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Il voto degli Italiani all'Estero

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26 apr 2006VOTO ALL'ESTERO: Marisa Bafile:“Rimaniamo uniti per contare di più”

CARACAS, 26 apr -(Italia Estera) -  Sono passati i caldi giorni della campagna elettorale, giorni che hanno visto impegnati numerosi candidati alla corsa per una poltrona dell’ambito Parlamento Italiano. Giorni di dibattiti politici e confronti mediatici, fuori e dentro l’Italia, alimentati da dubbi e incertezze, tra tutti una in particolare: gli italiani all’estero avrebbero assolto il loro dovere di elettori? A conti fatti i risultati parlano da soli: il voto degli italiani all’estero ha fatto la differenza decretando la vittoria dell’Unione. Chiuso il frenetico gioco elettorale ha inizio quello dei “lavori in corso” per garantire all’Italia un governo stabile in grado di portare a termine il suo mandato, insomma “un governo forte” come ha dichiarato Romano Prodi. Sono tante le novità di questa nuova legislatura: un’Italia divisa in due schieramenti politici come mai prima, e la presenza di parlamentari che rappresenteranno milioni di italiani che risiedono al di fuori dello Stivale; tra questi c’è Marisa Bafile, eletta alla Camera. Onorevole Bafile, 17.763 voti in tutta l’America Latina, un grande risultato ottenuto con una campagna elettorale intensa e faticosa che le ha permesso di incontrare le comunità italiane di diversi paesi del continente: Perù, Cile, Argentina, Brasile, Colombia, Uruguay e naturalmente Venezuela. Ci racconti la sua esperienza. “Un’esperienza gratificante. La ricettività delle persone è stata fantastica. Durante la campagna elettorale ho fatto una scelta: incontrare le persone. Credo molto nel rapporto con la gente, è importante ascoltare ma anche farsi ascoltare dalle persone. Il mio viaggio per il Sud America è stato faticoso, perché ho vissuto per un mese saltando da un aereo all’altro, ma il contato con le comunità incontrate è stato così bello che riuscivo a dimenticare la stanchezza fisica. Incontri commoventi in cui ho affrontato tematiche di interesse comune e problemi reali; ho parlato con sincerità, evitando discorsi politici di circostanza, perché sapevo che in ogni modo avrei continuato a lottare per i diritti degli italiani all’estero anche se non avessi vinto. Quando le persone si sentono coinvolte rispondono positivamente. Devo dire che anche le persone che hanno lavorato con e per me, e sono state numerose in ogni paese, l’hanno fatto con una passione che non si può comprare, lo hanno fatto perché si sentivano coinvolti. L’arricchimento personale è stato enorme. Aver lavorato tanti anni nel mondo dell’emigrazione mi ha reso il lavoro più facile, immediatamente riuscivo a capire quali erano i problemi più importanti da affrontare con la comunità senza aver bisogno di un periodo di adattamento. E ci sono delle idee che avevo ed ho riscontrato: la ricchezza umana che ha l’Italia in Sud America è una cosa che non può immaginare nessuno. Quando parlo di orgoglio dell’emigrazione davvero lo dico con tutto il cuore, perché più viaggiavo più conoscevo, più mi sentivo orgogliosa di essere parte dell’elettorato italiano in America Latina, una realtà costruita sul dolore ma forse proprio per questo in grado di tirare fuori il meglio. D’altro lato è stata una campagna faticosa e questo sarà una cosa da rivedere in futuro, perché non è possibile che un candidato che deve fare campagna elettorale in un continente abbia gli stessi tempi di un candidato che deve fare lo stesso ma in una regione. Di una cosa sono certa, se volevi vincere dovevi muoverti dal tuo paese e chi l’ha fatto ha ottenuto buoni risultati. Queste elezioni per gli italiani all’estero si sono svolte con non pochi problemi, basti vedere l’esperienza in Venezuela: tanti gli elettori che non hanno ricevuto il plico, ad alcuni è stato recapitato quello sbagliato, ad altri non è mai giunto. Di chi è stata la colpa, dei consolati? Gli italiani all’estero hanno dimostrato un grande senso civico riconoscendo l’importanza del diritto al voto; abbiamo votato a dispetto dell’Italia. Per fortuna queste elezioni hanno puntato il riflettore sulla presenza degli italiani all’estero, perché è stato il nostro voto a fare la differenza, cosa che non sarebbe accaduta se la maggioranza fosse stata più chiara. Credo che la colpa del cattivo funzionamento della macchina elettorale non sia dei consolati, quanto del governo italiano; un governo che non si è preoccupato di organizzare bene le votazioni degli italiani all’estero, che non ci ha preso in considerazione. Allora diamo la colpa ai consolati? No, la colpa è del ministero degli Interni. Era già stato dimostrato dall’ultimo referendum e da diverse analisi che il sistema di voto per corrispondenza non era adatto all’America Latina, perché gli uffici postali non funzionano bene. Se ne discute da anni e non si è arrivati a nulla, anzi nell’ultimo anno, ovvero nell’anno elettorale, hanno addirittura dimezzato il preventivo per i consolati. Il responsabile è il governo, che ha lasciato nelle mani di Tremaglia la gestione delle comunità italiane all’estero, convinto che gli italianiall’estero fossero ancora quelli dei bastimenti e pensando che comunque il ministro degli Italiani nel mondo sarebbe riuscito, con un po’ di belle parole “volemose bene, la nostalgia, l’Italia vi ama e vi adora”, a portare i voti a destra. Adesso Forza Italia ha gettato la maschera, Berlusconi ha detto cose molto umilianti ed offensive per noi italiani all’estero. Lei è tra i pionieri di una nuova era legislativa: nell’elenco dei primi onorevoli eletti nelle circoscrizioni estere e la prima donna deputata per il Latinoamerica. Cosa si prova? Ci racconti dei suoi progetti futuri: quali le paure, quali i punti di forza del suo mandato? Le paure sono tante, soprattutto c’è la paura di non riuscire ad essere all’altezza del ruolo che sto ricoprendo perché ho una grande stima degli elettori e so di avere una grande responsabilità nei loro confronti. Per portare avanti al meglio il mio lavoro chiedo alle comunità, indipendentemente da chi mi ha votato, di trovare una coesione, perché un parlamentare diventa forte se ha alle spalle una comunità forte. Bisogna superare le barriere di frontiera. Lavorerò molto per le comunità dimenticate, affinché tutti ci si senta coinvolti in un’unica realtà. Il mio primo impegno sarà rivolto ai più deboli, lavorerò per assicurare l’assegno di solidarietà, la consolidazione delle pensioni e trovare una formula che coinvolga le regioni e il governo affinché gli italiani in America Latina abbiano il diritto alla salute come ce l’hanno gli italiani in Italia. Gli italiani hanno atteso con trepidazione i risultati elettorali e le sorprese non sono mancate: smentiti gli exit poll, continui colpi di scena con i sorpassi di uno schieramento sull’altro, la netta spaccatura ideologica dell’elettorato e, come se non bastasse, le polemiche della coalizione di centrodestra. Cosa ne pensa Lei a riguardo? Questa spaccatura fa pensare, e lascia presagire che sarà un governo difficile: bisognerà tener conto di questa “mezza Italia” che ha votato a destra. Credo però che i colpi di coda che sta dando Berlusconi in una maniera così poco politica allontanino dal suo schieramento molte persone che lo hanno votato. Oramai in Italia c’è un bipolarismo ben definito, una realtà che Prodi saprà affrontare dando all’Italia un governo in grado di lavorare per il bene di tutti. Mi auguro che dopo questa difficile e amara uscita di scena, Berlusconi si metta da parte e lasci governare. Ha un messaggio per gli italiani dell’ America Latina? Sì, un messaggio in particolare per la comunità italo-venezolana. Superiamo la tappa elettorale, chiudiamola, è finita e uniamoci per lavorare insieme. Io non vado a scaldare poltrone, ma vado a lavorare seriamente ed ho bisogno del sostegno della collettività per portare avanti un lavoro serio.

(Romina Ialongo-La Voce d’Italia/Italia Estera)




 
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