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04 nov 2005Roma, fiaccolata davanti all’ambasciata iraniana pro Israele

ROMA –(Italia Estera) -  Erano oltre diecimila le persone che hanno riempito tutta via di Santa Costanza, al quartiere Nomentano di Roma, per protestare contro le parole di fuoco nei confronti dello Stato ebraico pronunciate, da Teheran, dal presidente iraniano Ahmadinejad.
 ''Orgoglioso di essere sionista'', ''Israele ti amo'', ''Cancellate dalle mappe il terrorismo, il vostro odio'': sono alcune delle frasi sugli striscioni dei partecipanti alla fiaccolata pro Israele di questa sera di fronte all'ambasciata iraniana di Roma, indetta da 'Il Foglio'.
Tra i presenti numerosi parlamentari del centrosinistra e del centrodestra: il ministro Roberto Calderoli, Ignazio La Russa, Maurizio Gasparri. Sotto il palco c'e' il sindaco di Roma Walter Veltroni, il segretario dei Ds, Piero Fassino, il presidente del partito Massimo D'Alema, gli esponenti della Margherita Franco Marini, Enzo Bianco, il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio e il leader dell'Udeur, Clemente Mastella. La CdL é rappresentata dal leader di Italia Moderata, Antonio Sabella.
Tra i primi a giungere il segretario della sezione italiana della Lega musulmana mondiale, Mario Scialoja. Dal palco si sono alternati rappresentanti della comunita' ebraica e politici. E' intervenuto anche lo stesso promotore dell'iniziativa Giuliano Ferrara. Il direttore de 'Il Foglio' ha preso la parola e' ha detto: ''Viva Israele e viva la liberta''', pronunciando piu' volte questa frase in farsi, la lingua iraniana. ''Questa fiaccolata e' per la vita e per l'esistenza di Israele'', scandisce il giornalista, ripetendo piu' volte lo slogan in farsi, seguito dai partecipanti alla fiaccolata che urlano con lui. Subito dopo parte l'Inno di Mameli. Poi la gente ha intonato piu' volte l'inno ebraico e sventolato le bandiere israeliane, prima di lasciare via Nomentana.
Un evento bipartisan quello terminato poco dopo le 23 con alcune assenze dell'ultima ora, dettate da ragioni politiche maturate nel pomeriggio. Come quelle dei ministri del governo - con la significativa eccezione di Roberto Calderoli - che hanno detto no poco prima delle 21, ora fissata per l'appuntamento sotto le finestre dell'ambasciata iraniana. ''Ho serie e motivate ragioni per ritenere che la mia presenza fisica, quale Ministro degli Esteri, alla manifestazione di questa sera potrebbe determinare da parte iraniana conseguenze lesive dei nostri interessi nazionali e della sicurezza dei nostri connazionali'', ha affermato il ministro degli Esteri Gianfranco Fini, in una dichiarazione diffusa dalla Farnesina in cui spiegava i motivi per i quali non sarebbe andato alla fiaccolata. Assente anche il ministro della Difesa, Antonio Martino, per le stesse ragioni. Solidali con Fini il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e il ministro degli Interni, Giuseppe Pisanu. Per Berlusconi e' condivisibile la posizione del vicepremier. ''Ho sentito anche io che il ministro Fini - aveva detto Berlusconi - non parteciperà alla fiaccolata di questa sera davanti all'ambasciata iraniana. Devo fargli i complimenti per il suo senso di responsabilita'. Condivido pienamente la sua decisione''.
Anche il Ministro per gli Italiani nel Mondo Mirko Tremaglia si é associato  alla posizione assunta da Fini. “Sono d’accordo – dichiara Tremaglia – con Fini che ha espresso preoccupazione sulle possibili ripercussioni riguardo la sicurezza dei nostri connazionali all’estero: come Ministro per gli Italiani nel Mondo non posso che apprezzare e condividere la giusta decisione del Ministro degli Esteri”.
 A sottolineare lo spirito bipartisan dell'iniziativa anche il leader diessino Piero Fassino, che evita le polemiche sulla rinuncia di Fini e degli altri ministri: ''Sono consapevole che il ruolo istituzionale che Fini ricopre in qualita' di ministro degli Esteri gli imponga una certa cautela di comportamento e capisco bene le ragioni per cui questa sera ha preferito non essere qui''. E restando al centrosinistra neanche Romano Prodi, leader dell'Unione ha partecipato alla manifestazione. Il professore, pur aderendo all'iniziativa, aveva fatto sapere che non sarebbe stato presente per impegni fuori Roma precedentemente assunti.
Assente anche il leader di Rc, Fausto Bertinotti perchè mancava nell'appello de 'Il Foglio' di Ferrara un riferimento esplicito al popolo palestinese. Il segretario di Rifondazione e' stato criticato dagli altri leader del centrosinistra. Massimo D'Alema, presidente dei Ds ha detto: ''Una parte della sinistra ha ritenuto che non era giusto scendere in piazza con la destra. Questo e' stato un punto di dissenso ma non c'e' dissenso sulla difesa di Israele. Io penso che quello di Bertinotti sia stato un errore perche' ritengo che quando si considera una causa giusta non c'e' alcun problema a trovarsi in piazza con chi condivide questa causa''. (Italia Estera) -



 
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