AVELLINO, 9 GIU (Italia Estera) - Il convegno “Memorie di un esodo” ha segnato l’avanzamento nell’analisi dei processi migratori italiani nel secondo dopoguerra. Ad Avellino, è questa l’opinione condivisa tra i partecipanti all’iniziativa del Centro Guido Dorso, svoltasi nei giorni scorsi. Il convegno mirava a proporre l’opinione degli studiosi su un periodo in cui, sebbene non si siano registrati i numeri della Grande Emigrazione, sicuramente si sono verificati rilevanti mutamenti nella storia italiana ed internazionale. Gli studiosi si sono riuniti e hanno ricordato numeri e direttrici del fenomeno, al di là del fascino diverso tra le due migrazioni che sembrerebbe essere causa del diverso interesse registrato nella ricerca.
Al centro dell’analisi da parte degli studiosi presenti, l’emigrazione europea e quella interna: sono stati questi i flussi che hanno caratterizzato il periodo repubblicano. Gli storici, a partire da Emilio Franzina, dell’Università Verona, hanno evidenziato però una carenza negli studi su questo periodo e, in particolare, di una sintesi che riguardi la storia europea, con riguardo alle vicende migratorie. “Se per la mobilità transnazionale è stata già tracciata una cronologia e una contestualizzazione – ha aggiunto Luigi Mascilli Migliorini dell’Università l’Orientale di Napoli, illustrando le conclusioni del convegno – è emersa la necessità di farlo anche quella italiana”. E’ stata posta la questione del bilancio che si può trarre dall’esperienza migratoria repubblicana rispetto a quella della Grande Emigrazione: le opinioni sono divergenti e relative anche alla necessità o meno di porsi la domanda; prevale comunque l’orientamento per la definizione, a posteriori, di un risultato positivo che la migrazione ha avuto.
Le relazioni che si sono alternate nel corso della tre giorni di Avellino hanno illustrato aspetti diversi dell’emigrazione: dai fattori di espulsione italiani a quelli di attrazione dei diversi Paesi, (sessione “Lo scenario politico ed economico”), dalle politiche migratorie italiane a quelle immigratorie delle destinazioni dei flussi (sessione “Dalle zone d’esodo alle aree di immigrazione”), la migrazione interna e le strategie dei campani (sessione “Il Mezzogiorno terra d’emigrazione”), i flussi italiani tra stereotipi, coscienza nazionale e uso pubblico della storia (sessione “La memoria e le immagini dell’emigrazione). E’ stato affrontato anche il tema della difficoltà di usare le fonti per la storia dell’emigrazione di età repubblicana e della necessità di prudenza nell’elaborazione di dati ufficiali.
L’Irpinia terra di emigrazione è stato il filo rosso cui si è fatto riferimento per il tutto il convegno: qui l’emigrazione non è solo storia sui libri, ma memoria vissuta che è stata testimoniata anche dalle esperienze dei presenti e dalle autorità locali.
La necessità di continuare ad approfondire la ricerca storica sulle tematiche migratorie è stata inoltre collegata con l’esigenza di “non sacrificare le biografie dei migranti, singole e collettive”, e di una storia che possa esser luogo virtuali di “elaborazione del rapporto tra queste terre e il resto del mondo", (V.C./Italia Estera)