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04 ott 2006LA FINESTRA DI MARIO BASTI - In arrivo per noi le attese risposte, ma ci piaceranno?

BUENOS AIRES, 4 OTT. (Italia Estera) - Pubblichiamo come di consueto la storica FINESTRA di Mario Basti sulla Tribuna Italiana 

Come sai, caro Lettore, i temi politici non sono l’obiettivo di questa FINESTRA, che limita invece la sua attenzione agli eventi che ci riguardano direttamente, come italiani residenti all’estero. Ma la Finanziaria è il tema del giorno da vario tempo, alla RAI e su tutta la stampa italiana se ne parla tanto, che nessun giornale italiano anche se soltanto settimanale e scritto al di là dei monti e al di là dagli oceani, può ignorarlo del tutto. D’altra parte il tema non è specificamente politico, ma influisce in maggiore o minore misura su tutti, anche su noi italiani all’estero, che a volte abbiamo la fondata impressione di essere inesistenti per i residenti in Italia. Influisce tanto da “poterci mettere la mano in tasca”, come protestano i politici dai partiti dell’opposizione, o di poter dare valide risposte a problemi che ci preoccupano da tanti anni, come ci assicura o, almeno, ci fa sperare il nostro Vice ministro sen. Franco Danieli.

Certamente hai letto con piacere e con piacere ricordi quella sua dichiarazione, fatta alcuni giorni fa (l’abbiamo pubblicata nella TRIBUNA ITALIANA il 13  settembre scorso col dovuto rilievo) ai giornalisti in Toscana: “Abbiamo ascoltato per decenni - disse - le problematiche dei nostri connazionali all’estero e ora è giunto il tempo delle risposte”. E alcuni giorni dopo è tornato con maggiore chiarezza sul tema,  a Pesaro, (l’avrai letto in questo giornale il 20 settembre scorso) “A partire della prossima legge Finanziaria dobbiamo recuperare risorse aggiuntive, rispetto a quelle esistenti, per lanciare segnali di attenzione alle nostre comunità”.

Le citazioni non sono casuali, caro Lettore, anzitutto perchè dimostrano che la Finanziaria, pur essendo un fatto di notevole importanza politica per l’Italia e tutti gli italiani, proprio per questo, interessa direttamente anche a noi residenti stabilmente all’estero, visto che deve, o comunque, dovrebbe, dare risposte alla nostra problematica. Pertanto è logico che anche dalla FINESTRA si rivolga attenzione ad essa, se non altro per la speranza che può suscitare l’attesa delle risposte che ci preannuncia il nostro Vice ministro e che forse fra non molto egli potrà darci  personalmente qualora, si confermassero le voci di una sua prossima visita a Buenos Aires nell’ultimo mese di quest’anno, anche per l’inaugurazione ufficiale della nuova sede del Consolato Generale.
Le risposte sono dunque in arrivo e naturalmente i riferimenti  e gli anticipi ad esse, sebbene ancora vaghi è logico che facciano riaccendere speranze, pur se siamo coscienti che, per la difficile congiuntura finanziaria della nostra Italia, nè arriveranno subito tutte le risposte, nè quelle che arriveranno saranno tali da soddisfare in pieno le aspettative.
 
Quel che conta è che finalmente si cominci, che fatti concreti dimostrino l’impegno a dare l’avvio a un nuovo corso, un corso di soluzioni almeno per  le esigenze più urgenti. E, in proposito mi piace segnalarti, in questo numero del tuo giornale, le informazioni sui due importanti incontri del senatore che abbiamo eletto noi dell’Argentina e dell’America Latina, l’amico Luigi Pallaro, l’incontro col presidente del Consiglio Romano Prodi, quello previsto col ministro degli Affari Esteri, Massimo D’Alema.
È già importante  - é superfluo segnalarlo - che questi incontri siano avvenuti proprio nei giorni in cui l’attenzione del presidente del Consiglio, come di tutto il governo e il Parlamento, si concentrava proprio sulla definizione della Finanziaria, sulla necessità di trovare una formula risolutiva, che mettesse d’accordo le specifiche esigenze dei vari settori, quelli della produzione, quelli del mondo sindacale, quelli del mondo politico.
E’ importante che in circostanze come queste, Prodi e D’Alema abbiano trovato il tempo per incontri col “nostro” senatore, è già  un fatto di notevole importanza per noi, un fatto che conferma l’importanza che possono avere certe risposte nonché la mutata considerazione per comunità italiane che prima venivano addirittura ignorate, se non altro per la distanza da Roma.
Importanti per questo i due incontri - come gli altri che i nostri eletti hanno avuto con altre personalità del mondo politico italiano -  e importanti perché indicano una maggiore sensibilità per le nostre problematiche di comunità italiane all’estero.
Allora tutto già risolto?
Tutt’altro: le difficili condizioni generali cui accennavo prima ci sono ancora ed hanno ed avranno influenza anche per le risposte che aspettiamo, anche per le soluzioni che consideriamo indilazionabili, come una effettiva solidarietà per i nostri anziani in condizioni disagiate, come il disservizio consolare, come la mancanza di una impegnata politica culturale, come l’urgente attenzione ai nostri figli, nati in Argentina, cioé il futuro della nostra comunità. Se fatti concreti dimostrassero che l’impegno per un nuovo corso è voluto e possibile, la speranza non sarebbe priva di base, anche se le prime risposte che avremo dalla Finanziaria non ci piaceranno tanto.
 
A proposito di ingratitudine  
A proposito di risposte, consentimi un breve amichevole riferimento a una opinione dell’amico Ciccione, pubblicata nella TRIBUNA di mercoledì scorso, col titolo: “ A proposito di ingratitudine”. Penso che l’avrai letto: in essa c’è un rimprovero a una parte della collettività incline ad incorrere in ingratitudine. Colpevole di tale peccato sarebbe in realtà tutta la collettività, perché è scomparsa dal hall del Coliseo una targa che ricordava il munifico lascito fatto da un generoso emigrato, Felice Lora, allo Stato italiano perché  sorgesse nel centro di Buenos Aires una grande Casa d’Italia che fosse sede del Consolato e luogo di riunione della comunità. Con quel lascito venne costruito l’edificio ove funziona ancora il Consolato Generale e il Teatro Coliseo.
L’altro peccato di ingratitudine Ciccione lo rimprovera allo Stato italiano e a tutti i governi che si sono succeduti fino ad oggi, per non aver concesso un assegno o pensione sociale agli anziani in condizioni disagiate.
Colpevole dell’altro peccato di ingratitudine sarebbe chi ha provocato il rinvio dell’inaugurazione della nuova sede consolare, per fare così un affronto al Console generale Placido Vigo che della nuova sede è stato, scrive Ciccione, attivo protagonista e che per ragioni di carriera sta per lasciare Buenos Aires. A me sembra che la nostra comunità non sia responsabile di tale peccato, che, comunque, sarebbe un peccato veniale. Se é vero infatti, che il rinvio dell’inaugurazione della nuova sede é un fatto negativo lo è soprattutto per gli italiani di Buenos Aires, costretti alle fastidiose file e alle lunghe attese per gli inconvenienti della sede attuale.
 
Pur se può essere comprensibile il dispiacere del console generale Vigo, nel caso che non tocchi a lui il piacere di presiedere la cerimonia inaugurale in calle Reconquista. D’altra parte l’inaugurazione della nuova sede consolare sarà un fatto positivo per la comunità, solo se nei suoi uffici ci sarà personale sufficiente per assicurare che cessi il disservizio durato fin troppo. C’è da credere che il Console generale Vigo abbia segnalato alla Farnesina la  necessità non soltanto di una sede migliore, ma anche dell’aumento di dipendenti, perché il servizio consolare sia più rispondente alle necessità della numerosa nostra comunità. Speriamo che prima di lasciare Buenos Aires ottenga anche questo e tutti gliene saremo grati.
 
MARIO BASTI /Italia Estera   
 
 



 
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