(Italia Estera) - MANTOVA - In un editoriale non firmato sul El Globo di Caracas, seguente la mia visita in Venezuela, dal titolo "Le Regioni,la politica estera e il supporto alle comunita' italiane all'estero" e' apparsa un'analisi nient'affatto disinteressata da parte di qualcuno, sicuramente addentro alla politica estera nazionale, disturbato dal moltiplicarsi di iniziative regionali nel Paese e dai conseguenti giudizi indipendenti e disinteressati , anche rispetto alla azione istituzionale italiana presso la Comunità.
Partendo dalla vicenda "Oil for Food" lo sconosciuto autore afferma che essa deve "essere motivo di riflessione sul ruolo in politica estera delle Regioni italiane,vista l'autorevole chiamata in causa da parte della commissione d'inchiesta internazionale.L'ordinamento italiano assicura notevole indipendenza ed assegna molteplici competenze alle regioni lasciando anche spazi indistinti o non presidiati, su cui le amministrazioni regionali hanno compiuto dei raids,e sopratutto molti funzionari si sono ritagliati un ruolo,spesso inventando associazioni fantasma.
Uno di questi spazi,peraltro,precluso al nostro ordinamento,e' quello della politica estera, pur lasciando liberta' alle regioni per quanto riguarda le promozioni di immagine e di attivita' tipiche e specifiche,assistenza e rapporti con le popolazioni di espatriati.Il problema di un coordinamento,senza parlare di un controllo- e' tale che lo Stato,attraverso il Ministero degli Affari Esteri ha ritenuto opportuno varare un provvedimento che distacca consiglieri diplomatici presso le Regioni che lo richiedano.
Il fenomeno delle iniziative regionali non e' nuovo e ignoto,e negli ultimi anni,anche qui in Venezuela, abbiamo assistito a molteplici missioni, non tutte seguite da fatti se non per l'immagine di chi le ha promosse, addirittura qualche volta con sovrapposizioni che si sono rivelate in controtendenza con la posizione ufficiale del Governo italiano,basta pensare ad alcune missioni a margine dell'agitato periodo del referendum. ".
E ancora "l'intervento regionale puo' essere pregiudiziale soprattutto quando nell'ambito di una eccessiva autonomia diventa spregiudicatezza,quando puo' pregiudicare piccole,medie o grandi iniziative politiche, commerciali o culturali che la Politica Estera Nazionale(quella con la a maiuscola)".
Poi un affondo sulla Regione Lombardia citando l' ipotesi che una quota dei fondi neri potrebbero essere stati dati ad alcuni dei politici intervenuti a sponsorizzare le singole aziende" evidenziando il fatto che "alcuni dei personaggi chiamati in causa sono stati visti anche da queste parti".
L'articolo si conclude con invito alle Associazioni regionali a rifuggire a troppe e dispersive iniziative" causate a quanto pare dalla "proliferazione di un associazionismo che -nella ricerca dei ruoli e di visibilita' da regionale e ' diventato provinciale,cittadino e paesano, personale,con pretese e conseguenze ridicole che abbiamo potuto constatare anche nei giorni scorsi".
Premettendo che la a maiuscola non si legge nella frase "Politica Estera nazionale", non possiamo che dissentire totalmente dall'autore e dai suoi giudizi confusi,contradittori,riduttivi e faziosi inseriti in un'analisi che di maiuscolo non ha nulla.
Ma andiamo per ordine.
E' assolutamente inaccettabile ed offensivo utilizzare dalla vicenda "Oil for food " per screditare le politiche migratorie regionali ,compresa quella lombarda, generalizzando banalmente il ruolo che le Regioni hanno avuto e stanno assumendo a favore delle necessita' sempre piu' crescenti delle comunita' italiane nel mondo,considerato che il mondo dell'emigrazione privilegia l'appartenenza regionale e a volte provinciale nei propri rapporti e per le proprie necessita'.
Un ruolo previsto tra l'altro dalla Legge italiana con l'istituzione della Conferenza Stato - Regioni ,a giudizio di tutti decisiva per orientare le politiche migratorie nazionali.
Come e' assolutamente fuorviante pensare ad una assenza legislativa ed operativa delle Regioni, a sostegno del sistema camerale,fieristico ed imprenditoriale italiano all'estero,in nome di un presunto eccesso di autonomia.
Dare poi dei giudizi così netti su una vicenda così intricata, non solo è indice di imprudenza ma espone chi scrive alla legittimo sospetto di suo uso strumentale . A tutt'oggi infatti, fatti salvi i giudizi politici, non esiste alcun politico lombardo indagato dalla magistratura.
Lo dice uno che non appartiene alla maggioranza che governa la Regione Lombardia ne' al partito del Governatore ma che certamente ha a cuore l'immagine dell'istituzione regionale e, sino a prova contraria,l'onorabilità di chi la rappresenta.
Se poi l'interessato è a conoscenza "di personaggi chiamati in causa" faccia il suo dovere di cittadino e vada da chi di competenza.
Tornando all'oggetto,probabilmente una prolungata assenza dall' Italia fa dimenticare allo sconosciuto assertore di evanescenti primati nazionali ,il peso che hanno le Regioni a sostegno della formazione professionale, dell'innovazione tecnologica, delle PIM, del lavoro in genere e alle risorse economiche messe in campo per valorizzazione le proprie potenzialita', anche umane, nel mondo.
Le Regioni sono il vero motore dell'economia italiana , a fronte di una deindustrializzazione, di una delocalizzazione avanzata e all' assenza ormai accertata di imprese multinazionali italiane sullo scenario mondiale. Altro che pura promozione dell'immagine!! Il Made in Italy si e' affermato grazie alle PIM italiane e a quella provincia così denigrata dall'articolo.
Come e' assolutamente fuori luogo assegnare,come vuol far credere l'autore dell'articolo, ad una tutela nazionale le scelte amministrative ed istituzionali di ogni Regione in nome di una presunta salvaguardia delle "posizioni ufficiali del Governo Italiano".
Una affermazione che se applicata cancellerebbe cinquant'anni di regionalismo, di federalismo in Italia e del formidabile concorso che le politiche locali hanno apportato alle scelte nazionali ,riportandoci agli albori del decentramento dello Stato Italiano quando vigeva lo Statuto albertino.
Non voglio nemmeno soffermarmi sul fatto che la posizione ufficiale del Governo Italiano e' quella di riformare la Costituzione, istituendo nientepopodimeno che un "Senato delle Regioni".
Ne' della politica federalista abbracciata oramai, pur nelle diversita' e nelle varie sensibilita', da tutto l'arco costituzionale politico italiano e nemmeno sul riconoscimento in sede di Unione Europea dei regionalismi e dei localismi come elemento di ricchezza culturale ed economica.
Ma soprattutto sembra di capire tra le righe che per questo portavoce della "Politica estera nazionale", non si puo' ammettere la presenza sulla scena internazionale di chi invece rappresenta davvero la comunita' italiana a cominciare dai Comites,dai rappresentanti del CGIE ,dai rappresentanrti dell'associazionismo italiano e di coloro che si sentono vicini o aderiscono alle forze politiche nazionali.
Feroce e insultante e' anche l'immagine di un Associazionismo immerso in feste paesane tra vino a tarallucci, quasi ignaro dei bisogni culturali, socio-assistenziali, sanitari di molti nostri connazionali all'estero.Un Associazionismo che invece al contrario vive di progettualita', al punto che una legge nazionale ha istituito i CSV (Centri Servizi del Volontariato) per formare un volontariato attivo che con finanziamenti pubblici interviene nel sociale e di cui Mantovani nel Mondo è orgoglioso di appartenere. Un sodalizio il nostro totalmente volontario che, riunito con un'altra cinquantina di associazioni nell'UNAIE (Unione Nazionale Associazioni Immigrati ed emigranti), svolge un'attivita' sussidiaria a quella istituzionale di grande valore sociale.
Concludo evidenziando che le ragioni della Comunita' italiana in Venezuela nel porre le proprie aspettative all'attenzione del Governo e delle Regioni italiane, appaiono dopo questo intervento anonimo sempre piu' giustificate.
Questa corrente di pensiero, riscontrata in Venezuela ,che chi rappresenta lo Stato , rappresenta anche la politica nazionale e regionale è poi fuori del tempo e fuori luogo.
Costui se ne accorgerà l'anno prossimo, quando con il diritto al voto le Comunita' italiane all'estero potranno emanciparsi democraticamente da chi come l'autore di questo articolo, pensa di metterle sotto tutela arrogandosi verita' tutte da dimostrare in nome di una "Politica estera nazionale" che l'intera Comunita' italiana in Venezuela non vede ancora e a ragione.
Daniele Marconcini
Rappresentante del Consiglio Regionale
Lombardo nella consulta dell'Emigrazione