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16 mar 2009ITALIANI ALL'ESTERO: La sentenza della Cassazione sulla cittadinanza: Giai (Maie): “atto di civiltà” , Narducci (Pd): “non cambia nulla”

ROMA, 16 MAR. (Italia Estera) - La decisione della Corte di Cassazione di attribuire la cittadinanza italiana ad una donna nata al Cairo nel 1962, con nonna italiana, che aveva sposato un egiziano e quindi perso la cittadinanza italiana prima del 1 gennaio 1948, era stata, qualche  giorno fa, commentata con preoccupazione dal presidente del Comitato permanente sugli Italiani all’Estero della Camera.
Gli risponde la senatrice della circoscrizione  Estero Mirella Giai, che viene definita la “pasionaria” italiana del Sud America: “Ritengo ingiuste e fuori luogo – spiega la senatrice del Maie - le parole del presidente del Comitato permanente sugli Italiani all’Estero della Camera. Sentirsi cittadini italiani, pur vivendo all’estero e poter dare la propria cittadinanza a figli o nipoti, credo sia un atto di grande civiltà.”  “Il Pdl, - prosegue la Giai - spara a zero senza pensare ai sentimenti  di tutte quelle persone che per vicissitudini familiari o personali, o perché non trovavano lavoro e futuro, sono dovute emigrare allontanandosi dal proprio paese. Il senso di appartenenza non si può misurare solo
attraverso la permanenza in questo o in quel paese; la cultura, gli  usi e i costumi, sono cose che ognuno di noi porta dentro pur non vivendo nel paese di origine. Ho già presentato in Parlamento - conclude la senatrice - un disegno di legge che garantisca ed estenda anche ai nati prima del 1948 il diritto di cittadinanza, e che lo sostenga in maniera eguale sia per gli uomini che per le donne; è un atto legittimo sostenuto dalla nostra Costituzione”.

Dal canto suo l’Onorevole Franco Narducci, eletto all'estero nelle liste del Pd, nella circoscrizione Europa, precisa come "la sentenza della Suprema Corte non cambi nulla, non abroghi di fatto la legge 555 del 13 giugno del 1912 "Sulla cittadinanza italiana" e che già nella passata legislatura
fu inserito in una proposta di legge sulla cittadinanza italiana agli stranieri regolari residenti nel nostro Paese, un riferimento al riconoscimento di questa anche ai figli di donne nate prima del 1948 e che vivevano all'estero. Poi, attraverso un confronto e un dibattito – prosegue Narducci - si decise di tener conto almeno solo di nonni nati in Italia". "Non mi scandalizzo del fatto che alcune persone vogliano far valere un loro riconoscimento giuridico, penso, inoltre, a coloro i quali, avendo sposato un italiano, possono ottenere la cittadinanza dopo tre anni, e che non hanno certo quella italianità che si chiede di avere a questi figli e nipoti che hanno aspettato tutti questi anni. Tra l'altro - ha aggiunto Narducci - costoro giureranno sulla nostra Costituzione e prenderanno un impegno con il nostro paese. Che non è poco. Chi decide di prendere la cittadinanza americana - per esempio -
non lo fa soltanto per una comunanza di valori, ma perché vuole condividere con gli americani una scelta di vita. Ciò che fa testo, dunque, non sono le nostre impressioni ma la legge in se", ha
concluso l'esponente del Partito Democra tico.
Una sentenza, dunque, per molti versi storica, che ha invertito gli indirizzi dei precedenti provvedimenti in materia, raccogliendo le istanze di tutte le donne che si sono viste negare un diritto
riconosciuto invece agli uomini già dal 1912. Ma anche ‘un'apertura' che farà discutere a lungo soprattutto chi considera questa gente solo italiana ‘di passaporto'. (Italia Estera) -




 
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