MANCHESTER, 7 MAR (Italia Estera) - Dieci giorni fa ho letto un articolo di Franco Santellocco che mi e’ molto piaciuto e nel quale mi riconosco appieno
Franco nel suo inimitabile stile sottolinea come il CGIE si sia andato evolvendo ed involvendo negli anni anche a causa del voto all’estero ma nel contempo, con ottimismo e da buon marinaio del deserto, spera (e cito): che la barca del CGIE sia ad un giro di boa e che con un salto di vento favorevole una regata partita male possa riequilibrarsi in corso d’opera.
Vorrei di conseguenza apportare alcune riflessioni mie che di tanto in tanto mi tornano alla mente sopratutto quando leggo polemiche senza molto costrutto, ma le critiche giuste sono sempre ben accette, sul lavoro di un ente al quale ho creduto e credo ancora fortemente, ed al quale ho molto dato con onesta’ intellettuale e dal quale, ad onor del vero, ho anche molto ricevuto in termini di arricchimento personale.
Andando con ordine e’ utile ricordare che nel CGIE siamo tutti volontari che hanno deciso di dedicare, in un certo periodo della loro vita, un po’ del loro tempo libero ad un argomento appasionante come quello dell’emigrazione italiana nel tentativo di aiutare i nostri concittadini residenti in Italia a capirla, ad apprezarne la vitalita’ ed a conprendene le necessita’.
Alcuni di noi sono professionisti dell’emigrazione altri, come me, lavorano in campi diversi ma tutti apportano a seconda delle loro capacita’ e nel poco tempo dosponibile ( le riunioni sono poche ed infreguenti),un notevole contributo al funzionamento del CGIE e di conseguenza alla definizione da parte del Mae e delle Regioni delle politiche di emigrazione con possibili utili ricadute anche sull’immigrazione.
Sono infatti fermamente convinto che se un paese di emigrazione come il nostro capisce e comprende le dinamiche dei migranti possa piu’ facilmente accettare, ora che e’ diventato ricco, persone diverse.
E’ pur vero che per alcuni di noi, pochi, il CGIE e’ stato il trampolino di lancio per un attivita’ politica che spero sia fruttifera e che questo possa generare o rinfocolare speranze in alcuni consiglieri.
Ma francamente non ho capito l’affanarsi della “ maggioranza” nell’ultima Assemblea Plenaria a ricoprire tutte le cariche disponibili all’interno di un Organismo che ha solo un potere consultivo e come tale sarebbe utile che i “ consigli” venissero formulati, a tutti i livelli, con la partecipazione di tutte le potenzialita’ e le idee presenti al suo interno.
Forse un vento favorevole per la nostra barca potrebbe originare da dimissioni in massa degli Eletti negli organi direttivi del CGIE e da nuove immediate elezioni che ne confermeranno i piu’ ma che possano lasciare anche spazio di espressione alla “minoranza” e sopratutto che degli eletti si possa conoscere a priori il programma con cui intendono confrontarsi e sul quale possano essere chiamati a rispondere.
Forse non dovremmo dimenticarci che i nostri elettori, perche’ anche noi residenti all’estero siamo stati eletti nei Comites e poi nel CGIE,( infatti non comprendo le polemiche di alcuni consiglieri Comites che nutrono dubbi sulla nostra rappresentativita’), ci chiederanno conto del nostro operato e dei risultati ottenuti come accade in tutte le democrazie liberali..
Forse sto chiedendo troppo, anch ‘io inguaribile ottimista, ma chissa’ che la mia sfida non venga raccolta da qualcuno e di conseguenza la nostra fragile navicella possa arrivare felicemente in porto.
In ogni modo grazie Franco per avermi stimolato ad un contributo di pensiero che spero serva ad aprire un dibattito costruttivo e a smorzare le polemiche che ci sono e che inevitabilmente continueranno se concretamente non focciamo qualche cosa.
Qui mi fermo per non stancare gli improbabili elettori e continuero’ con le mie osservazioni in un prossimo futuro.
Alberto Bertali/Italia Estera