ROMA - (Italia Estera) - Comincerà "verso la fine del mese" lo schieramento in Sudan del contingente militare italiano incaricato di assicurare la protezione alle strutture di comando della missione "Unmis", prevista dalla risoluzione 1590 delle Nazioni Unite per "dare sostanza all'accordo pace firmato a Nairobi nel gennaio scorso tra il governo sudanese e il 'Sudanese People Liberation Army'":Lo ha annunciato a Verona il capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Giampaolo Di Paola (nella foto), a margine della cerimonia per la partenza per Herat, in Afghanistan, della bandiera del Reparto mobile di supporto dell'Aeronautica militare.
Le regole di ingaggio dei militari italiani, ha precisato Di Paola, "sono esclusivamente di autodifesa. Non abbiamo alcuna regola di ingaggio aggressiva visto che è una missione che non prevede l'uso attivo della forza ma solo l'autodifesa". Il contingente, che si aggirerà attorno ai 220 uomini, dovrebbe essere costituito in massima parte dai paracadutisti del 183. reggimento della Brigata Folgore. Il team di ricognizione partirà "entro metà mese", seguito poi, dalla fine di aprile, dal contingente vero e proprio. Il numero complessivo di militari non è ancora stabilito nei dettagli. "220 uomini è solo un ordine di riferimento. In base alla situazione sul campo, calibreremo il contingente nella maniera più appropriata". ha aggiunto Di Paola.
La risoluzione dell'Onu prevede un impegno iniziale di sei mesi per i militari italiani, il cui compito sarà di "fornire una forza di protezione delle infrastrutture e del quartier generale del comando a Khartoum o nelle vicinanze di Khartoum, delle strutture di comando politiche e delle singole personalità".
Ad Oslo, dove si è aperta la conferenza dei 60 paesi che si sono impegnati a donare fondi e, secondo quanto comunicato in apertura dal segretario dell'Onu Kofi Annan, il Sudan ha bisogno urgente di 2,6 miliardi di dollari: "Le promesse di donazioni vanno bene, ma i soldi contanti sono meglio" ha affermato provocatoriamente il segretario.
Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, il Sudan necessita di 7,8 miliardi di dollari entro il 2007 per la ricostruzione del paese, devastato da 21 anni di guerra civile tra il Sud animista e cristiano e il Nord musulmano. Un conflitto in cui etnicità, ideologia e religione si sono intrecciati con la questione delle risorse petrolifere, e che ha fatto 2 milioni di morti e 4 milioni di rifugiati. L'accordo siglato in gennaio a Nairobi tra il governo di Karthoum e i ribelli sembra tenere, ma paradossalmente questo rischia di aggravare la situazione umanitaria perchè centinaia di migliaia di profughi hanno iniziato a rientrare insieme a quelli che fuggono il conflitto in Darfur in una zona dove imperano carestia e siccità.
Per garantire il rispetto dell'accordo di Nairobi l'Onu, con la risoluzione 1509 del 24 marzo, ha deciso di inviare nei prossimi mesi 10mila caschi blu in Sudan e in questo quadro rientra il dispiegamento del contingente italiano.