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05 nov 2008ELEZIONI USA: Obama promette il cambiamento e crolla ogni barriera razziale / di Alfonso Maffettone

Il sogno di Luther King 45 anni fa, il presidente eletto annuncia una nuova era dopo George W. Bush
 
di Alfonso Maffettone
 
NEW YORK, 5 NOV, (Italia Estera) – Il 4 novembre 2008 resterà una data epocale nella storia mondiale: un afroamericano, Barack Obama  è stato eletto 44° presidente degli Stati Uniti. Il senatore democratico dell’Illinois ha promesso il cambiamento dopo otto anni di presidenza di George Bush ed ha battuto con faciltà l’ultima barriera razziale nella politica americana. Si è avverato il “ sogno”  enunciato 45 anni fa dal leader dei diritti civili Martin Luther King che fu assassinato a Memphis il 4 aprile 1968. ”Ho un sogno –disse Luther King -  che un giorno questa nazione si sollevi e viva pienamente il vero significato del suo credo: "Riteniamo queste verità di per se stesse evidenti: che tutti gli uomini sono stati creati uguali".
 
Nel momento più duro e difficile per gli Stati Uniti a causa della catastrofe  dei mutui subprime e delle tensioni internazionali , Obama è diventato il primo Presidente nero con  una vittoria a valanga: 338 voti elettorali –ce ne volevano 270-  contro i 158 del repubblicano John McCain, ex ufficiale di Marina ed eroe della guerra nel Vietnam.
 
 "Se qualcuno pensa che in America ci sia qualcosa di impossibile, questa notte è la risposta", ha detto Barack Obama sul palco del Grant Park di Chicago dove una folla multirazziale in delirio lo ha accolto con una pioggia di applausi. In una scenografia a stelle strisce illuminata a giorno da luci e fari, c’erano almeno 70 mila persone di ogni età che agitavano bandierine nazionali e scandivano  “yes we can”, (si possiamo farcela), lo slogan  diventato popolare nei due anni di campagna elettorale. Commosso ed emozionato, il viso rigato di lacrime c’ era anche il rev.Jesse Jackson, 68 anni, uno dei più autorevoli esponenti della comunità afroamericana di Chicago e seguace a suo tempo di Martin Luther King.
 
"Con questa elezione il cambiamento è arrivato in America", ha annunciato il presidente eletto nel discorso della vittoria rivendicando  la condizione di una volta dei negri in America. Ma dalle sue parole non trapelavano nè astio né odio ma solo il desiderio di instaurare  una nuova era fondata a su un “nuovo spirito di servizio e di sacrificio, l’essenza del nuovo patriottismo”.   "Siamo e saremo gli Stati Uniti d'America, non ci sono stati blu (democratici) e stati rossi (Repubblicani). Abbiamo dimostrato al mondo intero che non siamo semplicemente una collezione di individui di tutti i tipi", ha detto il presidente eletto ispirandosi ad Abramo Licoln dopo avere citato tutte le minoranza del paese, dalle donne ai gay, dai bianchi ai neri.
 
“ Abbiamo incominciato con pochi soldi e pochi appoggi. La campagna è stata costruita sulle strade, con le persone che hanno donato anche solo 5 dollari, con i volontari che si sono sacrificati per dimostrare che in questo Paese si può avere un governo del popolo e per il popolo” ha enfatizzato Obama  sulla sua origine di uomo venuto dal nulla e non dall’establishment di Washington.  ”Vi chiederò di aiutarmi a ricostruire questa nazione: mattone su mattone. Sarò sempre onesto con voi: vi ascolterò, anche se la penseremo diversamente. Il cammino davanti a noi sarà duro e ci sarà bisogno di stare uniti”, ha detto ed ha ammonito che   sono tante le sfide sismiche che lo attendono: la crisi economica, le guerre in Iraq ed Afghanistan, la lotta al terrorismo, il problema energetico, il clima. La pesante eredità di otto anni di presidenza del repubblicano George Bush squassata da eventi drammatici e disastri epocali.
Obama ha ringraziato  MCcain, l’ufficiale ed il gentiluomo. Lo sconfitto non solo si è congratulato con lui per un vittoria che, ha detto, riscatta una parte della società americana per troppo tempo discriminata ma gli  ha anche assicurato l’ appoggio politico suo e del suo partito  in questi difficili tempi per il Paese. E’ stato questo un episodio che conferma l’alto livello  di democrazia e patriottismo che animano gli  Usa dove  la solidarietà pionieristica ha unito  nei secoli gli americani  di ogni razza, cultura ed etnia contro  i pericoli e le difficoltà che minacciano la nazione.
 
I sondaggi che avevano indicato McCain in grave ritardo non sono stati smentiti.  Nessuna sorpresa: quella di Obama è stata una vittoria annunciata. Sono state interminabili le code davanti ai seggi, una delle più alte affluenze elettorali degli ultimi tempi. Una dopo l’altra sono cadute le roccaforti repubblicane dell’ Ohio  e dell’Iowa e sono seguiti i successi in Pennsylvania, New Hampshire, New Mexico e negli stati chiave della California e di Washington sulla west coast. Appena si diffondeva la notizia dell’affermazione di Obama la gente scendeva in strada a festeggiare, primo segnale dei nuovi tempi in un Paese dove 143 anni fa un negro poteva essere tenuto in proprietà come schiavo.
 
Il presidente eletto si insedierà il 20 gennaio ed avrà dalla sua parte un Congresso controllato dai democratici usciti vincitori anche nel rinnovo delle due Camere. Obama deve dimostrare di saper portare avanti quel cambiamento annunciato con tanta ispirazione ma con nessuna esperienza. Sarà all’altezza di essere il Comandante in Capo della superpotenza americana ?
Alfonso Maffettone/Italia Estera



 
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