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23 set 2005MCL: SERVE UNA PAC PIU’ ADERENTE PER L’AGRICOLTURA EUROPEA

L'AQUILA - 23 sett. - (Italia Estera) - “E’ necessario spostare l’accento dal semplice sostegno alle produzioni a quello di uno sviluppo rurale omogeneo e armonico, e incentivare di più tutele dell’ambiente e qualità alimentare’’.

Questo, in estrema sintesi, quanto emerso al seminario internazionale dedicato alla politica agricola europea promosso dal Movimento Cristiano Lavoratori a L’Aquila e a cui partecipano esponenti politici, studiosi, economisti, rappresentanti delle aziende agricole.

L’Unione europea - è stato detto - contribuendo a favorire l’adeguamento delle zone rurali, a migliorarne le infrastrutture di trasporto e per la salvaguardia dell’ambiente, favorirà il benessere e la coesione dei lavoratori agricoli, oltre che della popolazione dei consumatori. E forse così si allenteranno le tensioni e gli accanimenti verso la nuova Pac.

L’Europa ha dei doveri anche nei confronti dello sviluppo altrui: li ha per il suo passato con il suo carico di responsabilità ma li ha anche per il suo futuro, se vuole evitare di essere presa d’assalto come una ‘zattera di tanti disperati’, che alcune sue politiche miopi hanno concorso a creare.

Il Mcl chiede più attenzione e più risorse a favore dello sviluppo interno ed esterno dell’Unione. Solo accettando le responsabilità che derivano dal suo ruolo politico ed economico, agendo per il proprio interesse, ma senza mai perdere di vista il bene comune, non ‘angustamente continentale’, l’Europa potrà aspirare a quella leadership finora sempre solo velleitariamente pretesa.

La Pac, che insieme all’Unione monetaria europea, ha finito per costituire un esempio di stimolo per l’integrazione e la coesione europea, è andata evolvendosi negli anni in maniera ‘troppo tiepida’.

I Ministri europei dell’Agricoltura hanno tentato una nuova strategia affrontando una riforma della Pac più radicale, che rivoluzionerà il modo con cui l’Ue sosterrà il settore agricolo, intesa anche a controllare i mercati esteri.

“Chiediamo una riforma che sia orientata verso i consumatori e i contribuenti, e che lasci maggiori spazi di libertà ai produttori: insomma serve meno dirigismo, il che non vuol dire assenza di controlli” ha spiegato il presidente nazionale del Mcl Carlo Costalli. “Anzi, temi come l’ambiente, la sicurezza alimentare e la protezione degli animali devono essere messi al centro della riforma, secondo noi, ma tutto ciò non può e non deve significare imporre ulteriori briglie alle nostre produzioni, già troppo soggette a vincoli di ogni sorta”.

“Tanto per fare un esempio, abbiamo alle porte milioni di immigrati, e però non siamo in grado di fare nulla per loro, perché ingabbiati da forme di protezionismo che non hanno più senso. E’ stato così anche per l’Argentina, quando è scoppiata la terribile crisi economica: maggiore libertà avrebbe significato anche in quel caso poter aiutare un Paese tradizionalmente amico a migliorare la propria agricoltura e, d’altro canto, per noi avrebbe prodotto un significativo miglioramento delle esportazioni in campo agricolo”, ha concluso il leader Mcl.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche il Segretario Generale della Feder.Agri, Alfonso Luzzi, secondo il quale “A maggior ragione in una Ue allargata, in cui sono entrate realtà tanto diverse tra loro, non ha più senso parlare di un’agricoltura unica, monolitica. Anzi è sempre più necessario lasciare spazi maggiori di libertà e lavorare per valorizzare le tipicità, in sintonia con quella che sta diventando sempre più, almeno in campo agricolo, un’Europa delle Regioni”.

Ma è anche indispensabile, ha aggiunto Luzzi, affrontare l’argomento da un punto di vista più ampio, di carattere europeo: “ Un nuovo grande mercato che, nell’Ue a 25, e ancor più in quella a 27 membri, non può non candidarsi a ricoprire una posizione di leader globale, nei tratti economici, nell’innovazione e anche nella qualità ed efficacia delle politiche”.

Insomma, puntare a “valorizzare le produzioni tipiche, anche attraverso le innovazioni tecnologiche e d’altro canto superare i piccoli egoismi che hanno fin qui frenato lo sviluppo a livello europeo”, ha sintetizzato il vicepresidente nazionale del Mcl, Antonio Di Matteo. “Perché, ha concluso, per andare verso un’agricoltura di qualità occorre superare le frammentazioni e pensare a un’infinità di spazi di nicchia di alta qualità”.





 
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