L’Ambasciatore ha candidamente confessato di non saperne nulla. Eppure i media brasiliani ne avevano già parlato. 200.000 elettori corrono il rischio di non poter esercitare il loro massimo diritto democratico.
di Gian Luigi Ferretti / L’Italiano
ROMA, 2 APR. (Italia Estera) - Ieri era il primo di aprile, giorno degli scherzi, e noi abbiamo pubblicato un trafiletto in prima pagina che diceva: “Da fonti solitamente bene informate apprendiamo che il Governo, su proposta del Ministero degli Interni, a seguito della molteplici segnalazioni di disfunzioni già nella fase dell’invio delle schede elettorali e dei pericoli di brogli, starebbe per emanare un decreto per il rinvio a data da destinarsi del voto all’estero”. Burla profetica alla luce delle notizie poi arrivate dal Brasile secondo le quali i 200.000 elettori italiani di quel Paese non riusciranno ad esprimere il loro voto a causa dello sciopero delle poste. E di un analogo allarme in Germania, poi, grazie a Dio, rientrato nelle ultime ore.
L’assurdo è che nessuno sembra essersi accorto della gravità della situazione, che noi abbiamo scoperto questa mattina. Abbiamo immediatamente informato l’On. Marco Zacchera, responsabile esteri AN-PDL, che si è immediatamente mobilitato per contattare la nostra Ambasciata a Brasilia. L’Ambasciatore ha candidamente confessato di non saperne nulla. Eppure i media brasiliani ne avevano già parlato.
L’On. Zacchera ha diramato un comunicato per denunciare che che – secondo la legge – entro il 10 aprile devono essere riconsegnate, pena la nullità “lo sciopero degli addetti postali all’estero mette seriamente a rischio il voto dei nostri connazionali, “E’ iniziato da Bahia- ha dichiarato - ma si sta estendendo sull’intero territorio nazionale brasiliano, uno sciopero degli addetti postali di 13 stati del Brasile che rischiano di bloccare la distribuzione e soprattutto il ritorno ai consolati di centinaia di migliaia di schede elettorali di italiani del voto”.
Dopo essersi informato, l’Ambasciatore ha detto che non c'era da preoccuparsi perchè il problema riguardava solo i postini e che quindi, consegnate le lettere, non c’era più da preoccuparsi. Intanto moltissimi plichi non sono ancora stati recapitati agli elettori. E poi le lettere rinviate ai Consolati chi le recupera visto che in sciopero sono non i postini ma tutta la struttura delle poste? Lo smistamento chi lo fa?
Ecco perché secondo l’On. Zacchera “diventa indispensabile che il Ministero degli Esteri attivi un attento monitoraggio della situazione avanzando l’eventualità di decidere di arrivare allo spoglio dei voti esteri qualche giorno dopo gli altri se si prendesse atto che i ritardi postali mettono a rischio l’espressione di voto di una massa enorme di aventi diritto”.
Se non se ne sono accorte le nostre massime autorità sul posto (ma che facevano di così importante che non hanno neppure avuto il tempo di leggere i giornali?), non è strano che in Italia, a parte Zacchera, nessuno si sia reso conto di quanto sta succedendo. Sembra che tutti siano impegnatissimi a blaterare di brogli, argomento che evidentemente appassiona molto più della notizia che 200.000 elettori vengono privati della loro possibilità di esercitare il loro massimo diritto democratico.
Siamo in piena emergenza. Va fatto qualcosa al più presto.
Gian Luigi Ferretti - L’Italiano/Italia Estera