- ROMA – La Pasqua a Gerusalemme è stata celebrata con una Messa solenne, presieduta dal Patriarca latino monsignor Michel Sabbah, mentre fra le mura della città vecchia numerosi gruppi di poliziotti vigilavano sui pochi turisti giunti quest’anno.
In segno di sentita partecipazione alle sofferenze del popolo palestinese, impegnato da sette mesi in una rivolta contro l’occupazione militare israeliana, i responsabili delle Chiese hanno preferito che le celebrazioni pasquali avessero un tono particolarmente sobrio.
Solo dall’omelia di monsignor Sabbah, è emerso un chiaro riferimento alla difficile situazione politica del Paese ed è trapelata una velata critica sulle misure repressive adottate nei Territori dall’esercito israeliano. “E’ possibile demolire case, uccidere esseri umani – ha commentato il Patriarca nel sermone, il cui testo è stato distribuito ai presenti prima dell’inizio della cerimonia – ma non si può uccidere l’anima di un popolo, nè cancellare l’immagine di Dio dalle persone, nè uccidere la speranza”. Secondo Mons. Sabbah, l’unica risoluzione al conflitto risiede nel dialogo fra le tre fedi monoteistiche della Terrasanta. Molti cristiani palestinesi non hanno potuto partecipare alla Messa in Gerusalemme a causa dei posti di blocco militari. Una portavoce israeliana ha, invece, replicato che sono stati rilasciati 1.800 permessi.