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Il voto degli Italiani all'Estero

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20 lug 2005Oggi7 (America Oggi) intervista il Segretario Generale del CGIE Franco Narducci

NEW YORK – (Italia Estera) - Nell’ultimo numero di “Oggi 7”, l’ inserto settimanale del quotidiano “America Oggi”, ci sono diversi approfondimenti sul voto degli italiani all’estero. Vi segnaliano l’intervista al Segretario Generale del CGIE Franco Narducci.
 
Può aiutarci a fare il punto sulla situazione ''voto'', soprattutto dopo la riunione recente dell’Assemblea Plenaria del CGIE il 7 luglio?
 
''La storia irta di ostacoli della battaglia per l’esercizio del voto all’estero ci ha insegnato che non bisogna mai abbassare la guardia e che le certezze, anche quando sembrano acquisite, non sono mai tali. È un aspetto per certi versi scandaloso del nostro Paese, che in fatto di diritti riconosciuti e garantiti ai propri cittadini residenti all’estero è stato superato anche da Paesi che in materia di cittadinanza piena vantano tradizioni meno nobili del nostro. La recente assemblea plenaria del CGIE ha avuto l’indubbio merito di richiamare ancora una volta l’attenzione dei rappresentanti politici sul significato dell’esercizio del voto all’estero e sulla valore che riveste per il nostro Paese la rappresentanza parlamentare che sarà eletta nella circoscrizione estera. Fuori di retorica, i 18 Parlamentari provenienti da ogni parte del mondo potranno portare un vento nuovo nel panorama politico italiano che ha bisogno di sprovincializzarsi e osare di più sullo scacchiere mondiale. Ma bisogna sconfiggere il partito dei frenatori che si annida in Parlamento ed anche nei gangli dell’amministrazione. Soltanto qualche settimana fa è stato respinto nel Senato della Repubblica l’emendamento trasversale che, nel dibattito parlamentare relativo alla questione dei seggi vacanti, puntava a far slittare al 2011 il voto degli italiani all’estero. Si è trattato ancora una volta di un cattivo esempio di come alcuni parlamentari disattendono la linea politica dei loro partiti per puro spirito egoistico''.
 
Perché secondo lei ci sono stati negli ultimi tempi interventi mirati a far slittare l’elezione della rappresentanza parlamentare degli italiani all’estero? Cosa pensa di fare e può fare il CGIE per arginarli?
 
''Ci sono tentativi evidenti di rinviare al 2011 - e forse all’infinito - la partecipazione dei cittadini italiani al processo politico-elettorale italiano e l’elezione della loro rappresentanza nel Parlamento. Per egoismo, perché i 18 seggi (12 Deputati e 6 Senatori) spettanti alla circoscrizione estero non sono in aumento ma saranno sottratti al numero di Parlamentari eleggibili in Italia, e per calcolo da parte delle formazioni politiche che ritengono di avere poco da dire (e da prendere) nella rete di presenza italiana all’estero. Le improvvide dichiarazioni del Ministro Baccini contro la possibilità di votare nel 2006 sono indicative, a mio avviso, della cultura politica sopra menzionata, che non appartiene più agli italiani che vivono all’estero. Vorrei sottolineare che gli italiani all’estero hanno votato nel frattempo tre volte e che le carenze dell’anagrafe sono state denunciate negli ultimi quindici anni costantemente dal CGIE, che deve vigilare senza ritenere conclusa la battaglia. In tal senso, il richiamo alla politica delle larghe intese che fu alla base delle riforme costituzionali nella passata legislatura deve ritrovare spazio nell’agenda politica dei partititi, delle varie coalizioni parlamentari e della fitta rete dell’associazionismo italiano nel mondo''.
 
All’Assemblea Plenaria del 7 luglio nessun rappresentante del Governo si è presentato. Sa il perché?
 
''La legge sancisce che in apertura dell’Assemblea Plenaria il Ministro degli Affari Esteri, o il Sottosegretario da lui delegato, svolga una relazione sulle attività del Governo verso gli italiani nel mondo. Una relazione dunque che deve avere un taglio prettamente politico e non esclusivamente tecnico. Nello scorso mese di dicembre avevamo segnalato al Ministro Fini (e Presidente del CGIE), l’importanza fondamentale di avere un interlocutore politico ai nostri lavori e in tal senso avevamo ricevuto assicurazioni. Ma ancora una volta ci siamo trovati all’apertura dell’Assemblea senza un rappresentante del Governo e dunque ne è nata una discussione accesa che ha comportato una votazione (per accertare le intenzioni maggioritarie dell’Assemblea )''.
 
Come si stanno comportando i media italiani in Italia e anche all’estero sul voto? Stanno informando accuratamente secondo lei?
 
''Sicuramente l’informazione è insufficiente e va a ''scatti''. In Italia ogni tanto aumenta d’intensità, contestualmente con la posta in gioco, mentre la stampa italiana all’estero cura, per ovvie ragioni, non solo la questione del voto bensì molti aspetti relativi alla rete di presenza italiana nel mondo. Basti pensare alla promozione del sistema Italia! Per quanto concerne l’Europa va poi aggiunto che non si riceve RAI-International, ma l’accesso ai canali nazionali è possibile quasi ovunque. In vista delle elezioni politiche del 2006 occorre però una campagna informativa ad hoc che dovrà coinvolgere diversi attori, altrimenti sarà difficile raggiungere tutti gli aventi diritto al voto. Occorre anche un medium che possa interessare le giovani generazioni che hanno scarsa conoscenza di questa nuova possibilità di incrementare la loro cultura''.
 
Cosa consiglia lei di fare ad un cittadino italiano residente negli USA per tenersi informato sulla situazione?
 
''Le possibilità che si offrono oggi sono innumerevoli. Basti pensare alla stampa dell’emigrazione, ai quotidiani italiani sandwich (Corriere della Sera e Repubblica) e soprattutto alle possibilità offerte da Internet. L’esercizio del voto all’estero rappresenta, a mio vedere, anche l’occasione migliore per rivitalizzare la nostra rete associazionistica nel mondo''.
 
Con l’ultima consultazione referendaria sono ancora sorti problemi riguardanti l’anagrafe e l’elenco degli elettori residenti all’estero, in particolare per le discrepanze tra le due banche dati, quella del Ministero dell’Interno e quella del Ministero degli Affari Esteri. A che punto siamo? E cosa si può fare ancora?
 
''Il tema dell’anagrafe degli italiani all’estero rappresenta da decenni una questione scottante. Soltanto in questi ultimi due o tre anni è stata avviata con professionalità un’opera di bonifica, ampliamento e allineamento dei dati gestiti dal Ministero dell’interno con quelli gestiti dal Ministero degli Affari Esteri. Fino a questo momento l’opera di bonifica ha consentito di allineare circa 2.800.000 posizioni, un risultato considerevole che ha consentito di redarre un registro unico degli elettori piuttosto affidabile, ma che non deve illudere e bloccare quanto resta da fare. Infatti, la discrepanza tuttora esistente tra le due banche dati è considerevole: nell’anagrafe redatta in base agli elenchi dei Comuni figurano circa 700.000 posizioni cosiddette solo MIN, cioè che non sono rintracciabili nell’altra anagrafe, ma concorrono per il quorum. Nell’altra banca dati, quella della Farnesina, tanto per intenderci, figura 1.300.000 posizioni solo MAE, cioè che non risultano al Ministero dell’Interno. Queste posizioni non sono più allineabili per via informatica, per cui si progetta di lanciare un’operazione di mailing invitando le persone a registrarsi, altrimenti saranno temporaneamente accantonate. Ciò consentirebbe di approntare un elenco elettorale unico basato su un corpo elettorale certo, eliminando i problemi che si sono verificati nelle prime tre tornate del voto all’estero''.
                                                               Letizia Airos-Oggi7-America Oggi
 

 

 

 




 
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