Servizio di Mattia Feltri/La Stampa
ROMA - 18 apr. (Italia Estera) - L'obiezione diffusa e ragionevole è: come farà l'Unione a conservare la maggioranza al Senato, dove l'ha di soli tre seggi, e grazie ai senatori eletti all'estero? Risponde Franco Danieli: «Facile. Basta che i senatori eletti all'estero tornino in Italia». Semplice, semplicissimo, quasi semplicistico. E allora servono chiarimenti. Il primo riguarda Franco Danieli. E' un senatore nato a Galatone, in provincia di Lecce. Compirà cinquant'anni giovedì. Vive a Bologna e durante l'ultimo governo di Giuliano Amato fu sottosegretario agli Esteri. Nella scorsa legislatura è stato il responsabile della Margherita per gli italiani all'estero. Insomma, il Mirko Tremaglia di sinistra. Oggi, per l'Unione, è quasi un eroe perché, senza i suoi risultati, la coalizione avrebbe conquistato soltanto la Camera.
Il secondo chiarimento riguarda, appunto, i numeri. Lunedì sera la Casa delle Libertà aveva 156 senatori, contro 155. Mancava lo spoglio delle schede arrivate da fuori Italia, e gli analisti pronosticavano che era tutta roba di Silvio Berlusconi. E invece quattro senatori li ha presi il centrosinistra, uno il centrodestra e il sesto (Luigi Pallaro, eletto in Sudamerica, consigliata una visita al sito Pallarosenador.com) si propone di decidere all'ultimo, e probabilmente deciderà di stare con Romano Prodi. E siccome questi senatori sono espatriati da decenni, hanno famiglie e attività in altri continenti e in altri emisferi, l'obiezione accennata sopra è: come potranno costoro garantire la presenza e il voto al premier?
Il senatore Franco Danieli insiste: «Nessun problema». Sarà. Del resto, essendo quasi un eroe, i leader vincenti gli hanno già promesso il ministero che Tremaglia si appresta ad abbandonare. E alla Stampa dice :.«Non abbiamo candidato delle ballerine, ma delle persone serie. Si trasferiranno a Roma, faranno i senatori come si deve. Ce lo hanno garantito e non vedo perché non debba essere così». La settimana ventura, fra lunedì e mercoledì, arriveranno a Roma, annuncia Danieli, per le prime riunioni, le infarinature. Qualcuno ne approfitterà per cercare casa, o almeno una buona sistemazione: «Come vedete, è tutto a posto». A postissimo, e fin troppo, tanto che si potrebbe maliziosamente sospettare che, siccome la difficoltà è evidente, Danieli e l'Unione si stiano ingegnando per mascherarla almeno in partenza, e favorire un avvio di legislatura senza inciampi. Poi si vedrà.
Pallaro, per esempio, qualche giorno fa non si è molto sbilanciato: «Sarò in Senato tutte le volte che si discuteranno temi legati alle battaglie che porto avanti da cinquant'anni». Ma altri sembrano impegnati a lasciare la malizia ai maliziosi. Nino Randazzo, eletto in Oceania, tiene il telefonino acceso nella notte di Melbourne e si lascia buttare giù dal letto: «Certo che vengo in Italia, che vi credete? Ero da ventotto anni direttore del "Globo", il quotidiano di lingua italiana che ha sede qui a Melbourne, e mi sono dimesso. Vabbè, qui ho le figlie, ma sono sposate, e tornerò a trovarle ogni volta che posso. Lunedì o martedì arrivo a Roma. Per intanto mi appoggio a parenti, però poi prendo anche casa».
Persino più ampie sono le rassicurazioni di Renato Turano. Lui vive a Chicago da quarant'anni, coi fratelli aprì un forno, oggi ha un'azienda con seicentocinquanta dipendenti che serve tutti gli States. La sua avventura in campagna elettorale cominciò con un malinteso, per cui sembrò uomo di Berlusconi già passato a Prodi dopo i primi sondaggi. Oggi, per evitare incomprensioni, si fa fotografare con cravatte blu ornate di margheritine molto rutelliane. E, ecco, le sue rassicurazioni sono totali: «Io farò il senatore a tempo pieno e a tempo pieno voglio occuparmi anche del territorio». Che, sia detto, è costituito da Stati Uniti più Canada. «Non importa, girerò, mi farò vedere. Per l'azienda mi sono accordato coi miei fratelli, la portano avanti loro. Io qualche giorno prima del 28 sarò a Roma e piglio pure l'appartamento, perché non è un gioco, lo so. E poi io in Italia manco da quarant'anni, ma quando ci vengo è sempre come stare in famiglia». Questi sono i buoni propositi per una buonissima partenza in solida maggioranza. (Mattia Feltri-La Stampa)