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30 giu 2004OPINIONI/ Santellocco : Vertice NATO e sicurezza globale

ROMA - In questi giorni, si svolge ad Istanbul il vertice della NATO, all’ombra del terrorismo e delle esecuzioni sommarie che Al-Quaeda continua a perpetrare. E’ un momento importante, delicato, che si svolge in contemporanea con il passaggio delle consegne al nuovo Governo in Iraq : cerimonia che segna il ripristino della sovranità del popolo iracheno, un successo della coalizione contro il terrorismo. Lungi da considerarla una vittoria definitiva: il difficile in Iraq comincia adesso. Un Iraq ancora profondamente instabile, con un Governo debole e facile preda di colpi di mano, ma allo stesso tempo orgogliosamente sovrano.

Una sovranità che, sebbene fosse importante mettere nuovamente nelle mani degli iracheni, renderà particolarmente difficile per gli Stati occidentali ogni forma di intervento nel Paese. Un Paese fragile, che si ritroverà quindi ad affrontare una minaccia mortale giorno per giorno, nel contesto di una guerra logorante e silenziosa.

Necessario dunque un rafforzamento della lotta al terrorismo, attraverso un maggiore coordinamento tra Paesi occidentali ancora troppo divisi. Tutti dovrebbero sforzarsi nella ricerca di una strategia comune, perché è quanto ci chiedono Paesi come l’Iraq e l’Afghanistan, pacificati ma ancora minacciati dal “nemico interno”.

In uno scenario geopolitico in cui l’ONU non sembra ancora aver riacquistato credibilità, vediamo per converso un rafforzamento della NATO. Questo organismo, costituitosi su base puramente regionale e per fronteggiare una minaccia ideologica ormai caduta, aspira oggi a diventare uno strumento globale di lotta contro il terrorismo.

Ma questa NATO non basta per un obiettivo così ambizioso: urge una sua riorganizzazione su basi più ampie e con un impegno maggiore da parte di tutti. E questo progetto per la creazione di una nuova NATO parte proprio dal vertice di Istanbul in corso in questi giorni: da qui l’importanza di un momento epocale. Sembra che, per una volta, l’Italia abbia capito prima di altri quale sia la strada da seguire, sforzandosi di dare un contributo quantitativamente e qualitativamente maggiore all’Organizzazione rispetto al passato.

L’Alleanza atlantica, già rafforzata dall’acquisizione del principio che le consente di combattere anche fuori area (lo fa nei Balcani e in Afghanistan), deve adesso porsi nuovi obiettivi in termini di ristrutturazione globale.
E’ quanto promosso da Jaap de Hoop Scheffer, Segretario della NATO, che in questi giorni afferma che occorrono più mezzi e finanziamenti di quanto impiegato finora, sollecitando gli sforzi comuni di tutti gli Stati membri.

Qualcosa dunque si muove nella giusta direzione. Perché tra gli obiettivi della riforma interna dell’Organizzazione lanciata nel corso di questo vertice di Istanbul, c’è anche la promozione del dialogo tra i Paesi del Mediterraneo. E’ il segno importante di un’attenzione nuova, e di un cambio di prospettiva che finalmente riconosca l’importanza strategica, per la stabilità mondiale, della cooperazione tra tutti i Paesi del Mediterraneo, sullo sfondo di questo mare che è il punto d’incontro tra due mondi, tra due culture.

E’ un concetto che ripetiamo da tempo, e che la società civile ha compreso e promosso prima di ogni altro, grazie ad un’ampiezza di vedute che soltanto l’esperienza e la sofferenza sul campo, sulla propria pelle, possono dare. E’ confortante vedere emergere questa sensibilità anche da parte di Organizzazioni che hanno in mano le sorti del mondo, e che per troppo tempo sono rimaste chiuse in un vuoto regionalismo.

La conferma che la direzione presa è quella giusta ce la offre anche la promozione, sempre nel corso di questo vertice e complice la sua collocazione geografica, dell’ingresso della Turchia nell’Unione Europea. E’ un passo che vede nel Presidente degli Stati Uniti un autorevole sostenitore, e che rimane fondamentale per acquisire alla lotta contro il terrorismo uno Stato chiave, ponte tra due mondi. E’ un passo dovuto, affinché venga dato il giusto riconoscimento ad uno Stato islamico che sta pagando con le vite dei suoi cittadini in Iraq la sua moderazione e la sua lealtà all’Occidente e ad un sistema di valori laico e tollerante.

Questi segnali, lanciati dal vertice di Istanbul, rafforzano finalmente la nostra speranza, dopo giorni segnati soltanto dal macabro rituale delle decapitazioni registrate da terroristi ansiosi di mostrarci la loro determinazione.

Ma la crudeltà fanatica di pochi violenti non potrà mai dettare legge per tutti.

Ed oggi, dopo il vertice di Istanbul, forse i terroristi dovranno imparare a temere sempre di più gli “uomini di pace”, la loro visione di un mondo tollerante, di un progresso per tutti in un mondo di equa redistribuzione delle risorse.



 
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