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Il voto degli Italiani all'Estero

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29 giu 2005LA SINISTRA ABBIA IL CORAGGIO DI DIRE PER UNA VOLTA LA VERITÀ ++di Franco Santellocco++

ALGERI - Nei giorni scorsi si è assistito ad un miserevole tentativo, cui è stato fatto partecipare anche il vertice del CGIE con una lettera al Capo dello Stato, di addossare al Governo ed alle sole forze della maggioranza il tentativo di affossare il voto degli italiani nelle Circoscrizioni estero nella prossima primavera.
Si legge, infatti, nella lettera del Segretario Generale del CGIE, certamente caduto in un tranello più che complice di una falsità, che “alcuni parlamentari appartenenti alla maggioranza di Governo hanno pronto un emendamento sul provvedimento in discussione al Senato della Repubblica, relativo alla questione dei seggi vacanti. Con tale emendamento si vorrebbe posticipare il voto degli italiani all'estero al 2011 (e forse all'infinito)”.
In realtà si è trattato, prima, di una improvvida ed estemporanea uscita di un membro del Governo, appartenente ad un Partito spesso apprezzato anche dalla sinistra per l’equilibrio delle posizioni, poi, della richiesta di un certo numero di Carneadi, appartenenti a destra e sinistra (DS, Margherita, Verdi) preoccupati più dei loro seggi in Parlamento che della Rappresentanza di milioni di Italiani all’estero.
Tanto è bastato per gridare al lupo, nascondendo la parte di verità che dava fastidio, mentendo, seguendo il consiglio che si dà al marito sorpreso con l’amante “nega, nega anche l’evidenza” nella speranza che continuando a mentire la menzogna si trasformi in verità.
E’ un gioco cui la sinistra è abituata da decenni : è quasi un’arte con la quale irretisce gli ingenui.
Non c’è argomento di fondo della politica italiana, democraticamente adottato negli ultimi sessanta anni, che la sinistra non abbia combattuto, in Parlamento e spesso nelle piazze, e del quale non si sia poi impadronita, non ultimo il voto degli Italiani all’estero.
Oggi circa tre milioni di Italiani all’estero votano, nonostante la opposizione parlamentare di una sinistra sorda alle attese dei connazionali; con grande abilità tattica essa ha spostato  l’obiettivo, il nuovo target è rappresentato dal non raggiunto, fin qui, allineamento delle anagrafi, una manchevolezza che rimane grave, ma è gestionale ed amministrativa, non politica, come lo era negare il diritto di voto in loco.
Fortunatamente sulle improvvide esternazioni e sulle iniziative preoccupate di Carneadi della politica vi è chi veglia guidando con sicurezza in mari perigliosi una navigazione incerta per l’allettamento di mille sirene interessate, confermando, “a nome del Governo, che il voto degli Italiani all’estero, così come è stabilito dalla Costituzione e dalla Legge, è e rimane parte essenziale del programma governativo” e “richiamando con costanza e coerenza la posizione del Governo e dell’intera maggioranza sul problema del voto degli Italiani all’estero”.
Il Segretario Generale del CGIE, nella relazione del CdP letta nell’ultima Assemblea plenaria di marzo si rammaricava di “una retorica del declino” cui si adagiavano alcuni Consiglieri, a proposito del futuro del CGIE.
Egli ha certamente ragione, ma è imperativo al tempo stesso che il CGIE non indulga ad atteggiamenti partigiani ed irrispettosi di una verità completa, senza sfaccettature e soprattutto documentata.
 



 
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