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Italiani d'Argentina
  
07 nov 2007I lavori della seconda Assemblea Plenaria del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero del 2007, l’intervento dell'on. Franco Narducci.

Il Presidente del Comitato sugli Italiani all’estero della Camera: “Bisogna tornare a parlare di politiche per gli italiani nel mondo in termini strategici e non solo assistenziali”
 
ROMA, 7 NOV. (Italia Estera) -  L’on. Franco Narducci, presidente del Comitato permanente sugli italiani all’estero della Camera dei deputati, segretario generale del CGIE per diversi anni, nel suo intervento di ieri in Assemblea plenaria ha esordito dicendo:“Abbiamo vissuto anni molto intensi”. Si é dichiarato soddisfatto degli interventi che l’hanno preceduto: quello del Senatore Franco Danieli, Vice Ministro agli Affari Esteri con delega per gli Italiani all’estero, e quello del Segretario Generale del Cgie, Elio Carozza. “Mi pare che non si siano nascosti dietro al classico dito, ma hanno affrontato di petto i problemi. È importante per il Cgie, che può ancora rappresentare le questioni e le sfide e deve dare voce alle attese dei nostri connazionali nel mondo”.
Narducci ha ricordato i due rapporti presentati recentemente dalla Fondazione Migrantes. Il primo, sulla presenza e la condizione degli Italiani all’estero, ha avuto sui media un’eco pari a zero, mentre il secondo rapporto, sugli immigrati nel nostro Paese, è stato ripreso dalla stampa con grande evidenza. Narducci si domanda il perché e si dà lui stesso la risposta: “Perché il paese è posto di fronte a complesse sfide quotidiane, per cui quello che riguarda gli italiani all’estero, nonostante la presenza di 18 parlamentari, passa in sordina a meno che non faccia scandalo”.
Per Narducci bisogna tornare a parlare di politiche per gli italiani all’estero  in termini strategici e non solo assistenziali. Per far questo occorre in primo luogo individuare e “recintare giuridicamente” il campo d’azione in cui si muovono soggetti e interessi. “Un ambito - ha aggiunto - che dovrà essere il più ampio possibile per attrarre l’attenzione dell’opinione pubblica”. “Quanto più il campo è ristretto meno attenzione avrà dall’opinione pubblica, e viceversa. Il Cgie deve svolgere il ruolo che storicamente ha avuto”.
Si è parlato troppo poco di italiani all’estero, dichiara Narducci. “Come può l’Italia pensare al proprio futuro, se non rivedendo il suo legame con la diaspora?”. Gli strumenti, volendo, ci sarebbero.
Per Narducci La “razionalizzazione della rete consolare  è un tema scottante che crea conflitto perché tocca da vicino gli interessi dei nostri connazionali e per il fatto che nel decreto di riorganizzazione della rete, ora all’esame del Senato, è scritto a chiare lettere che verranno chiusi alcuni consolati anche in Europa. Credo dunque che sarebbe opportuno riflettere su queste decisioni anche perché non vorrei che si procedesse alla razionalizzazione senza che poi vengano realmente investite nella rete nuove risorse”.
Narducci ha anche evidenziato la necessità di dare adeguati mezzi e strumenti ai consoli che devono fronteggiare una costante crescita delle competenze e della domanda dei servizi, nonché di impostare all’estero un sistema scolastico efficiente anche per quanto riguarda i corsi di lingua italiana che presentano non poche disfunzioni. E suggerisce la creazione di un centro di coordinamento unico presso il Mae per la formazione professionale e linguistica all’estero. Un tema, quello della riforma della legge 153, che sarà presto esaminato dal Comitato sugli italiani all’estero della Camera. Prevista  per il primi giorni di dicembre anche l’audizione del Comitato di Presidenza del Cgie.
Il presidente Narducci, visibilmente preoccupato, ha denunciato la “genesi di questo maledetto comma 404” della Finanziaria 2007. “Al Parlamento non ne abbiamo avuto visualizzazione”. Un emendamento che è passato all’ultimo, nella concitazione dei tempi e che oggi, in quanto legge dello Stato, comporta degli obblighi da assolvere.
Il parlamentare eletto all’estero in conclusione ha affermato:“Volere essere protagonisti nel mondo, e tagliare fuori le antenne del nostro paese sui territori – i consolati – non è pensabile” di  fronte all’incredibile domanda che queste strutture supportano. Pertanto “mi auguro che con gli altri colleghi si possa produrre uno sforzo notevole di convergenza”.(Italia Estera) -
 
 



 
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