Fondato nel 2000 Direttore Responsabile Giuseppe Maria Pisani                  
HomeArgomentiArchivioNewsletter gratuitaChi siamoI nostri serviziContattiSegnala il sito
 
Cerca nel sito
»www.ItaliaEstera.tv
»Paolo Gentiloni é il Ministro degli Esteri italiano
»Emigrazione: Note storiche per non dimenticare - Quanti sono gli italiani all'estero?
»Direzione Generale per gli Italiani all'Estero
»Rappresentanze Diplomatiche - in aggiornamento
»AIRE Anagrafe degli Italiani all'Estero
»Servizi Consolari per gli italiani all'estero
»Autocertificazione
»Patronati italiani all'estero
»Cittadinanza Italiana all'Estero
»Il voto degli italiani all’estero
»COMITES
»CGIE Consiglio Generale degli Italiani all'Estero
»Assessorati Regionali con Delega all'Emigrazione e all'Immigrazione
»IL PASSAPORTO ELETTRONICO
»Viaggi Usa, comunicare i dati in anticipo - Registrazione anche da turisti italiani
»STAMPA ITALIANA ALL'ESTERO: quanta, dove, quanti fondi, chi li prende
»LA CONVENZIONE ITALIA-STATI UNITI PER EVITARE LE DOPPIE IMPOSIZIONI FISCALI
»La convenzione Italia-Canada per evitare le doppie imposizioni fiscali
»Ascolta la radio di New York: ICN
RomaneapoliS
www.romaneapolis.tv


Il voto degli Italiani all'Estero

Elezioni Politiche 2008

Elezioni Politiche 2006


Infocity
Messaggero di sant'Antonio
Italiani d'Argentina
  
27 feb 2006Chiare linee di una campagna elettorale all’estero

Intervento di Nino Randazzo, candidato de L’Unione-Prodi al Senato, su “Tribuna Elettorale” dei quotidiani d’Australia “Il Globo” e “La Fiamma” di lunedì 27 febbraio 2006
 
MELBOURNE, 27 FEB.(Italia Estera) -  Le imminenti elezioni politiche non sono “storiche” solo perché gli italiani all’estero eleggeranno per la prima volta 18 loro rappresentanti in Parlamento (fra i quali un deputato e un senatore di Africa-Asia-Oceania), ma anche perché fanno risaltare senza veli e senza pietà un bilancio del governo Berlusconi entrato negli annali come il più pericoloso, fallimentare e umiliante nella storia della Repubblica. Pericoloso per la valanga di leggi in difesa degli interessi personali di politici della maggioranza e di loro sostenitori corrotti, corruttori, colossali falsificatori di bilanci aziendali e sfruttatori di piccoli risparmiatori, e per il tentativo di demolire la Costituzione e distruggere l’unità nazionale. Fallimentare per aver portato al collasso l’economia del Paese e per non avere mantenuto nessuna delle promesse del “contratto con gli italiani”, firmato in tv da Berlusconi con istrionismo da baraccone nel 2001. Umiliante, per gli italiani in patria e per gli italiani nel mondo, per una perdita di credito e d’immagine dell’Italia all’estero che il presidente del Consiglio uscente non potrà certamente sperare di riscattare facendosi immortalare con le corna dietro la testa dell’allora collega spagnolo Aznar a Madrid, né con quattro pacche di Bush sulle spalle, né con qualche cena insieme a Putin a Mosca tra gli orpelli della reggia zarista.
 
 Pertanto anche la campagna dei candidati dell’Unione in Australia, Nuova Zelanda, Africa ed Asia punterà i riflettori su alcuni dei principali aspetti negativi, stravolgenti, distruttivi della politica governativa italiana degli ultimi cinque anni, sia per un dovere d’informazione, sia per sfatare i miti, le fandonie e le autentiche menzogne di chi ha la faccia tosta di definire “successi” i fallimenti e “glorie” le vergogne. L’apertura della scatola di vermi del centrodestra sarà certa, puntuale ed anche facile nel corso delle prossime quattro-cinque settimane con gli elettori italiani all’estero, chiamati a dimostrare col loro voto di amare veramente la patria, di volerla aiutare ad uscire dal pantano della crisi in atto. La documentazione ormai dilaga. Non c’è che l’imbarazzo della scelta. Si tratta di documenti, fatti e dati ufficiali, e non di “catastrofismo” dell’opposizione, come invece ripete il capo del governo in un delirio di megalomania, dove si paragona a Napoleone, Churchill e, blasfemamente, persino a Gesù Cristo, e costringe l’ex presidente della Repubblica Cossiga, al quale s’era rivolto per consiglio, a dirgli: “Guardi, lei potrebbe anche vincere, servirebbe un grande attentato internazionale di cui lei rimanesse vittima”.
 
 Le statistiche (Eurispes, Ministero dell’Economia, Banca d’Italia, Forbes, Istat, Fondo Monetario Internazionale, Censis, World Economic Forum, ecc.) dell’Italia nell’Anno V dell’era berlusconiana parlano con una chiarezza impressionante se rapportate alla situazione del 2001. Crescita zero nel 2005, mentre era dell’1,7 per cento nel 2001. Altro che sgravi fiscali: il totale da capogiro delle imposte è passato da 359 mila milioni di euro a 399 mila milioni. Il debito pubblico salito da 1348 a 1542 miliardi, sempre di euro. La produzione industriale calata dell’1,6 per cento. La bilancia commerciale da un attivo di oltre 9.000 milioni di euro nel 2001 a un deficit di oltre 10.000 milioni nel 2005. Il deficit pubblico schizzato in quattro anni dal 3,2 per cento al 4,3 per cento. Oltre metà della vantata “creazione di un milione di posti di lavoro” è dovuta alla regolarizzazione degli immigrati che lavoravano già, gran parte del resto a lavoro precario, privo di sicurezza per il futuro; in realtà, l’occupazione che nel 2001 cresceva del 2 per cento è aumentata solo dello 0,9 per cento su base nazionale nel 2004 mentre è diminuita dello 0,3 per cento nel Sud, e il lavoro nero, fra cui lo sfruttamento di donne e bambini, è passato dal 26 al 28 per cento. In aumento del 17 per cento i delitti. Crollo della competitività internazionale, dal 32esimo posto su 49 Paesi nel 2001 al 53esimo su 60 Paesi nel 2005.
 
 Se le statistiche non fossero così noiose, quantunque crudelmente veritiere, si potrebbe ancora andare avanti per un bel pezzo. Ma quelle appena citate bastano per chiederci: è questa l’Italia che ci onora e ci rende orgogliosi all’estero? O c’è un’Italia più ordinata e giusta alla cui costruzione, o ricostruzione, possiamo contribuire col nostro voto anche da lontano? Ci impegniamo, noi candidati de L’Unione guidata da Romano Prodi, a smontare pezzo per pezzo nel corso del dibattito elettorale il castello di bugie e illusioni di un governo senza più onore e credibilità. Strapperemo il velo delle favole e dell’ipocrisia che ammanta, nella mitologia della destra più reazionaria, presunte esclusive paternità del voto all’estero e certe ridicole pretese di un dicastero degli italiani nel mondo, considerato nell’ambito della Farnesina alla stregua di un cane in chiesa. E dimostreremo di quanta amarezza, vergogna e umiliazione ci riempie all’estero la presenza nel governo di una forza politica così nemica dell’unità e indivisibilità nazionale come la Lega Nord.
 
 Ma non si tratterà di una campagna negativa. L’Unione è soprattutto forza propositiva e costruttiva, i suoi candidati nella circoscrizione Estero s’impegnano, se eletti, a rispondere ad una serie di esigenze ed istanze, di cui ne elenchiamo al momento solo alcune:
 la riapertura dei termini di legge per il riacquisto della cittadinanza italiana da parte di chi in altri tempi l’ha perduta per spesso obbligata scelta di naturalizzazione nel Paese ospitante;
 un potenziamento della rete consolare, i cui servizi sono scaduti ad un livello inaccettabile, indecoroso, da terzo mondo, a causa di insensati tagli nel bilancio del Ministero per gli Affari Esteri, dove risultano ridotte del 50-60 per cento le disponibilità finanziarie e di personale dei singoli uffici consolari;
 un più consistente e impegnativo sostegno finanziario pubblico ai Patronati, oggi rimasti all’estero come il solo presidio a difesa dei diritti sociali di anziani, pensionati, vedove, delle fasce più deboli dei nostri connazionali emigrati;
 una maggiore attenzione alla terza età, un ambito nel quale rientra la maggioranza degli emigrati di prima generazione, che oggi necessita di assistenza etnospecifica, appropriata sotto gli aspetti culturale, linguistico, sanitario;
 una incisiva politica per il mantenimento, la trasmissione, la promozione e la diffusione di lingua e cultura italiane all’estero;
 una politica di recupero linguistico e culturale delle seconde e terze generazioni dei nostri emigrati;
 una radicale riforma degli Istituti di Cultura all’estero, oggi in stato di abbandono, inefficienza e degrado a causa di penuria di risorse umane e finanziarie;
 la creazione di adeguati strumenti per un’informazione di ritorno in grado di prospettare fedelmente agli italiani d’Italia la composita quanto dinamica realtà dei loro connazionali nel mondo;
 una cultura di ritorno con l’apertura di finestre in Italia per la creatività italiana nel mondo che si esprime con risultati di sostanza (ma ignorati in Italia) nei campi delle arti visive, della letteratura, della comunicazione, della ricerca scientifica, della stessa imprenditorialità nella più vasta accezione del termine;
 un profondo cambiamento di struttura, gestione e indirizzi di Rai International, oggi cieca, muta, priva di segnale in Europa, e che penalizza variamente i fruitori dei suoi servizi, dove con esosi canoni d’abbonamento ai distributori locali del segnale (60 – 70 dollari mensili in Australia, molto di più in Sud Africa), dove con indifferenziati palinsesti che non tengono conto dei fusi orari, dove con grezza partigianeria politica, dove con una ripetitività di stantii programmi d’intrattenimento, dove con una penosa qualità amatoriale e povertà di contenuti;
  lo sviluppo di più intensa collaborazione economica tra l’Italia ed i Paesi con i maggiori insediamenti di collettività italiane;
 un coordinamento delle iniziative, oggi spesso dispersive e scollegate, delle amministrazioni regionali nelle comunità di loro specifico interesse all’estero;
 una proiezione nel mondo in cui vivono gli emigrati e i loro figli di un’immagine dell’Italia generalmente più positiva e prestigiosa di quella attuale e che possa, a sua volta, riflettersi sulla considerazione riservata agli italiani, singolarmente e collettivamente.
 
 Nessuno ha bacchette magiche, men che meno i futuri parlamentari italiani eletti all’estero. Gli impegni che i candidati de L’Unione elencano e prendono con i loro elettori non possono e non vogliono significare garanzie di soluzioni miracolistiche di tutti i problemi sul tappeto (se così fosse, rischierebbero di rassomigliare pericolosamente alle “promesse” di Berlusconi). Sono invece l’espressione di una tensione morale verso obiettivi rispondenti alle richieste e aspirazioni degli italiani all’estero. L’espressione di una volontà di sensibilizzare partiti e istituzioni sulle realtà italiane nel mondo. Operando appunto nell’ambito delle formazioni politiche che costituiscono la base insostituibile delle democrazie parlamentari, e non in quello spazio irreale e irrazionale di “indipendenza” e “apoliticità” verso il quale vorrebbe spingere proprio il ministro per gli Italiani nel Mondo Tremaglia, lui stesso esponente di una ben definita parte politica, tutt’altro che disposto a passare fra gli “indipendenti” e gli “apolitici”. Gli elettori all’estero non possono, nel contesto politico nazionale, ridursi al rango di italiani di seconda categoria. E senza dubbio lo dimostreranno.
NINO RANDAZZO, Candidato al Senato della lista L’Unione-Prodi nella ripartizione Africa-Asia-Oceania-Antartide della circoscrizione Estero




 
Opzioni


Stampa  Stampa

Invia ad un Amico  Invia ad un Amico


Copyright © Italia Estera 2001- 2014. Tutti i diritti riservati