In un'intervista al giornale brasiliano "Istoe" : ''La mia fuga ideata da 007 francesi''. L'ex terrorista dei Pac condannato a quattro ergastoli, che ha provocato la crisi diplomatica "più grave degli ultimi anni" tra Italia e Brasile, dice: "Io non ho ammazzato nessuno”, definendo ''esagerata" la reazione dell’Italia. "Lo status di rifugiato politico che mi ha concesso il Brasile è stato un atto di coraggio e di umanità del ministro (della Giustizia) Tarso Genro".
di Carmine Ragucci
BRASILIA, 29 GENN. (Italia Estera) - "L'idea della mia fuga in Brasile fu di un agente dei servizi segreti francesi". Lo rivela, in un'intervista al settimanale brasiliano "Istoe", Cesare Battist, l'ex terrorista dei Pac condannato a quattro ergastoli, che ha provocato la crisi diplomatica "più grave degli ultimi anni" tra Italia e Brasile.
"Io non ho ammazzato nessuno - si difende Battisti, definendo''esagerata" la reazione del nostro Paese - e lo status di rifugiato politico che mi ha concesso il Brasile è stato un atto di coraggio e di umanità da parte del ministro (della Giustizia) Tarso Genro".
"Nello studio dei miei avvocati francesi - racconta l'ex terrorista, arrestato in Brasile nel marzo del 2007, tre anni dopo essere fuggito dalla Francia - (l'agente dei servizi) mi disse che l'Italia stava facendo pressioni, a causa delle denunce contenute nei miei libri. Mi parlò del Brasile, dove mi disse si trovavano molto rifugiati italiani...Una settimana dopo, mi mandò un'altra persona che mi consegnò un passaporto italiano con la mia foto e i miei dati".
A quel punto, non furono i servizi a organizzare il suo viaggio: Battisti sostiene di aver viaggiato "in auto dalla Francia verso la Spagna e poi il Portogallo: da Lisbona mi imbarcai per l'isola di Madeira e da lì andai nelle Canarie, dove presi un piccolo aereo per Capo Verde e, in seguito, per Fortaleza". Arrivato in Brasile, afferma l'ex terrorista, "per due anni e mezzo sono stato costantemente controllato, dai brasiliani e dai francesi, sempre, in qualche momento entrarono anche gli italiani".
Battisti ribadisce quindi di "non aver mai ammazzato nessuno: io non sono mai stato un militante militare di nessuna organizzazione... Uscii dai Proletari armati per il comunismo nel maggio del 1978, dopo la morte di Aldo Moro. All'epoca migliaia di militanti abbandonarono i movimenti di lotta armata".
Quindi, nell'intervista di 50 minuti concessa a 'Istoe' nel carcere della Papuda, dove condivide la cella con un austriaco condannato per reati fiscali, Battisti elogia la decisione del ministro Genro, "una decisione solida, lui ha analizzato tutti i documenti, non ne ha fatto una lettura superficiale, la sua è una decisione molto importante non solo per me, ma per l'umanità: l'Italia ha bisogno di rileggere la propria storia e noi stiamo dando alla nazione italiana la possibilità di rileggere la propria storia con serenità, umanamente".
In vista della decisone del Tribunale supremo federale, che si riunirà a partire dal 2 febbraio, l'ex terrorista si dice fiducioso che confermerà lo status di rifugiato politico e, una volta scarcerato, potrebbe anche decidere di andare a vivere a Rio de Janeiro, "un paradiso, una meraviglia".
Infine, alla domanda su un possibile intervento nella sua vicenda di Carla Bruni, moglie del presidente francese Nicolas Sarkozy, l'ex terrorista replica: "E' una bugia, non penso che Carla Bruni avesse ragioni per intervenire in mio favore".
Il ministro degli Esteri Franco Frattini, commenta così le dichiarazioni dell'ex terrorista Battisti alla rivista 'Istoe': "No, non posso credere". "La mia reazione è, primo il solito modo sgradevole di rivelare cose che - ha detto il titolare della Farnesina - non potranno mai essere provate perché è chiaro che, se questo fosse stato vero, non potrà mai essere provato. Quindi è l'ulteriore dimostrazione del profilo morale del personaggio che, se davvero fosse stato aiutato, ora rivela che chi lo ha aiutato tra l'altro è un servizio segreto". "Ma io non ci posso credere perché è evidente che un Paese come la Francia non può in qualche modo essere indicata, salvo che emergano delle prove, che non emergeranno mai, e allo stato preferisco dire che è l'ulteriore dimostrazione del profilo morale del personaggio. Un ulteriore motivo per riportarlo in Italia".
"La Corte suprema si riunirà tra qualche giorno, il 2 febbraio, e noi saremo pronti a quel momento con tutti gli strumenti giuridici previsti dalla legge brasiliana", spiega quindi Frattini tornando sulla questione legata all'estradizione dell'ex terrorista. "Siamo convinti che su quella base potremo ottenere - ha detto ancora Frattini - un ribaltamento della decisione del ministro della Giustizia". "Siamo amici del popolo brasiliano, anche se arriveremo fino in fondo con le autorità brasiliane per avere in Italia il terrorista Battisti", ha aggiunto il ministro Frattini riferendosi anche all'incontro appena avuto con l'ambasciatore italiano in Brasile Michele Valensise.
"Pochi hanno colto una sfumatura. Il presidente Lula ha detto che il caso è chiuso per quanto riguarda il governo brasiliano. Ma la Corte Suprema non è il governo", scandisce la Farnesina.
Il capo della nostra diplomazia assicura quindi che ''la partita con il Brasile va giocata". "Credo che lo sport - spiega ancora Frattini - sia un mezzo per avvicinare i popoli, non ce l'abbiamo con il popolo brasiliano, abbiamo un problema con le autorità brasiliane che vogliamo risolvere, per questo penalizzare i tifosi e mortificare lo sport credo che non si debba fare". Come abbiamo già detto - ha ribadito Frattini - la partita ci sarà. L'unica cosa, speriamo di vincere sonoramente. Così almeno questo primo risultato lo prendiamo".
"L'ipotesi più sensata sarebbe annullare la partita", rilancia il ministro per le Politiche Giovanili, Giorgia Meloni, anche per scongiurare la possibilita' di "frizioni" tra tifosi brasiliani e italiani. Ma se questa non dovesse essere una via percorribile, si potrebbe rendere evidente il "sentimento di amarezza" dell'Italia per la mancata estradizione di Cesare Battisti, "facendo scendere in campo i giocatori azzurri con il lutto al braccio".
Intanto secondo quanto riferisce la 'Stampa' Edoardo Matarazzo Suplicy, il senatore brasiliano del Partito dei Lavoratori di Lula ha fatto visita a Battisti nel carcere di Papuda, vicino a Brasilia. "Mi ha raccontato che ha scritto personalmente al figlio di Pierluigi Torreggiani, dicendogli che è disposto a spiegare a lui e agli altri familiari delle vittime, guardandosi negli occhi, che non ha partecipato a nessuno di questi omicidi né che tanto meno li ha pianificati".
Carmine Ragucci / Italia Estera
No della sinistra brasiliana all'estradizione "Italia Estera" lo scriveva il 21 marzo del 2006.