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Il voto degli Italiani all'Estero

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15 mar 2008VOTO ALL'ESTERO, PdL : Il passo iniziale é forse sbagliato / di Franco Santellocco

di Franco Santellocco
ALGERI, 15 MAR. (Italia Estera) -  Il Governo Prodi, che pure era sostenuto dal voto determinante degli eletti all’estero, ha fatto per i connazionali molto poco e comunque molto meno di quanto sessanta anni di attese e di ritardi, di promesse e di parole al vento avessero lasciato sperare.
Evidentemente da politico esperto Prodi sapeva che la rassegnazione e lo spirito di sacrificio dell’emigrante avrebbe sopportato qualsiasi tradimento.
Nel grigiore degli eletti e nel loro appiattimento alle direttive delle segreterie dei partiti, nel rivendicare l’assenza di un vincolo di mandato e l’appartenenza al Parlamento nazionale si avvertiva il senso di impotenza e la difficoltà di trovare orecchie ed intelligenze disponibili ad ascoltare.
Qualche iniziativa e qualche tentativo di avviare a soluzione annosi problemi è stato proposto da alcuni parlamentari e segnatamente dall’on. Narducci e dal senatore Micheloni, aiutati dalla lunga militanza nel Consiglio Generale degli Italiani all’estero, ove i problemi delle comunità sono ben conosciuti e le soluzioni idonee ormai bene individuate.
Alcune di queste problematiche sono accennate nel programma del Popolo della Libertà, ma esso presenta anche notevoli ombre e lacune.
Coloro che, come noi, hanno sempre partecipato al confronto politico dalla parte dei moderati, che hanno da anni sognato ed incoraggiato una solida leadership, unita e un programma condiviso sono particolarmente lieti che l’obiettivo sia oggi raggiunto, grazie alla disponibilità dei maggiori partiti del centrodestra.
Si ha l’impressione che il programma elettorale per gli italiani all’estero indichi una direttrice di marcia, ma che essa inizi però con passo sbagliato.
L’accenno agli anziani indigenti appare corretto poiché sono compatrioti che della emigrazione hanno conosciuto soprattutto sacrifici, delusioni, amarezza, solitudine ed abbandono.
Ma essi sono solo una parte di un complesso che coinvolge le maglie deboli di ogni contratto di convivenza, donne e minori nelle unioni miste in situazioni di abbandono, di povertà e vittime di violenza per le quali deve essere prevista un’assistenza legale, economica e sociale.
In definitiva per questo mondo di derelitti non è sufficiente la ricerca di qualche forma burocratica e discrezionale di assistenza, di cosa si può fare per loro, ma anche trovare cosa si può fare con loro.
Le missioni italiane nel mondo, ad esempio,  la cui azione meritoria fornisce non solo aiuto, ma anche ragioni di vita a migliaia di connazionali, appaiono completamente dimenticate.
Anche la parte economica del programma suscita a prima vista qualche perplessità: essa appare rivolta più al sostegno delle imprese italiane che agli italiani all’estero, considerati solo un mercato e non compartecipi della creazione di ricchezza.
L’imprenditoria ed il lavoro dei connazionali nei Paesi di accoglienza e le sinergie che ne possono derivare, in particolare con le PMI nazionali, possono svolgere un ruolo importante e fondamentale nella promozione e nello sviluppo delle iniziative in essere per il sostegno dell’offerta.
Si tratta di un mondo imprenditoriale che non solo non vuole essere dimenticato, ma sottolinea la propria originalità e capacità di impresa, a sostegno del “Sistema Italia” ed in sinergia con la economia del Paese di adozione.
Gli imprenditori italiani si propongono come attori di un universo ove l’italianità non sia solo un sentimento, ma una realtà concreta in cui non sia fatta distinzione fra italiani in Patria ed all’estero, ritengono di poter rivendicare il diritto di essere coinvolti nell’individuazione di iniziative che non siano solo italocentriche, ma dirette a soddisfare le esigenze di un mondo globale, fatto di imprese, famiglie, scuole, stabilmente integrato nei Paesi di adozione e tese ad offrire un riferimento ideale, un richiamo continuo, un interesse reale ad integrare benessere del Paese di origine e di quello di elezione.
Il programma del PdL trascura poi le altre importantissime questioni che riguardano la necessità di riformare il sistema dell’informazione verso l’estero e quella di ritorno, oggi affidata ad una programmazione (pensiamo, per esempio, a RAI International) largamente insufficiente e poco attenta al pubblico. L’informazione, infatti, deve essere il veicolo di processi culturali che possano coinvolgere intere galassie di italiani sempre più lontani da ogni possibile comprensione dei fatti della cronaca e della vita reale italiana, mentre spesso indugia su una produzione radiotelevisiva di impronta nostalgica e celebrativa.
Manca, infine, il richiamo alle questioni che riguardano la riforma dell’Associazionismo che deve essere stimolato ad adeguarsi ai tempi, recuperando l’interesse delle giovani generazioni, rappresentando i nuovi bisogni che emergono dall’universo degli imprenditori, dei ricercatori e degli studenti italiani che si muovono in contesti globalizzati senza alcun sostegno da parte del sistema pubblico.
Le consultazioni elettorali sono piombate come un fulmine a ciel sereno nella quiete di un mondo politico rassegnato alla sopravvivenza del Governo Prodi: tuttavia un programma di lavoro non è cosa dell’ultimo momento.
Esso avrebbe dovuto essere pronto già dal 2006: non ci si attendeva il libro dei sogni di prodiana memoria, ma neppure la scarna ed insufficiente paginetta, redatta come un compitino da scolaretti inesperti e poco studiosi.
Franco Santellocco/Italia Estera



 
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