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03 mar 2006Il ministro Tremaglia con Rita Pavone a Stoccarda incontra gli italiani

ROMA, 3 MAR (Italia Estera) - Domani, 4 marzo, il Ministro per gli Italiani nel Mondo Mirko Tremaglia  si recherà a Stoccarda (la città tedesca che ospita il più alto numero dei nostri connazionali) per incontrare, assieme a Rita Pavone, candidata per il Senato con la lista Tremaglia,  la collettività italiana. Rita Pavone e Teddy Reno vivono in Svizzera ed hanno 2 figli, Alessandro, di professione studente universitario in Scienze Politiche nonchè presentatore presso la RTSI (Radiotelevisione della Svizzera italiana) e Giorgio, cantautore e chitarrista rock. La cantante nella lettera che indirizza al suo elettorato si rivolge in particolare ai nuovi «aventi diritto» italiani che risiedono in Europa e che potranno concorrere, per la prima volta, a formare il Parlamento della prossima legislatura. «Se oggi ci fregiamo - scrive la Pavone - di essere uno dei paesi più evoluti, più moderni che ha saputo fornire talenti veri in ogni campo lo si deve soprattutto a quella emigrazione, la cui gente avvertiva chiaramente l'importanza del significato della parola integrazione la quale ha portato poi quei risultati di cui noi oggi andiamo fieri».
      L’emigrazione italiana in Germania ha rappresentato uno dei “volets” principali delle relazioni italo-tedesche dagli anni Cinquanta ad oggi. La collettività italiana in Germania è, infatti, la più numerosa in Europa, e la seconda nel mondo.
Un avvenimento fondamentale nella storia dell’emigrazione italiana in Germania è stato quello della firma, avvenuta il 22 dicembre del 1955, del trattato italo-tedesco per il reclutamento di manodopera italiana. Tale trattato era, per molti versi, analogo a quelli che la Germania avrebbe di lì a poco concluso con altri Paesi esterni alla Comunità Economica Europea: Spagna, Turchia Marocco, Portogallo e Jugoslavia.
      Caratteristica principale di tali accordi era che essi regolavano l’immissione nell’industria di lavoratori a tempo determinato, i quali erano pertanto “ospiti” (i cosiddetti “Gastarbeiter”), tenuti a lasciare la Germania una volta scaduto il proprio contratto. Tale aspetto rendeva l’immigrazione nella Repubblica Federale Tedesca fortemente dipendente dall’andamento del ciclo congiunturale dell’industria manifatturiera: ad esempio, durante la crisi economica del 1966, la manodopera straniera scese nel giro di un anno da 1.313.491 a 991.255 unità.
Superata la crisi economica, dal 1968 al 1971 arrivarono in Germania più lavoratori stranieri di quanti ne fossero venuti dal 1955 al 1966. Aumentò inoltre il numero dei ricongiungimenti familiari, benché a partire dal 1971 gli italiani venissero superati come numero di presenza dai turchi e dagli jugoslavi. Dal 1972, per la prima volta, i lavoratori che si trovavano sul territorio tedesco da cinque anni con permessi annuali ottennero il permesso speciale di residenza (Sonderaufenthalterlaubnis), di durata quinquennale.
Il 1973 costituì l’anno record per la collettività italiana in Germania, che aveva raggiunto la cifra considerevole di 630.735 residenti. Tuttavia, proprio in tale anno, la recessione provocata dall’aumento del prezzo del petrolio rese necessario arrestare il flusso di lavoratori stranieri, che erano nel corso divenuti il 6,4% della popolazione. I provvedimenti posti in essere dal Governo tedesco non avrebbero dovuto in teoria interessare l’Italia, Paese membro della Comunità Economica Europea. Tuttavia, essi agirono come segnale negativo di fatto anche per la collettività italiana, che diminuì fino a raggiungere nel 1979 una presenza pari a 594.424 persone.
Dal 1980 ad oggi il numero di cittadini italiani in Germania è tornato a crescere, raggiungendo tuttavia solo negli ultimi anni i livelli anteriori alla crisi del 1973. E’ tuttavia la dimensione qualitativa dell’immigrazione oggi a mutare. È infatti possibile assistere ad un progressivo radicamento dell’immigrazione di tipo tradizionale, la quale, pur mantenendo forme di associazionismo talora vivaci, comincia a sviluppare una coscienza di costituire un gruppo permanente in Germania: i risparmi non sono infatti più spediti con la stessa intensità di una volta verso l’Italia, si manifestano le prime forme di imprenditoria, e — soprattutto — le famiglie di emigrati effettuano investimenti di medio-lungo periodo in Germania (acquisto della casa e dell’automobile).
Inoltre, nei flussi di connazionali verso questo Paese sono compresi sempre di più lavoratori altamente qualificati, perlopiù nei settori ad elevata intensità di ricerca e di conoscenza: essi vi giungono a seguito di un’assunzione da parte dei più prestigiosi Centri di Ricerca, Università, o imprese multinazionali. Questa diversa tipologia di immigrazione giunge in Germania con prospettive ben diverse rispetto a quelle dell’immigrazione tradizionale e presenta — come è ovvio — esigenze differenziate, orientate alla valorizzazione del proprio percorso di carriera sia all’estero che in Italia, piuttosto che al soddisfacimento di bisogni di base.

Consistenza della collettività italiana. Gli italiani rappresentano per numero la terza collettività straniera presente in Germania (essi costituiscono l’otto per cento del totale dei residenti di nazionalità non tedesca), sorpassati solamente dai turchi (28%) e dalle popolazioni dell’ex Jugoslavia (10%).

Le anagrafi consolari italiane distribuite sul territorio tedesco indicano un totale complessivo di 589.060 cittadini italiani residenti al 10 novembre 2005, così suddivisi per circoscrizione consolare:

BERLINO
12.169
FRANCOFORTE
98.265
MONACO BAV.
60.376
NORIMBERGA
23.621
AMBURGO
13.365
COLONIA
103.019
DORTMUND
48.965
HANNOVER
20.780
LIPSIA
2.228
STOCCARDA
123.101
SAARBRUCKEN
20.193
FRIBURGO
41.468
WOLFSBURG
8.549
MANNHEIM
12.961

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(Italia Estera) -

 Nella foto di Sorrisi e Canzoni Rita Pavone in famiglia



 
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