(Italia Estera) - BERNA - Sembrano definitivamente tramontati gli anni d'oro in cui l'OCSE (l'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) lodava la Svizzera, citandola come esempio per la capacità del suo sistema economico e industriale di contenere la disoccupazione giovanile ad un tasso percentuale prossimo allo zero. La specificità della Svizzera di quegli anni - isola felice tra i paesi limitrofi - ha ceduto ora il passo ad una realtà più avvilente, che avvicina moltissimo la Confederazione ai paesi da tempo confrontati con il problema della disoccupazione giovanile. Nello scorso mese di gennaio, il tasso di disoccupazione riguardante la fascia d'età compresa tra 20 e 24 anni è salito al 6.8 percento, confermando la tendenza ascendente.
Al riguardo, non confortano le dichiarazioni provenienti dagli uffici responsabili delle politiche per l'occupazione: la congiuntura economica è ancora troppo debole per influire significativamente sull'occupazione! Parole disarmanti, già sentite, che non lasciano intravedere strategie coraggiose per rilanciare l'occupazione giovanile.
Sono dunque legittimi e fondati gli appelli rivolti al Consigliere federale Deiss - anche da parte nostra -, affinché prenda in mano la situazione, mettendo fine ad un silenzio che suscita perplessità nell'opinione pubblica e tra i giovani colpiti. I giovani senza occupazione ufficialmente registrati presso gli uffici del lavoro sono circa 30'000, ai quali si devono aggiungere coloro che sono in cerca di un posto di lavoro (non ancora iscritti negli elenchi dei disoccupati) o che vivono una fase interlocutoria (praticantati, permanenze linguistiche all'estero, occupazioni ponte, ecc.)
I giovani che non trovano un'occupazione alla fine dell'apprendistato e quelli che non trovano un posto di apprendistato - un fenomeno che colpisce principalmente i giovani stranieri, nella misura del 56 percento - vivono con frustrazione gli ostacoli che frenano il loro accesso al mercato del lavoro. Essi corrono il pericolo di essere relegati ai margini della società, un processo disintegrante che provocherebbe la perdita di un capitale umano preziosissimo.
La percezione dei danni che si profilando in prospettiva ha indotto i vertici dei principali partiti ad esercitare pressioni sul Consigliere federale Deiss nei recenti colloqui di casa Von-Wattenwyl. A ragione, poiché l'economia che iscrive di nuovo a bilancio utili miliardari deve fa fronte alle proprie responsabilità verso le giovani generazioni, mantenendo l'occupazione di coloro che terminano il tirocinio e attivandosi per allargare le possibilità di formazione nel sistema duale scuola-lavoro.
Anziché espandere le costose possibilità ponte, offerte ai giovani senza posto di apprendistato, si dovrebbe valutare l'idea di introdurre un anno di apprendistato base gestito dallo Stato, e si dovrebbe ampliare l'offerta di programmi d'occupazione e formazione appositamente studiati per i giovani che sul lungo periodo non hanno prospettive di accedere al mercato del lavoro.
Inoltre, si devono attivare meglio le disponibilità offerte dal Consiglio Federale, che nell'ambito della legge sulla formazione professionale mette a disposizione risorse per creare posti di apprendistato, una opportunità da applicare con trasparenza e soprattutto in modo più estensivo.
Una società che trascura le giovani generazioni investendo poco e male su di loro, è una società autolesionista. La Svizzera si è contraddistinta fino a pochi anni fa per la forte attenzione all'integrazione dei giovani nel mondo del lavoro, circoscrivendo in tal modo l'area del disagio e gettando le basi per lo sviluppo futuro. È la Svizzera che vogliamo e in cui crediamo.
Franco Narducci