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30 gen 2006Elezioni e Par Condicio, regole anche all'estero di Franco Narducci

ZURIGO, 30 GEN. (Italia Estera) - Per la seconda volta, nel giro di due settimane, il Presidente della Repubblica Ciampi ha lanciato un monito per invitare  tutti al rispetto del pluralismo nell’informazione. Ciò denota la gravità della situazione in cui versa il panorama mediatico italiano. Questa volta il messaggio di Ciampi, implacabilmente, si rivolge al massimo organo di controllo dell’informazione pubblica, ovvero la Commissione Parlamentare di indirizzo e di vigilanza sui servizi radiotelevisivi, presieduta dal Sen. Paolo Gentiloni. L’appello è di una consistenza istituzionale rilevante poiché il massimo organo costituzionale garante della democrazia nel nostro Paese si rivolge ad un organo preposto alla vigilanza per invitarlo a rafforzare i propri compiti di controllo sul pluralismo nelle reti RAI e soprattutto lo invita a vigilare affinché la legge sulla “Par Condicio”, sia applicata da subito senza attendere lo scioglimento delle Camere, così come prevede la stessa legge. Una situazione sicuramente grave, resa ancor più sconcertante dalle affermazioni di Berlusconi che invece definisce la “Par Condicio” legge illiberale che può entrare in vigore solo dopo lo scioglimento delle Camere.
Le suddette affermazioni confermano che lo slittamento di due settimane, preteso da Berlusconi, con il pretesto di concludere atti legislativi importanti, altro non era che un escamotage per garantirsi ulteriori ed assillanti presenze in televisione, senza limitazioni di sorta. Di fronte a questa evidenza l’intervento di Ciampi risulta non solo apprezzabile ma addirittura drammatico poiché cerca di restituire equilibri istituzionali che la condotta “spregiudicata” del Presidente del Consiglio” ha fortemente minato.
L’uso personale dei mezzi di comunicazione pubblici e privati per la propria campagna elettorale mina pesantemente le regole del gioco democratico. La sregolata presenza in tutti gli ambiti mediatici di Berlusconi, a partire da Isoradio per finire chissà dove, deforma, di fatto, il dibattito politico e la stessa realtà fattuale. In questo modo non si forniscono corrette informazioni ai cittadini, ma si presenta loro un eccesso di verosimile ed a volte di mistificazioni che mostrano la preponderante carenza di democrazia che il nostro paese vive nel campo dell’informazione.
Per la prima volta gli italiani all'estero eleggeranno, nelle prossime elezioni politiche, una propria rappresentanza parlamentare. Il problema delle regole per affrontare la campagna elettorale si pone quindi, per quanto concerne la par condicio, in eguale misura. In questo periodo di pre-campagna elettorale si nota, per esempio, il ricorso indiscriminato a mezzi di comunicazione ed eventi finanziati anche con fondi pubblici, per scopi ben diversi. Si obietterà che vi è una condizione di presunto “esilio legislativo”, avendo detti media la propria configurazione giuridica all’estero; ma non si può sbandierare la propria italianità per ricevere fondi pubblici dall’Italia e contemporaneamente evadere  gli obblighi di rispetto delle regole poiché si è all’estero.
E’ ovvio che vanno rispettati criteri di serietà nel fornire le informazioni utili ai nostri connazionali, garantendo correttezza e pari opportunità. Il CGIE ha sollevato da tempo il problema, sottoponendolo per quanto concerne l'informazione televisiva, all'On. Paolo Gentiloni, Presidente della Commissione di vigilanza della Commissione parlamentare di vigilanza sui servizi radiotelevisivi, nell'incontro del 30 novembre 2005. La momentanea stasi che blocca il CGIE dopo la sentenza del TAR del Lazio, ha fermato le ulteriori iniziative del Consiglio, che sono fondamentali per la correttezza dell'informazione e del voto. Questo mi sembra l’orientamento più dignitoso verso i nostri connazionali, che non meritano falsificazioni e banalizzazioni del loro diritto di voto qui all’estero. Ciò s'impone anche per far si che le risorse devolute  alla stampa all’estero siano destinate alla pubblica utilità e non alla personale campagna elettorale di chi "possiede" i mezzi d'informazione.
 FRANCO NARDUCCI, SEGRETARIO GENERALE CGIE
 
 



 
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