
PARMA – E’ uno dei più importanti e controversi fra i cineasti e i documentaristi di fine secolo, viaggiatore inquieto, ha realizzato pellicole affascinanti con cui ha sondato dolori abissali, regista senza compromessi, Werner Herzog inaugura a Parma una rassegna cinematografica a lui dedicata e una mostra di foto dai set di Fitzcarraldo e Cobra Verde, opere del fotografo Beat Presser. una giornata densa di incontri e appuntamenti organizzata nell’ambito degli eventi collaterali alle celebrazioni verdiane.
Domani, dopo una conferenza stampa a Palazzo Sanvitale , Herzog incontrerà gli studenti dell’Università nell’aula Ugo Mulas nel Palazzo della Pilotta. Poi sarà presente, insieme al fotografo Beat Presser, all’inaugurazione della mostra fotografica alla Galleria delle Colonne del Teatro Cinghio alle 18.30 e alle 21 sarà, insieme al famoso critico cinematografico Morando Morandini, al Cinema Astra per un incontro con il pubblico. Seguirà la proiezione, nel decimo anniversario della Guerra del Golfo, del film documentario Apocalisse nel deserto. Girato nel 1991, il film mostra le complesse operazioni di spegnimento dei pozzi petroliferi incendiati dalle truppe irachene e descrive, insieme all’impegno degli uomini, la gravità della catastrofe ecologica. Nella colonna sonora, che accompagna la documentazione visiva, brani dal Requiem di Giuseppe Verdi.
La rassegna cinematografica, che si svolgerà a partire dal 14 maggio nei cinema Astra ed Edison di Parma, è ampia e articolata: 18 titoli tra cui Segni di vita, che gli valse all’esordio nel 1967 l’Orso d’Oro del Festival di Berlino, e che già evidenzia alcuni dei temi fondamentali della sua opera - la disumanizzazione dei gesti rituali ripetuti fino all’ossessione ipnotica, la ribellione dell’emarginato che prorompe in forme esagerate e anarchiche, Aguirre furore di Dio, denuncia allegorica della follia genocida dell’imperialismo e del fanatismo del potere assolutista, L’enigma di Kaspar Hauser - Ognuno per se stesso e Dio contro tutti, premio speciale a Cannes nel 1975, un classico per la corrente del nuovo cinema tedesco degli anni settanta e ottanta, Fitzcarraldo, la storia dell’impresa folle e disperata di un titano megalomane (interpretato dal suo attore preferito Klaus Kinski) che in un crescendo di follia percorre con la sua donna mille miglia per assistere ad un’opera di Verdi nella foresta amazzonica, nuovo premio a Cannes, per la migliore regia, nel 1985.
«L’appuntamento con Werner Herzog prosegue con un ricco calendario di incontri - ha affermato l’Assessore alle celebrazioni verdiane Andrea Gambetta, che ha messo a punto il calendario delle iniziative - e sviluppa l’interesse e la propensione della città verso le attività culturali e il mondo del cinema in particolare».
Autore unico e geniale, Herzog, realista e visionario al tempo stesso, che tanto deve al romanticismo e all’espressionismo, porta in scena figure di dolorosa emarginazione e solitudine, con ambientazioni in scenari dove la natura selvaggia, è ostile e incontaminata: la sua concezione filmografica è estrema ed originale, il diverso, lo straordinario e anche l’abnorme delle cose, delle persone, dei paesaggi costituiscono uno dei motivi centrali della sua estetica. Autodidatta ha imparato il mestiere di regista guardando film al cinema: questa esperienza unitamente ai continui ed insistenti viaggi in luoghi ai confini del mondo, in tutti i continenti, gli ha conferito una grandiosa ed affascinante sensibilità visiva. “Sento molto fortemente il lavoro di regista come lavoro fisico, dico sempre che fare film è un esercizio atletico. Non è una questione intellettuale”.
Molti sono gli aneddoti legati alla lavorazione dei suoi film: per Fata Morgana ha attraversato l’Africa per un anno subendo due arresti in Uganda e in Camerun; per L’enigma di Kaspar Hauser ha curato per mesi un giardino perché fosse esattamente come lo aveva immaginato; in Aguirre furore di Dio ha costruito personalmente le zattere e le ha provate lungo le rapide per conoscere il pericolo autentico, in Cuore di vetro ha ipnotizzato gli attori prima delle riprese, in Fitzcarraldo ha fatto trasportare da 1100 indios un battello attraverso le montagne amazzoniche, in Grido di pietra è rimasto chiuso in una caverna con il suo operatore per cinque giorni senza viveri. Nelle sue pellicole, come afferma lui stesso: “Trovate una vita profonda, una sensazione di forza, un’intensità che non riscontrate nei film hollywoodiani”.
Werner Herzog è anche molto conosciuto ed apprezzato per le sue importanti regie liriche: nel 1987 il Lohengrin di Richard Wagner al Festival di Bayreuth e il Tannhäuser, sempre di Wagner, a Roma, oltre ad aver diretto opere liriche anche a Bologna, Catania, Milano, Parigi, Monaco.
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