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05 apr 2006LA FINESTRA DI MARIO BASTI

Domenica si va a votare in Italia: soddisfazione e amarezza
BUEN AIRES, 5 APR (Italia Estera) -  Ed eccoci all’ultima FINESTRA sul tema d’obbligo della prima partecipazione delle comunitá italiane all’estero alle elezioni politiche italiane. Anche per la prossima FINESTRA sará un tema d’obbligo, ma un po’ diverso, perché sará a elezioni avvenute. Questa invece é l’ultima prima delle elezioni che, come sai, caro Lettore, si svolgeranno per i residenti in patria domenica e lunedí prossimo, mentre noi residenti  o   nati all’estero, per ragioni pratiche abbiamo votato per corrispondenza. In realtá, come sai, non tutti abbiamo potuto votare, perché ad alcuni, non si sa quanti, ma certamente non pochi, il postino non ha consegnato il plico consolare con la scheda da votare e pertanto sono astenuti involontari e credo che non abbia fatto piacere a nessuno, nemmeno a quelli che non hanno protestato, pur potendolo, acccontentandosi di soffrire per conto proprio l’amara delusione.
Perché ci tenevano a votare e da quasi mezzo secolo reclamavano il riconoscimento di questo diritto, un riconoscimento che é giunto legalmente ma la cui importanza non é stata purtroppo compresa laddove avrebbero dovuto predisporrre  adeguatamente     i servizi.
Amarezza e soddisfazione, soddisfazione ed amarezza; per alcuni - spero che siano stati i piú- é prevalsa la soddisfazione per aver votato, per altri oggi certo prevale l’amarezza, ma domani, anche negli altri, anche in me, che mi sono trovato senza responsabilitá fra gli altri, prevarrá la soddisfazione, per la convinzione che non sará cancellata la presenza italiana all’estero e saranno invece conservate e forse potenziate  la testimonianza di tale presenza.
Domenica e lunedí si vota. E alla fine del mese siederanno a Montecitorio  e a Palazzo Madama i nostri rappresentanti, coloro che potranno testimoniare a Roma, che esiste anche quest’altra Italia, la nostra, e potranno impegnarsi con fermezza per le nostre aspirazioni, con la stessa passione con cui si impegneranno per i loro elettori i parlamentari del Piemonte e della Calabria, della Toscana e dell’Abruzzo e di tutte le Regioni.
 
Or non é molto, in un’altra FINESTRA scrivevo: “Ora tutto dipende da te”, lo dicevo per me, per te, per tutti gli italiani dell’America latina. Ma le cose sono andate diversamente, per cui ora il TUTTO DIPENDE DA TE possiamo dirlo a quelli che abbiamo eletto nostri rappresentanti, anche se nella scheda il voto l’abbiamo dato ad un’altra lista ad altri candidati. Gli eletti sono ora i rappresentanti di tutti noi ed io confido che tali si sentiranno: rappresentanti di noi, prima che di associazioni e di partiti, di questa o quella coalizione politica.
La pensa cosí anche un italiano molto autorevole, un politologo che risiede in Italia e gode di meritato prestigio anche fuori dell’Italia, anche per i lucidi acuti articoli che scrive su grandi giornali come il Corriere della Sera. É il prof. Sergio Romano, che venerdí scorso ha scritto sul Corriere della Sera un lucido articolo intitolato: “La commedia degli onorevoli italo-esteri”. Il titolo non mi piace, mentre mi sembrano valide e indovinate alcune delle sue considerazioni.
Come quelle di questo paragrafo: “Che cosa faranno del loro voto, a Roma i parlamentari degli italiani all’estero? L’indicazione piú interessante viene da un candidato argentino Luigi Pallaro, che ha ottime  possibilitá di essere eletto al Senato. Pallaro ha ottant’anni e, alle sue spalle, una ammirevole carriera economica  come agricoltore (parecchi milioni di capi secondo i miei interlocutori di Buenos Aires) e creatore di imprese industriali.
Dopo essere stato sollecitato dalla destra e dalla sinistra, Pallaro ha deciso di creare la sua lista (Associazioni italiane in Sud America) e ha lasciato intendere, senza arrossire, che in Parlamento avrebbe votato con la maggioranza. Non ha torto. Se il suo collegio é in Argentina, il suo principale obiettivo non é la soluzione dei problemi della madrepatria, ma la soddisfazione delle esigenze dei suoi elettori. Chi, se non la maggioranza puó permettergli di tornare a Buenos Aires con qualche concessione di cui vantarsi?
Poi Romano si chiede quali possono essere i desiderata degli italiani d’Argentina e dice che, interpellati una dozzina di candidati, le promesse su cui noi contiamo maggiormente sono l’assegno sociale, l’assistenza sanitaria, il rafforzamento dei consolati e del servizio di cittadinanza, iniziative culturali ed educative. Non é certo necessario che io confermi o che ti dica che per qualunque di queste rivendicazioni, il nostro senatore o deputato che l’ottenesse a prescindere dalle sue idee politiche, avrebbe in cambio l’appoggio unanime di tutti gli elettori.
Sergio Romano ci invita peró, pur dicendolo solo indirettamente, a non contarci molto, perché -scrive- “Mi chiedo se tutti si rendano conto della differenza esistente fra ció che un governo ha diritto di fare in patria per i propri cittadini e ció che puó legittimamente fare all’estero per i propri emigrati”. Credo di poter assicurare che ce ne rendiamo conto e soprattutto ci rendiamo conto della differenza fra quel che il governo (questo e il futuro) é disposto a fare per l’italiano di una circoscrizione nazionale e uno della circoscrizione estero, anche nei casi in cui i governi esteri non pongono obiezioni.
 Ci basta che l’italiano di Buenos Aires, di Montevideo, di San Paolo, di Caracas, possa ottenere in materia di servizi, di assistenza, di cultura, lo stesso trattamento, la stessa attenzione, gli stessi finanziamenti che sono comuni per gli italiani di Bologna o di Cagliari, di Torino o di Foggia o di Catania. Ci basta, non chiediamo altro; quel che pretendiamo dai senatori e deputati che manderemo a Roma come nostri rappresentanti é che non si attardino in discussioni fra loro per priorizzare questa o quella rivendicazione. Tutti compatti invece, e anche coscienti come sono e come siamo tutti noi italiani all’estero, che la congiuntura nazionale non é oggi delle piú brillanti e che pertanto non possiamo pretendere -non essendoci i fondi- che tutte le nostre attese, sebbene annose, possano figurare subito fra le cose presto realizzabili.
Su una peró insistano compatti con caparbietá, perché per tutti gli italiani del Sudamerica in generale, ma soprattutto dell’Argentina ha un interesse fondamentale, perché da essa dipende tutto il resto e cioé  che, per servizi, personale, attrezzature i consolati, tutti i consolati, dai piú grandi, a tutti gli altri, siano messi subito in condizioni di prestarci i servizi a cui, come gli altri italiani, abbiamo diritto.
Si illudono a Roma e nei palazzi della politica, si illudono qui in Ambasciata, nei consolati e nelle  sedi dei partiti e delle associazioni, ove é stata organizzata la nostra partecipazione alle elezioni, se credono che giá tutto é stato fatto o che é stata fatta la parte piú importante solo mandandoci il plico per il voto.
Non abbiamo insistito, non abbiamo operato, non abbiamo reclamato, non abbiamo protestato soltanto perché ci fosse consentito di votare. Ed anche se fosse stato cosí, i tanti e non lievi inconvenienti della campagna elettorale, delle operazioni di voto-, su cui si dovrá discutere e non poco nelle prossime settimane- saranno anche temi delle prossime FINESTRE- dimostrano che resta abbastanza  da fare, visto che in tanti l’atteso plico del Consolato non l’abbiamo ricevuto, che il servizio postale ha messo in luce non poche deficienze e perció alcuni siamo ancora in attesa di recarci per la prima volta alle urne, o di votare per corrispondenza. É una grande vittoria, un notevole successo che il nostro diritto di votare sia stato legalmente riconosciuto e reso possibile per la magggioranza, sebbene ci sia di mezzo l’Atlantico.
Ma la legge deve valere per tutti, si deve poter applicare a tutti e pertanto il successo sebbene notevole non é sufficiente. Grazie a tutti coloro che si sono impegnati nei palazzi romani della politica e nelle sedi locali delle nostre associazioni perché questa volta non fosse una fregatura. Ma non basta, bisogna rimettersi subito al lavoro, perché l’allineamento fra l’AIRE e le Anagrafi consolari siano coincidenti per TUTTI GLI ITALIANI all’estero e non soltanto per alcuni, perché si capisca che i consolati sono qui per prestarci un servizio e prestarcelo come si deve; si tratti di elezioni, di cittadinanza, di passaporti, di assistenza, di cultura.
Soltanto allora potremo parlare davvero di successo, soltanto allora noi italiani, ovunque residenti saremo veramente tutti della stessa serie.
 
MARIO BASTI, Tribuna Italiana/Italia Estera
 



 
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