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02 feb 2011Egitto: Il popolo di Mubarak al contrattacco

di Alfonso Maffettone
ROMA, 2 FEB 2011- (Italia Estera) –  Hosni Mubarak non si arrende e non si dimette.  Il suo popolo è sceso al  contrattacco contro i dimostranti in rivolta da nove giorni . E’ così caduto nel nulla l’appello lanciato dal Presidente degli Stati Uniti Barack Obama e dagli altri leaders occidentali per una transizione immediata e pacifica del potere. I sostenitori  del dittatore, alcuni  a cavallo e altri in sella a dromedari, sono scesi , per la prima volta, a migliaia in strada e si sono scontrati con i dimostranti che chiedono le dimissioni di Mubarak, accusato di corruzione, ruberie, nepotismo ed oppressione in trenta anni di regime.  Piazza della liberta al Cairo si è trasformata in uno scenario da guerra civile  con i manifestanti delle opposte fazioni che si sono picchiati con violenza facendo uso di bastoni e armi improprie,  bombe molotov  e il lancio di sassi e corpi contundenti. Si parla di un bilancio di un morto e di cinquecento feriti. L’Esercito non è intervenuto, ha presidiato il Museo Egizio ed ha messo in funzione i cannoni  ad acqua per spegnere le fiamme appiccate dalle bottiglie incendiarie. Il governo, attraverso la tv di stato, ha invitato tutti alla calma e a tornare a casa.
 Il Paese è sull’orlo del baratro :  l'attività della Camera e del Senato è sospesa,  l’Esercito , finora neutrale, farà un bagno di sangue se sarà costretto a sparare nei prossimi giorni . El Baradei , il capo dell’opposizione,  ha invitato i militari ad intervenire per porre fine al massacro ed  ha lanciato un’altra accusa affermando che Mubarak ha orchestrato la manifestazione con poliziotti in borghese pagati ed offrendo 8,50 dollari a testa a tutti coloro che erano disposti ad innalzare bandiere e striscioni in suo favore . Corrispondenti e giornalisti hanno riferito che gruppi di sostenitori di Mubarak  volevano sequestrare macchine da presa televisive e fotografiche e che li invitavano  ad abbandonare subito il Paese.
  I Fratelli Musulmani, contrari a qualsiasi dialogo con il vice presidente Omar Suleiman senza le dimissioni del presidente Hosni Mubarak,   hanno commentato per bocca del loro dirigente Mohammed al-Baltanji  che  gli scontri di oggi al Cairo, erano provocati “da bande armate inviate dal governo  per attaccare i nostri militanti con azioni preordinate”.
  Il primo ministro britannico  David Cameron ha deplorato la violenze in una forte dichiarazione ed ha aggiunto una velata minaccia. “Se  risulta che il regime in qualsiasi modo sta sponsorizzando e tollerando questo tipo di violenze, ciò sarebbe completamente inaccettabile.  Queste sono scene deprecabili che noi non vogliamo vedere e che non dovrebbero esistere”, ha detto il premier.
Ieri Mubarak , in una dichiarazione televisiva di dieci minuti in risposta alle sollecitazioni di Obama per una transizione immediata e pacifica, ha detto che egli non si ricandiderà alla fine del mandato in settembre né nominerà successore suo figlio Gemal ed ha assicurato che il passaggio dei poteri sarebbe stato ordinato ma  non ha fatto nessun  accenno alla possibilità di un passo indietro per la formazione di un governo provvisorio per libere elezioni e un nuovo ordine politico. Ai rivoltosi che gli chiedono di andare via ha risposo :”Io morirò nella terra di Egitto”.
Il  discorso non ha convinto l’opposizione ed ha aumentato le tensioni in tutto il Paese. Mubarak, infatti, è determinato a  restare al suo posto. “Vi è una contraddizione fra l’appello per una transizione da cominciare subito e gli appelli che  lo stesso Mubarak ha fatto per una transizione pacifica. E’ chiaro che è sua la  responsabilità di non consentire un vuoto di potere”, ha detto una fonte governativa.
Intanto aumentano  i timori che l’onda della rivolta egiziana possa travalicare i confini ed estendersi ad altri paesi del mondo arabo. Per  parare il colpo, il leader  autocratico  dello Yemen ha annunciato che si farà da parte nel 2013 e che suo figlio non gli succederà.



 
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