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14 set 2005IL VOTO DEGLI EX “IDRAULICI ITALIANI” ++di Dino Nardi++

ZURIGO - (Italia Estera) - Il prossimo 25 settembre avremo nella Confederazione un ennesimo referendum avente per oggetto la difesa della Svizzera dallo straniero, una vera e propria ossessione per tanti elvetici! Dopo quello recente, dello scorso giugno, contro gli Accordi di Schengen e Dublino (per fortuna respinto dagli elettori) ecco, adesso, quello contro l’allargamento degli Accordi Bilaterali, tra Svizzera ed  Unione Europea del 2002, ai nuovi dieci Paesi entrati a far parte dell’Unione nel 2004. Un referendum, questo, che, più di tanti altri, ha spaccato il Paese in due prospettando un esito molto incerto anche perché con l’attuale precaria situazione occupazionale elvetica è molto forte, tra i lavoratori, il timore di un’invasione di manodopera a basso costo dai nuovi Paesi dell’est europeo entrati a far parte dell’Unione Europea. Un esito incerto nonostante l’ampio fronte schierato per il si all’allargamento composto dai maggiori leaders politici, dalle organizzazioni economiche e dalle stesse forze sindacali. Uno schieramento favorevole al si che, evidentemente, teme soprattutto le conseguenze di un rifiuto all’allargamento ai dieci nuovi Paesi che ci sarebbero per il prevedibile isolamento dal resto dell’Europa che ne conseguirebbe per la Svizzera. Un isolamento che potrebbe avere delle conseguenze molto negative per il futuro del Paese che, ci si sforza di ricordare, conta solo sette milioni di abitanti e si trova al centro di un Europa con 450 milioni di persone e che è il suo migliore e più appetitoso partner commerciale.
Ciò nonostante tra i lavoratori, anche immigrati, e soprattutto nelle zone di confine confrontate quotidianamente con il frontalierato, fanno presa i messaggi mediatici del fronte del no all’allargamento della libera circolazione come quelli che, per esempio, paventano un aumento dell’immigrazione (attraverso l’ormai abusato spaventapasseri dell’ “idraulico polacco”) con conseguente crescita della disoccupazione tra gli svizzeri, maggiori costi sociali e più tasse. Affermazioni che, ovviamente, vengono puntualmente smentite dai fautori del si ma che comunque lasciano il segno in chi deve fare i conti già da alcuni anni con un mercato del lavoro asfittico e con un costo della vita insopportabile. In ogni caso anche noi riteniamo che votare contro l’allargamento dei Bilaterali sia, tuttavia, la soluzione peggiore ed auspichiamo un voto favorevole anche da parte della comunità italiana in possesso di doppia cittadinanza che, oltretutto, dovrebbe ricordarsi di quando gli italiani erano gli “idraulici” che, in tempi non lontani, spaventavano i lavoratori svizzeri. E siamo favorevoli al si perché, tra l’altro, anche noi condividiamo quanto ha affermato recentemente Renzo Ambrosetti, co-presidente del sindacato UNIA, in un suo intervento nel Corriere del Ticino “(..) un no alla libera circolazione delle persone non creerà un solo ulteriore posto di lavoro. Il rischio che accada esattamente il contrario è grande. Inoltre aumenterà la pressione sui salari e sulle condizioni di lavoro  in quanto occorrerà aumentare la nostra competitività. (..) Se i vantaggi commerciali di cui gode oggi l’industria d’esportazione grazie agli accordi sottoscritti in passato saltano, il fenomeno della delocalizzazione non potrà che accelerare con tutto quanto ne consegue in termini di occupazione diretta e indiretta se pensiamo a quanto lavoro l’industria di esportazione dà alle aziende piccole e medie che operano solo nel mercato interno.(..)”. Anche perché l’Unione Europea, di fronte ad un no all’allargamento della libera circolazione ai dieci nuovi Paesi, potrebbe benissimo rimettere in discussione gli stessi Accordi Bilaterali del 2002. Un’eventualità talmente nefasta alla quale è meglio non pensare nemmeno! e, d’altra parte, non è stata proprio la Svizzera che, a suo tempo, decise di non aderire all’Unione Europea preferendo la strada degli accordi bilaterali? ma questi, come tutti gli accordi tra più soggetti, non possono certamente consentire di trarre unicamente dei benefici da parte di uno solo dei contraenti!
 
Dino Nardi, Presidente ITAL-UIL Svizzera e membro CGIE
 
 



 
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