HA RICEVUTO IL TESTIMONE DAL MARITO NESTOR, UN INEDITO AL MONDO
Servizio di Carmine Ragucci
BUENOS AIRES, 10 DIC (Italia Estera) - L'Argentina delle sorprese propone da oggi una nuova sfida, accogliendo nella Casa Rosada di Buenos Aires un capo di stato donna, Cristina Fernandez Kirchner, che guiderà le sorti del paese fino al 2011. Una eccezionalità quale se ne aggiunge un’altra a livello mondiale: l’avvicendamento avviene all'interno della stessa famiglia. Il presidente uscente il marito Nestor Kirchner, oggi passa il testimone alla moglie Cristina. Diversamente dalle altre donne celebri che hanno attraversato i saloni della Casa Rosada Cristina gode di una investitura diretta del popolo, dopo la vittoria alle elezioni di ottobre con oltre il 45% dei voti. Diversamente da Evita, la prima moglie di Juan Domingo Peron, ed Isabelita, la seconda, rimasta al potere fino golpe del generale Rafael Videla nel 1976.
Una investitura quella di Cristina Fernandez Kirchner che, come ha sottolineato nell'ultimo viaggio nella provincia di Chubut, riguarda una donna, "una presidenta - ha detto - e non un presidente", in sintonia con Argentina e America Latina, che pure hanno nomi femminili.
Alla presenza di molti capi di stato latinoamericani, di delegazioni dai cinque continenti, e della cilena Michelle Bachelet che era finora l'unica presidente latinoamericana, Cristina Fernandez Kirchner ha giurato "per Dio, per la Patria e sui Santi Vangeli", di voler guidare il paese con onestà e per il bene degli argentini, mentre nell'emiciclo piovevano coriandoli nel più perfetto stile delle Conventions elettorali statunitensi.
Dopo aver ricevuto dal marito, fascia presidenziale e bastone del comando, si é rivolta al Parlamento con un discorso intenso, ricco di contenuti, e con forti accenti di giustizia sociale e rispetto dei diritti umani. Un momento emozionante è stato quando ha evocato il dramma degli ostaggi in mano alle Farc, e la sorte della ex candidata presidenziale franco-colombiana, Ingrid Betancourt. "Voglio chiedere a Dio - ha detto - di illuminare il presidente della Colombia per poter trovare la soluzione che esige il diritto umanitario internazionale, senza che ciò significhi immischiarsi negli affari interni di un paese".
Altro momento in cui ha a stento trattenuto le lacrime si è avuto quando ha sostenuto di volersi "ispirare ad Eva (Peron) (nella foto) che, lei sì, meritava questo onore, e a Madri e Nonne della Patria che ebbero il coraggio di osare dove nessuno osava".
"Nel 2003 - ha ricordato - mio marito ricevette un paese in condizioni disastrose, che governò con una percentuale di voti (22,5% al primo turno, che gli bastarono dopo l'abbandono del ballottaggio da parte del presidente uscente Carlos Menem) più bassa della percentuale di disoccupati". "Quel presidente - ha aggiunto - cambiò lo scenario con convinzioni che sono anche le mie. Ricevo il testimone ed intendo utilizzarlo per consolidare i cambiamenti e rafforzare le istituzionì". Saranno quattro, ha indicato Cristina Fernandez, le linee guida della sua azione di governo: Istituzioni; Società; Modello economico plurale ma chiaramente marcato socialmente e Inserimento profondo nel mondo.
Dopo aver stigmatizzato la politica "di aggiustamento permanente" degli anni '90, ha criticato sia ''quelli che applicarono misure economiche perché le chiedeva il Fondo monetario", sia quanti "applaudirono la cessazione del pagamento del debito estero". Per quanto riguarda infine la politica economica, ha assicurato di voler mantenere la linea produttiva e di accumulazione che ha, come elementi portanti, industria, esportazioni, agricoltura e lavoro. "Questa strategia - ha concluso - è stata la forza motrice che ha permesso agli argentini di recuperare speranze e illusioni".
Ha guidato la delegazione italiana, di cui faceva parte il sottosegretario agli Esteri, Donato di Santo, il ministro della Famiglia, Rosy Bindi.
Carmine Ragucci/Italia Estera