ROMA , 16 APR. (Italia Estera) - Rita Levi Montalcini, Nobel per la medicina nel 1986 per avere aperto il capostipite dei fattori di crescita cellulari e Senatrice a vita è stata festeggiata oggi in una solenne cerimonia organizzata dall'Istituto Superiore di Sanità. E’ stata scoperta una lapide da Gianni Letta nella sala Nobel intitolata alla Montalcini. Compirà cento anni il 22 aprile prossimo.
La scienziata italiana fu costretta con la sua famiglia, ebrea, ad abbandonare l’Italia per via delle leggi razziali imposte dal fascismo. La sua è una vita vissuta ancora in modo molto intenso, tanto che "non c'é tempo per dormire perché ho vissuto esperienze talmente belle nella mia lunghissima vita, poco importa se finirà domani".
"Non ero nata per fare lo scienziato, ma per andare in Africa ad aiutare chi ne ha bisogno", ha osservato. "Da adolescente - ha aggiunto - volevo andare in Africa come Albert Schweitzer e curare i lebbrosi. Adesso, nell'ultima tappa della mia vita, esaudisco il desiderio di aiutare popolazioni sfruttate". Posso dire che l'unico motivo per cui ho lavorato è stato aiutare gli altri". Tuttavia, ha ammesso, "la ricerca mi ha dato molto più di quanto potessi sperare".
E' emozionata? "No, non sono per niente emozionata, né spaventata. L'unica cosa che mi emoziona ancora è la vita. Sono profondamente commossa di essere arrivata a 100 anni, dopo una vita vissuta con una gioia che, penso, ben pochi hanno avuto"
"Non ho paura della morte - ha aggiunto - per me non conta quando arriverà, potrebbe essere domani". Nei suoi ricordi, ha detto ancora, non c'é posto per rimpianti o rammarichi: "per fortuna non l'ho l'Alzheimer o almeno, se non mi illudo, posso dire che oggi le mie capacità mentali sono maggiori di quelle che erano a 20 anni perché sono state arricchite da tante esperienze, così come non sono diminuite né la curiosità né il desiderio di essere vicino a chi soffre". (Italia Estera)-
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