos) con il 30,45% e Samuel Doria Medina (Un) con l'8,42%. Altri cinque candidati si dividono con quote minori la restante percentuale di preferenze. Justiniano ha assicurato che le Forze armate "garantiranno la stabilità del nuovo governo" e "riconosceranno come Capitano Generale delle Forze armate della Nazione, il presidente eletto, Evo Morales", che assumerà la conduzione del paese il 22 gennaio prossimo.
Sono in molti a dire : speriamo che Morales si ricordi delle richieste fatte dalla gente.
Gli aymara dell'altipiano hanno dato nei giorni scorsi un ultimatum di 90 giorni: chiunque diventa presidente avrà solo 90 giorni per cominciare il processo di nazionalizzazione delle risorse naturali. Ma Morales non potrà mantenere in toto queste richieste perché proprio nei giorni scorsi ha promesso nei salotti bene della politica internazionale, che intende aumentare la tassazione per l’esportazione degli idrocarburi fino al 50% (contro il 18% chiesto oggi) e il pagamento delle royalties per l’estrazione di risorse non ripristinabili al 22%, cosi da ottenere dalle multinazionali esportatrici come Repsol e Petrolbras il 72% di imposte sul prodotto grezzo estratto.
La gente, però, vuole altro. La gente comune chiede che queste multinazionali lascino il paese, che il petrolio e il gas metano che c’è sotto la terra boliviana vengano estratti e lavorati e industrializzati esclusivamente dalla Bolivia, unica via d’uscita dall’estrema povertà in cui la gente vive.
I movimenti sociali e la gente comune non hanno davvero più nulla da perdere. Se Morales non adegua la sua politica a queste aspettative, sono pronti a mettere nuovamente le città a ferro e fuoco.

Carmine Ragucci




 
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