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26 gen 2007OPINIONI: CGIE, SEGRETARIO GENERALE, SE CI SEI BATTI UN COLPO…. - di Franco Santellocco

TUNISI, 26 GEN. (Italia Estera) - Un nuovo, recente periodico ha iniziato uno studio sulle legislazioni che, nei diversi Paesi, regolano i rapporti dei propri connazionali emigrati con la Madrepatria ed individuano le istituzioni per soddisfare le esigenze di rappresentanza e protezione delle comunità all’estero, di ascolto, di proposizione.
E’ indubbiamente una iniziativa benemerita, poiché nulla appare più sciocco che inventare l’acqua fresca.
Nel momento in cui si parla a gran voce della esigenza di riformare il CGIE, di modificarne la legge istitutiva, il confronto con soluzioni adottate in altri Paesi può rivelarsi utile ed istruttivo.
In un recente seminario della Consulta Nazionale della Emigrazione la dottoressa Garavini ha tenuta una brillante e documentata conferenza, dal titolo eloquente.
Politiche regionali per l’emigrazione. Un’analisi comparativa delle Consulte
in cui venivano accuratamente e dettagliamene indicate le iniziative delle diverse Regioni nei confronti dei propri emigrati all’estero, un’indagine che avrebbe dovuto richiamare attenzione e riflessione da parte del CGIE.
Sono ormai due anni che tale organismo, lungi dall’assolvere il proprio compito istitutivo, ha prima “ammirato” la ricerca di visibilità dei candidati alle elezioni legislative, poi atteso la soluzione del problema determinato dalla nota sentenza del TAR, con la stasi di ogni iniziativa, proseguita con l’attesa del rinnovo delle cariche : risoltosi con l’ormai altrettanto noto scempio di ogni apertura democratica all’interno del CdP verso la componente minoritaria del Consiglio, trasformandolo in una struttura monocratica, illiberale e non rappresentativa delle associazioni della emigrazione che fanno riferimento a valori che si richiamano all’autonomia, alla moderazione e ad ideali cristiano-liberali.
Il CGIE, in forza della legislazione tuttora vigente “l’organismo di rappresentanza delle comunità italiane all’estero”, dovrebbe essere una fucina di pensiero, una palestra di idee, esprimere un fermento di opinioni, esigere una messe di informazioni costante e puntuale.
Si assiste invece ad un fiorire di iniziative, dei Ministeri, delle Regioni, dei Comuni, delle Camere di Commercio, delle organizzazioni industriali, dell’ICE e chi più ne ha più ne metta, nell’indifferenza, nel disinteresse, nell’apatia dell’organismo deputato per legge a promuovere ed agevolare lo sviluppo delle condizioni di vita, rafforzare i collegamenti delle comunità all’estero con la vita politica, culturale, economica e sociale dell’Italia, ecc., ecc.
Il CGIE sembra ormai convergere su una univoca attività : quella della VI^ Commissione.
La paralisi del CGIE è infatti totale, le Commissioni tematiche non ricevono input, indagini da svolgere, progetti da sviluppare; difficile apparire, in queste condizioni, come “il momento più alto del confronto con l’esterno, della presentazione e della motivazione della proposta” citando le parole del Segretario Generale.
Sembrano così trovare una ragione le periodiche polemiche che non riconoscono la opportunità di mantenere in vita un organismo come il CGIE.
Esso invece continua ad apparire uno strumento indispensabile, ma è necessario saperlo far funzionare.
Il curriculum dell’attuale Segretario Generale indica un personaggio di cappa e spada, ricco di iniziativa, un organizzatore capace di mietere un successo dopo l’altro.
La sua inerzia stupisce, l’assenza di una spinta propulsiva meraviglia, la difficoltà a coordinare un organismo complesso e variegato sorprende.
Ha sorpreso gli avversari, un po’ meno forse coloro che lo conoscevano più profondamente e che gli hanno fatto mancare il proprio appoggio nelle votazioni per l’incarico di Segretario Generale.
E’ un mandato che richiede impegno, capacità, autonomia, dialogo, determinazione ed iniziativa: l’augurio è che esso sia stato assunto con consapevolezza e per rafforzare il CGIE e non soltanto per ricoprire un posto in una tabella con altri fini.
In definitiva, Segretario Generale, se ci sei batti un colpo.
Franco Santellocco/Italia Estera



 
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